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La sfida metacognitiva
Un metodo di studio è efficace se nasce dalle strategie del bambino

È estremamente diffusa l’idea che molti studenti non posseggano un metodo di studio. Io ho l’impressione che il problema non consista nell’assenza di un metodo, ma nella scarsa propensione a utilizzarlo. Una metodologia metacognitiva si differenzia da una classica metodologia didattica su base cognitiva per il fatto che aiuta lo studente a riconoscere le situazioni in cui bisogna impegnarsi con lo studio organizzato e a cominciare questo sforzo con una ricerca dentro la propria mente delle strategie disponibili.
Anche il bambino che si affaccia alla scuola primaria ha delle potenzialità strategiche che progressivamente si affinano. È importante partire da queste senza voler inculcare un metodo dall’esterno che può essere rigido e meccanico. Le nostre ricerche ci dimostrano che funziona molto bene il bambino che ha sviluppato metacognizione piuttosto che il bambino che segue precise regole.
Il primo passo per sviluppare metacognizione consiste nello sviluppare la riflessione sulla mente.
Una favola metacognitiva
Provate a raccontare ai vostri bambini questa storia: “C’è un contadino che abita in un paesino sperduto nella campagna, affezionatissimo al suo cane. Purtroppo un giorno il cane si ammala. Il contadino è preoccupatissimo e chiama il veterinario, ma il veterinario gli dice che non può venire a visitare il cane e che deve andare lui con un campione di saliva. Il contadino raccoglie la saliva e parte immediatamente, ma per arrivare in città deve affrontare un lungo viaggio, prima col trattore, poi col bus e quindi con il trenino. Arriva affannato dal veterinario. Questi esamina la saliva e riconosce la malattia del cane: ‘Stai tranquillo – gli dice – è una infezione molto diffusa, ma che si può curare. Devi sciogliere tre cucchiaini di questa polverina gialla nel latte diluito in acqua e farglielo bere ogni sera per una settimana. Vedrai che gli torna la fame e, dopo una settimana, passerai a mescolargli nella carne macinata mezzo cucchiaino di questa polverina rosa, non di più – attento– perché è potente e morirebbe con una dose più elevata. Tutto chiaro? Sei sicuro di ricordartelo?’. Il contadino è felice perché il veterinario lo ha rassicurato e parte con i suoi due bei sacchettini di polverina.” Interrompete la storia e fatela continuare ai bambini: “Cosa succede ora?”.
Riflettere sulla mente
Si rammenteranno i bambini del fatto che il contadino ha un lungo viaggio da fare? Daranno poi per scontato che il contadino si ricordi quello che deve fare? E qui darete loro la brutta notizia: il contadino non si ricorda più cosa fare e teme di confondersi. Soprattutto ha paura di usare subito la polverina sbagliata che risulterebbe mortale. Fate discutere i bambini sul perché può essere successo che il contadino non si ricordi e portateli a decidere sul da farsi. Trovate un motivo per cui non è possibile telefonare al veterinario e quindi il contadino è costretto a fare il lungo viaggio per farsi ripetere le istruzioni. Chiedete di nuovo: “Questa volta il contadino si ricorderà? Che cosa può fare per essere sicuro di ricordarsi?”.
Cercate di far evocare più strategie possibili, dicendo che quella proposta non è attuabile: scrivere non è possibile, perché il contadino non sa né leggere, né scrivere; continuare a ripeterselo forse non basterà tenendo conto del fatto che il contadino deve parlare con tanta gente ecc.
In modo divertente farete riflettere il bambino sulla mente, sulla possibilità di dimenticare, sulla esistenza di strategie efficaci per ricordare. Lo renderete in poche parole più metacognitivo.