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La mia isola ferita

Il riscaldamento climatico globale nel racconto di Imarvaluk 

di Redazione GiuntiScuola16 luglio 20121 minuto di lettura
La mia isola ferita | Giunti Scuola

Jacques Pasquet, La mia isola ferita , Emi, Bologna 2012.

Estate: tempo di vacanze, di giochi, di caldo e di risate, forse la stagione più amata dai bambini. Ma c'è anche a chi piace di più la primavera, profumata da tanti fiori, o l'autunno dai mille colori o ancora l'inverno, con i suoi cieli cristallini o arrabbiati, la neve, il freddo che pizzica la faccia. In alcune regioni del mondo, però, le stagioni non sono quattro: Imarvaluk ("Canto delle onde", nella lingua inuktitut), la protagonista e voce narrante di questa storia, per esempio, vive su un'isola minuscola vicino al Circolo Polare Artico, dove gli inverni sono lunghi e freddi, e a separarli ci sono solo brevi estati, piuttosto freddine.

Attraverso la voce di questa bambina, il lettore conosce la tragedia che il riscaldamento climatico globale porta tra la sua gente, sulla sua isola ferita: inverni sempre più brevi, il mare che diventa un "mostro impazzito", s'ingrossa e insidia edifici luoghi e persone. Uno sguardo imprevedibile e didatticamente assai proficuo su uno dei flagelli del nostro tempo, peraltro più duro da sopportare per popolazioni di cui a malapena sappiamo l'esistenza (i cosidetti eschimesi, per esempio). Premio Tramarack 2011-2011, il volume è dotato di approfondimenti, glossario, e di una scheda attiva scaricabile nel sito di Emi.

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