Orario ridotto a settembre? Il tempo sottratto ai bambini e i nuovi spazi

"L’aula non è l’unico luogo in cui fare scuola"

Nulla sarà più come prima? Il ritorno a scuola

Instagram. Post di un giovane fondatore di scuole innovative per studenti ai margini del mondo, Nicolò Govoni. “La scuola italiana crollerà, prima di rinascere”. Dati a profusione (da fonti come OCSE, Ministero dell’Istruzione e del Merito, OMS, quotidiani, Università) sul ben-essere nella scuola italiana e sulla sua efficacia a 360 gradi. I dati sono più impietosi del titolo.




 La scuola italiana è…


 Infelice, se meno di 1 studente su 4 è contento di andare a scuola, se alla domanda “Ti piace la scuola?” la quasi totalità dice “No”, se la metà dei ragazzi soffre di stati di ansia o tristezza, o lamenta un eccesso di stanchezza, o prova

Instagram. Post di un giovane fondatore di scuole innovative per studenti ai margini del mondo, Nicolò Govoni. “La scuola italiana crollerà, prima di rinascere”. Dati a profusione (da fonti come OCSE, Ministero dell’Istruzione e del Merito, OMS, quotidiani, Università) sul ben-essere nella scuola italiana e sulla sua efficacia a 360 gradi. I dati sono più impietosi del titolo. 
 
La scuola italiana è…
Infelice, se meno di 1 studente su 4 è contento di andare a scuola, se alla domanda “Ti piace la scuola?” la quasi totalità dice “No”, se la metà dei ragazzi soffre di stati di ansia o tristezza, o lamenta un eccesso di stanchezza, o prova nervosismo costante, come del resto i docenti che sono a rischio burn out in modo inquietante.
 
Noi e l’Europa
Anche rispetto all’Europa, in Italia metà degli insegnanti, degli alunni e dei genitori si dice soddisfatto (terzultimi), mentre siamo al terzo posto per tasso di dispersione scolastica, nonché un po’ discriminatori perché 1 studente su tre non completa rispetto all’1 su 5 del resto del continente.
 
I divari
Dimentichiamo l’Articolo 3 della Costituzione, perché i divari non si recuperano se meno della metà degli studenti considerati “eccellenti” ma con difficoltà socioeconomiche possono ambire alla laurea, contro 9 su 10 dai contesti più privilegiati. Gli stessi dei licei, in particolare il classico, che rimangono appannaggio dei ceti benestanti: chi proviene da realtà socioeconomiche più depresse, va negli istituiti tecnici o professionali, in qualche caso dei veri e propri “ghetti educativi”.
 
Incompetenze note
Cito testualmente dal post di Govoni: “La scuola italiana non aiuta a capire”. Si fatica a comprendere testi elementari e a distinguere i fatti dalle opinioni leggendo un testo su un argomento sconosciuto. Metà dei maturandi non raggiunge il livello minimo di competenze in Matematica. Forse perché la scuola italiana è nozionistica? Sì, se gli studenti italiani in ambito OCSE totalizzano metà punteggio nella risoluzione di problemi in maniera innovativa con il pensiero laterale e divergente. Idem per le difficoltà con il lavoro di gruppo, come per la “risoluzione collaborativa dei problemi”.
 
Alfabeti sconosciuti
Quando poi finisce, la scuola non prepara al mondo del lavoro. A confronto del Nord del mondo privilegiato la metà degli studenti italiani uscito dall’istruzione deve aspettare quasi 6 anni prima di trovare lavoro; una conseguenza logica del fatto che siamo in cima alle classifiche mondiali per analfabetismo funzionale.
 
Il miracolo
E abbiamo tralasciato statuto giuridico ed economico dei docenti, e edilizia. Quindi, domani chiudiamo baracca e burattini. Invece poi avviene in contemporanea quello che, se ci pensate, è il miracolo. Ogni mattina 40 000 e più plessi aprono, suona la campanella, e il nostro futuro passa dalle 5 alle 8 ore e più a scuola. Quindi ci consoliamo per la nostra resilienza o esaltiamo la resistenza? No. Al prossimo numero la risposta.
 


La scuola s’è rotta!? (prima parte)

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