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La speranza spezzata dei bambini dell'Est

Benedetta Tobagi parla su "La Repubblica" dei tanti bambini stranieri (in prevalenza romeni) che frequentavano la scuola "Romolo Capranica" di Amatrice crollata a seguito del terremoto. Alcuni, insieme alle loro famiglie perfettamente integrate nel territorio e anzi garanzia della sua resistenza allo spopolamento, sono finiti sotto le rovine. Mettiamo a disposizione il pezzo per sapere di più, per condividere il dolore, per ricostruire con consapevolezza e speranza.

di Redazione GiuntiScuola31 agosto 20161 minuto di lettura
La speranza spezzata dei bambini dell'Est | Giunti Scuola

Romeni, albanesi, qualche marocchino: erano tanti i bambini stranieri a frequentare la scuola "Romolo Capranica", crollata rovinosamente in seguito al sisma, e le altre sedi dell'istituto di Amatrice, sparse per la vallata.
È grazie a loro se alcune scuole di montagna hanno evitato la chiusura. Sono più importanti di quanto s'immagini. "Se muore una scuola muore il territorio, con le sue ricchezze: legna, formaggi, pastorizia, non solo paesaggi": a spiegarmelo è stata la dirigente scolastica Maria Vincenza Bussi, reggente dell'istituto, che da anni si prodiga per l'integrazione degli alunni stranieri. L'ho incontrata la scorsa primavera, quando, nel corso di un viaggio nelle scuole primarie ad alta densità di stranieri in tutta Italia, ho visitato anche l'istituto "Capranica". "Le piccole scuole arginano lo spopolamento", spiegava, "se le chiudessimo, i genitori, che per lo più lavorano nei paesi più grandi o a Rieti, trasferirebbero la residenza". Dopo una vita spesa a salvare le scuole della zona, non avrebbe mai immaginato di chiudere la carriera nel segno di una tragedia simile.

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