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“Mappe concettuali” in terza primaria?
"La “mappa concettuale” a scuola è molto di moda… ma c’è davvero consapevolezza sulla sua utilizzazione?" La risposta di Claudia Zamperlin ai dubbi di una lettrice

Sono un’insegnante in pensione e seguo talvolta nei compiti il mio nipotino di 8 anni. A scuola sono state proposte le “mappe concettuali”. Il termine può creare confusione soprattutto nello studio della geografia. Infatti in un compito la cui consegna era «Che cosa fa il cartografo?», io ho suggerito che “costruisce mappe”. Ho richiamato esperienze reali fatte insieme (la mappa della caccia al tesoro) per introdurre il concetto più complesso: “costruisce carte geografiche”. Con mia sorpresa la risposta immediata del bambino è stata “costruisce mappe concettuali”.
Nel quaderno del bambino ho visto disegnate varie “mappe concettuali”, ipotizzo copiate, alcune nemmeno leggibili. Quello che mi preoccupa è che spesso a scuola non viene posta attenzione a come strumenti e concetti vengano recepiti dai bambini! La “mappa concettuale” a scuola è molto di moda… ma c’è davvero consapevolezza sulla sua utilizzazione? Inoltre è funzionale per un bambino di terza primaria?
Giovanna, Vicenza
Cara lettrice,
la sua lettera pone dei quesiti interessanti, che ci permettono di fare chiarezza rispetto a una metodologia didattica ampiamente diffusa a scuola che merita di essere analizzata e considerata per coglierne potenzialità e criticità. Con l’inizio del nuovo anno scolastico, gli insegnanti pianificano obiettivi e competenze da raggiungere, metodologie da utilizzare, tempistica e nella loro progettazione mappe o schemi potrebbero avere uno spazio importante.
La rappresentazione grafica delle conoscenze
La psicologia cognitiva ha posto l’accento sull’apprendimento come processo costruttivo da parte del soggetto (studente) e, nella conoscenza costruita (non semplicemente registrata), giocano un ruolo fondamentale quella pregressa e la sua organizzazione in schemi. Gli schemi sono strutture di conoscenza che si formano attraverso l’esperienza ripetuta, da cui si estrapolano caratteristiche comuni che vanno a costituire schemi di concetti (per esempio il concetto di mammifero) o di situazioni (per esempio andare al cinema). Essi danno organizzazione alle informazioni in arrivo e aiutano a capirle e a ricordarle.
Una funzione simile è svolta dalla rappresentazione grafica schematica di eventi, idee, concetti che si può trovare in un testo o che viene fornita da un docente, oppure che è autocostruita. Quando è l’insegnante a utilizzare le rappresentazioni grafiche per le sue spiegazioni si tratta di una modalità didattica; quando è autocostruita dallo studente in modo autonomo e consapevole secondo scopi precisi diviene una strategia di apprendimento vera e propria.
Diverse tipologie di rappresentazioni grafiche
Le rappresentazioni grafiche hanno lo scopo di organizzare e rappresentare visivamente le relazioni tra le informazioni rilevanti di un argomento, fenomeno, concetto secondo una precisa logica (spaziale, gerarchica, categoriale, sequenziale), in relazione alla tipologia di testo e argomento. L’insegnante nella sua didattica, i libri di testo, lo studente esperto possono utilizzare diverse rappresentazioni, ognuna con le sue specificità, per esempio schemi a stella, ad albero, mappe concettuali, diagrammi di flusso, tabelle semplici o a doppia entrata.
La “mappa concettuale”, che si basa sulla rappresentazione grafica della rete di relazioni tra più concetti a partire da uno iniziale, venne proposta in ambito educativo dall’accademico statunitense Joseph Novak negli anni Settanta riferendosi agli studi sull’apprendimento significativo. I molti software elaborati negli ultimi anni per realizzare le mappe hanno contribuito alla diffusione del loro uso, non sempre in modo consapevole e mirato, con la conseguenza di possibili fraintendimenti.
Un fraintendimento può riguardare la terminologia e si verifica quando vengono denominate “mappe concettuali” tutte le rappresentazioni grafiche, creando nello studente – e non solo in lui – una certa confusione. Un secondo fraintendimento concerne la fiducia quasi “dogmatica” nell’efficacia delle mappe. I libri di testo, i docenti per la loro didattica, lo studente strategico dovrebbero scegliere quali rappresentazioni grafiche sono maggiormente funzionali in quel particolare contesto. L’efficacia delle strategie, compresa la rappresentazione grafica, è in funzione del livello di elaborazione cognitiva che mette in gioco. Le diverse mappe e schemi attivano in chi le costruisce elaborazioni semantiche, logiche, visive, spaziali che permettono una codifica approfondita. È questa che garantisce maggiore comprensione e memorizzazione, e quindi apprendimento.
Considerazioni e risposte
Le rappresentazioni grafiche dei libri di testo facilitano la comprensione degli argomenti e sono fruibili anche da bambini di classe terza primaria. Gli insegnanti possono avvalersi in modo mirato e consapevole di mappe e schemi per introdurre un argomento, spiegarlo attraverso una rappresentazione grafica, riassumere alla fine gli aspetti più importanti prevedendo anche il coinvolgimento dei bambini in un lavoro di semplice co-costruzione o copiatura dalla lavagna; tuttavia va considerato solo un avvio all’uso di mappe e non si può certo pretendere un prodotto finito.
Con studenti più maturi, per esempio nel passaggio alla classe prima della scuola secondaria di primo grado, l’insegnante può promuovere l’avvio di un uso autonomo della strategia avvalendosi di una didattica metacognitiva che mira alla promozione di conoscenze strategiche e all’autoregolazione.