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“Meglio un merlo in testa che un cattivo pensiero…”: il rispetto delle regole

Come affrontare a scuola l'importanza delle buone maniere e il contrasto del bullismo? Alcuni suggerimenti per parlarne attraverso la narrativa per l’infanzia. Di Angela Maltoni. 

di Angela Maltoni21 aprile 201712 minuti di lettura
“Meglio un merlo in testa che un cattivo pensiero…”: il rispetto delle regole | Giunti Scuola

Tra mancanza di regole e bisogno di educazione

A scuola, soprattutto negli ultimi anni, per gli insegnanti la gestione dei bambini è diventata molto impegnativa non solo dal punto di vista didattico ma anche da quello educativo. Le famiglie spesso vivono la genitorialità in maniera molto differente rispetto a un tempo e quando si tratta di insegnare ai figli le regole preferiscono assecondarli e demandare il compito quasi totalmente alle istituzioni scolastiche . Tutto questo salta agli occhi in modo evidente durante il gioco libero, la ricreazione o a mensa: sono sempre di più i bambini, non abituati al richiamo dell’adulto, che ignorano le direttive dell’insegnante continuando – specie alla scuola dell’infanzia o in prima classe – a scorazzare senza mèta per l’aula scolastica con il solo scopo di distruggere tutto ciò che capita sottomano.
Questa vera e propria emergenza educativa riguarda tutti i bambini, sia italiani che stranieri. In alcuni paesi del mondo i bambini piccoli sono lasciati liberi di sperimentare e di “fare ciò che vogliono”, e solo successivamente vengono “abituati” e “istruiti” alle regole. Ricordo parecchi anni fa il colloquio con un genitore senegalese, convocato perché la sua bimba durante la giornata scolastica si arrampicava con estrema facilità su sedie e banchi. Molto sinceramente mi aveva riferito che la bambina si comportava alla stessa maniera anche a casa, dove poteva liberamente sperimentare “senza veti” particolari tutto quello che voleva. La stessa cosa accade anche per i bambini di recente immigrazione, che mal sopportano le costrizioni avendo vissuto la primissima infanzia in maniera molto spontanea e libera.
Altrettanto impegnativi si rivelano i bambini che, al contrario, di regole ne hanno fin troppe e trovano nelle nuove classi un ambiente che offre maggiore possibilità di trasgressione. Al riguardo mi viene in mente un bambino di origini marocchine, arrivato in terza, che dopo essere stato da me richiamato più volte per la sua incontenibile esuberanza mi disse: “Se non mi picchi vuol dire che non ho passato il limite e di conseguenza non capisco perché devo smetterla…”.

Abbasso i prepotenti!

Per cercare di costruire all’interno della classe un clima positivo, fin dai primi anni di scuola primaria lavoro sulle buone maniere e sul rispetto delle regole . A preoccuparmi è soprattutto il fatto che la mancanza di regole condivise, il non contenimento delle emozioni e l’abitudine a far ciò che si vuole possano presto sfociare in spiacevoli episodi di bullismo. E poiché fin da piccoli alcuni assumono atteggiamenti di sopraffazione verso i compagni più tranquilli, uno dei primi libri che propongo è La coccinella prepotente di Eric Carle, edito da Mondadori, un chiaro invito alla gentilezza. Dopo la lettura cerco di farli riflettere su quanto sia antipatico “fare i prepotenti”, invitandoli a raccontare episodi in cui si sono sentiti “schiacciati” da qualcuno. Un altro libro interessante è Sono io il più forte di Mario Ramos , edito da Babalibri. Attraverso la figura del lupo, in questo caso nelle vesti del prepotente, il testo fa passare il messaggio che non sempre coloro che pensano di essere i più forti sono poi anche i “vincitori” e quanto sia facile prendersela con i più piccoli e i più deboli.
Da parte mia l’invito che ho rivolto ai bambini – se qualcuno tenta di imporre il proprio pensiero e di fare lo sbruffone – è stato quello di cercare aiuto in un adulto , proprio come fa il piccolo drago della storia. Nelle conversazioni che solitamente seguono queste letture emergono sovente i vissuti dei bambini, schiacciati a loro dire da cuginetti, fratelli o sorelle maggiori che vogliono imporre le loro idee. La lettura del libro Perché il leone ruggisce? Tinga Tinga Tales , di Claudia Lloyd per Fabbri Editore, aiuta a calarsi nei panni del più debole e a capire che le vessazioni del “prepotente” di turno – in questo caso un coccodrillo che si accanisce contro un povero leone rimasto senza voce – sono da evitare. Ho impostato questo lavoro soffermandomi anche sulle differenze, per contrastare possibili episodi di derisione legati al colore della pelle, al fatto che si porti gli occhiali o l’apparecchio ai denti.
Con l’insegnante d’inglese è stata proposta anche la lettura di It’s okay to be different di Todd Parr, edito da Little, Brown Young Readers, testo che ben si presta a molteplici riflessioni e aiuta i bambini a sviluppare precocemente empatia.

Tra i bambini della mia classe, soprattutto finché sono piccoli, l’imposizione maggiore da parte dei “più forti” riguarda i giochi e l’esclusione dal gruppo . Difficilmente si accendono discussioni o bisticci per futili motivi come una penna o una gomma rubata: la condivisione del materiale scolastico – punto fondamentale del Progetto di Sperimentazione “Insieme per un futuro più equo” – li aiuta a cooperare e a portare maggior rispetto verso ciò che è di tutti.

Il bullismo, un fenomeno da contrastare fin da piccoli

Man mano che i bambini crescono aumentano le problematicità legate all’emersione della soggettività di ognuno. In gruppi coesi, soprattutto, iniziano a spuntare le prime difficoltà di relazione. Per questo motivo, a partire dalla terza classe, tento, sempre attraverso la narrazione, di introdurre la tematica del rispetto reciproco proprio per contrastare possibili episodi di bullismo . Uno dei primi libri che propongo per farli riflettere sulla gravità dell’esclusione è Non fare il bullo, Marcello! di Phil Roxbee Cox, edito da Usborne. Il testo, nel suo amaro finale in cui tutti sono felici per la partenza senza ritorno del bulletto, mi ha permesso di focalizzare l’attenzione sulla negatività dell’epilogo. Anche i bambini rimangono spiazzati nel vedere i piccoli protagonisti gioire per la dipartita del prepotente e spesso la discussione si incentra sulle modalità da adottare per coinvolgere nel gruppo, aiutandoli, anche i più prepotenti. In questo frangente il primo lavoro che propongo è trovare, in piccolo gruppo, strategie diverse per risolvere i problemi di relazione. A questo segue la riscrittura del finale della storia, che porta i bambini a inventare “soluzioni” di integrazione e di accoglienza piuttosto che di esclusione. Anche solo il mettersi nei panni dell’altro o subire la stessa vessazione li aiuta a riflettere sul fatto che per far male non è necessario alzare le mani perché le parole, se usate con cattiveria e per offendere, sono peggio degli schiaffi…


In quinta, nello scorso ciclo, mi sono addentrata – seppur con grande cautela – in questo delicato tema. Per cominciare ho chiesto ai bambini di fare un brainstorming e di radunare tutto ciò che veniva fuori legato alla parola “bullo”. Successivamente, tutto quello che è emerso è stato condiviso in gruppo e, proprio come mi aspettavo, sono venute fuori preoccupazioni rispetto a prese in giro un po’ troppo pesanti o a tentativi di costituire clan da cui qualcuno, per “presunti” difetti fisici o per particolarità caratteriali, sarebbe rimasto escluso. Per questo lavoro, non semplice da trattare e condurre in porto, mi è stato molto d’aiuto il libro Il bullismo di Naomi Tipping edito da La Nuova Frontiera. Ho cercato di affrontare il fenomeno nelle sue molteplici sfaccettature perché, parlando con i bambini, sono emerse molte paure e alcuni vissuti personali . Molti di loro hanno sottolineato come i bulli non siano solo “i più grandi” che importunano ai giardini, ma anche alcuni "amici" o coetanei che parlano alle spalle, deridono quando si è in difficoltà, rimarcano pesantemente le insicurezze.
In una realtà come quella della mia scuola emerge spesso anche la problematica legata alla “diversità” . Non è raro, purtroppo, che alcuni bambini vengano presi di mira per il colore della pelle, per le lingue che parlano a casa, per il loro abbigliamento o per quello dei genitori. Nell’aula di psicomotricità propongo allora un gioco di ruoli sulla fiducia , in cui ogni bambino a turno viene bendato e affidato a un gruppo di compagni che devono sorreggerlo e guidarlo in un percorso a ostacoli predisposto. Anche se inizialmente affiora qualche difficoltà nell’affrontare con serenità la prova, dopo i primi tentativi i bambini capiscono di poter stare tranquilli. Questa attività, unita ai momenti di conversazione e discussione, fa capire loro come la forza, quella positiva, vada sempre cercata all’interno di un gruppo e che bisogna fidarsi di chi si conosce.
Al termine di tutto il percorso chiudo con una lettura che ben focalizza l’attenzione sull’importante valore dell’amicizia. Si tratta di Tutti amici di Guido Quarzo , Caccole e Coccole Edizioni.

Una buona dose di responsabilità per diventare grandi

In quarta, quest’anno, per affrontare l’argomento sono partita da un bellissimo libro, Il coraggio di essere responsabili. Diventare grandi facendo cose giuste anche quando non ci si guadagna , di Domenico Barrilà, illustrato da Emanuela Bussolati ed edito da Carthusia. Ho proposto questa lettura per farli riflettere su ciò che conta nella loro vita e per parlare della responsabilità e del rispetto per gli altri. Al termine, dopo una breve discussione, tutti insieme hanno scelto di creare un cartellone murale con le impronte delle loro mani , proprio come suggerito nelle ultime pagine del libro. Successivamente ho proposto Le parole per stare insieme , un alfabetiere-libro pubblicato da Giunti molto utile per focalizzare l’attenzione sulle regole e la legalità. Dopo aver liberato l’aula dai banchi, sistemandoli lungo le pareti per creare un grande spazio in cui potessero muoversi liberamente, ho distribuito le 21 immagini tessera in modo casuale in quattro gruppi invitando poi i bambini a cercarsi e a ricreare l’immagine nella sua interezza. Il gioco, seppur un po’ caotico, li ha divertiti moltissimo. Il passo successivo è stato quello di ridistribuire le tessere del puzzle e leggere i testi poetici presenti sul retro delle immagini. I bambini, molto motivati, hanno chiesto allora di elaborare un cartellone disegnato con il tratto-pen ispirandosi alla tecnica di Gianfranco Zavalloni. I disegni sono stati elaborati sulla base di alcune parole emerse nella discussione successiva al lavoro: collaborazione, condivisione, cooperazione.

Rispettare gli altri e astenersi dal giudizio

Un altro lavoro interessante, sempre preceduto da una lettura – questa volta in lingua spagnola – è stato la creazione di un cartellone murale che fissava sulla carta i tanti pensieri elaborati dai bambini. Il libro Trinuka Respeta. Valores para vivir màs felices , edito da Patris, è stato fonte di ispirazione fornendo l’input per una approfondita riflessione sul tema del vivere serenamente in una comunità . Sono venuti fuori pensieri molto importanti, profondi e delicati sul “rispetto”. Alcuni hanno detto: sono rispettoso “quando ascolto gli adulti”, “quando chiedo le cose con gentilezza”, “quando ognuno può avere la sua religione”, “quando non giudico”, “quando cerco di fare amicizia con qualcuno che non conosco”, “quando non parlo male degli altri”, “quando accetto le diversità senza essere prevenuto”. Successivamente, con l’aiuto della mediatrice Judith Ochoa, abbiamo letto ¡Yo creo! ¡Yo soy! di Louise Hay, edito da Miau, per affrontare i conflitti che si presentano nel quotidiano , seguito da un bell’esercizio per riconoscere le differenza tra pensieri negativi e affermazioni positive. Perché, per dirla come Gek Tessaro, “meglio avere un merlo in testa che un cattivo pensiero”. E questo, in definitiva, è un po’ il nostro motto!

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