Contenuto riservato agli abbonati io+

Mare che separa, mare che unisce

Intrecci di vite umane sullo sfondo di un destino comune: gli orrori della guerra, del regime di Gheddafi, di una dignità umana violata. 

di Arturo Ghinelli16 gennaio 20122 minuti di lettura

Cercava un punto fermo nel cielo. Una stella araba che magari l’avesse seguita.
Fuori dai vetri della classe non c’erano più palme e uccelli colorati. Solo intonaco plumbeo,gru dell’edilizia popolare.

A scuola nessuno l’avvicinava. Si conoscevano già tutti. Le guardavano le scarpe senza calze. Angelina portava i sandali fino a natale,non aveva mai freddo ai piedi.
Nessuno sapeva nulla di Tripoli. Anche i professori la guardavano come una straniera,da lontano.

I compagni la chiamavano l’Africana. Puzzi di cammello , le dicevano. Era una scuola di periferia, di gente degradata che non sapeva avvicinarsi al prossimo se non malamente. Coma razze diverse nella savana. Lo stesso passo in circolo delle iene quando, strisciano verso la loro fame piena di paura. Angelina cercò di adattarsi. Fu esclusa naturalmente, senza vera cattiveria. Fece della sua alienazione un’avventura. Inventava, raccontava di leoni, di bambini sbranati, di malefici tuareg. Tripoli era un posto temibile dove lei era sopravvissuta grazie a mille astuzie. Guadagnò un po’ di rispetto.

Era la lingua a dividerli. Lei non conosceva il dialetto siciliano, soltanto l’italiano infiorettato della scuola italiana di Tripoli.

Tornava a casa sola. E il pezzo di strada era davvero lungo tra quel cemento e quella puzza di mare scadente, senza un soffio buono d’asfodelo e di carrubo, senza un’anima amica.

Pensava ad Alì. Al suo cuore, al coltello per le ostriche che portava in tasca. Un giorno l’avrebbe raggiunta, l’avrebbe sposata. Sarebbero tornati a Tripoli. Sposando un arabo poteva farlo. Alì sarebbe stato ricco, era intelligente e coraggioso. Aveva tredici anni e un bel gruzzolo di dinari da parte. Avrebbero ricomprato la cereria. Sua madre avrebbe ricominciato a cantare davanti a quella pasta color silenzio, suo padre ad attorcigliare candele per il ramadan e per natale.

Pensava soltanto a quello. Riportare la sua vita a quel punto.
Nel punto dove si era interrotta.
Si trattava di unire due lembi di terra, due lembi di tempo.
In mezzo c’era il mare.

Margaret Mazzantini, Mare al mattino , Einaudi, Torino 2011.

Dove trovi questo contenuto