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La continuità, una questione che riguarda tutti
È un tema che ci invita, in modo impegnativo, al confronto e alla riflessione tra adulti educatori sulle idee di bambino, di relazione educativa, di apprendimento, di progettualità...

La continuità educativa è una delle parole calde che ci accompagnano nel pensiero pedagogico e nelle scelte operative, insieme a accoglienza, inclusione, intercultura, relazione, dialogo, cura, benessere, lentezza…e a tante altre che aggiungono sguardi educativi e formativi di valore al nostro essere docenti.
La continuità la possiamo definire in molti modi e con metafore azzeccate – viaggio, ponte, passaggio, transito… – che fanno pensare alla crescita e a come accompagniamo i bambini e le bambine nell’avventura di scoprire e conoscere sé stessi e il mondo. Ogni processo di crescita si compie tra esperienze che offrono sicurezza e stabilità e altre che chiedono cambiamenti e trasformazioni; il viaggio inizia in famiglia, prosegue nella realtà sociale e culturale più ampia e nelle istituzioni educative, con l’accoglienza e il rispetto delle storie e delle potenzialità di ciascuno, con l’incontro di esperienze di qualità al Nido, alla Scuola dell’infanzia, alla Scuola primaria e oltre.
Il dialogo tra adulti come premessa di continuità
La continuità ci riguarda tutti poiché ognuno di noi ha la necessità di riconoscere le proprie radici e provenienze e al contempo di mettere passi significativi nel proprio divenire. Prima ancora di diventare una prospettiva concreta, fatta di gesti e azioni che si dipanano nel quotidiano e nei momenti cruciali delle storie personali di bambini e bambine, la continuità è un tema che ci invita, in modo impegnativo, al confronto e alla riflessione tra adulti educatori sulle idee:
- di bambino, dichiarata o sottintesa, che è guida di qualsiasi scelta;
- di relazione educativa, come sfondo del benessere e di ogni possibilità evolutiva positiva;
- di apprendimento, come processo interattivo, reticolare, processuale, dinamico, costruttivo;
- di progettualità che individua i ruoli e le mediazioni – il nostro stile e modo di essere educatori -, le dinamiche e le strategie, le metodologie e gli strumenti perché ognuno, adulto o bambino, sia attivo e co-costruttore di conoscenze e competenze.
Questo confronto si realizza, a volte con fatica, all’interno della singola realtà educativa, nel gruppo o nel collegio docenti; ma, dovrebbe aprirsi al dialogo tra realtà differenti, tra nido e scuola dell’infanzia, in una prospettiva zerosei, tra scuola dell’infanzia e scuola primaria e con i gradi successivi e con ogni istituzione coinvolta nella formazione. Un modo serio per conoscersi, capirsi e interpretare valori e scelte che definiscono l'identità educativa dei contesti coinvolti nella continuità; una possibilità di trovare mediazioni tra punti di vista differenti e costruire spazi di condivisione, tra continuità e opportune discontinuità.
Il dialogo sui temi fondamentali, in modo diverso ma non meno importante e impegnativo, coinvolge anche le famiglie, quando accogliamo le storie personali e ci facciamo conoscere come educatori, quando, in occasioni formative, nelle riunioni e assemblee, nei colloqui o nell’incontro di ogni giorno comunichiamo, esprimiamo o ragioniamo assieme sui temi forti della crescita e sulle scelte e modalità educative, aprendoci alle aspettative dei genitori, ai loro bisogni e ad una costruzione condivisa di strade da percorrere per il bene di figli e allievi.
La continuità come occasione evolutiva
Questo lavoro di condivisione permette di pensare insieme al passaggio del bambino da un contesto all'altro come ad una occasione evolutiva, realizzando veramente la continuità attraverso la percezione di una coerenza educativa e di senso. Anche se ogni realtà educativa si differenzia attraverso proposte e esperienze peculiari, collegate ai diversi momenti della crescita, in profondità rimanda ai bambini il significato di una storia che continua. In questo scenario, le novità non fanno paura e possono divenire possibilità curiose e interessanti per costruire trame di esperienza e conoscenza sempre più ricche.
La continuità è molteplice
Quando pensiamo alla continuità possiamo considerarla nelle sue varie diramazioni, specifiche ma tutte collegate:
- orizzontale: con le famiglie, il territorio, all’interno della nostra realtà educativa e con altre e differenti istituzioni del territorio che, a vario titolo, interagiscono con i contesti educativi (associazioni, comuni, Asl, biblioteche, musei…)
- verticale: tra diversi ordini formativi, nei raccordi curricolari e per il passaggio
- trasversale: con le diverse culture, le tradizioni, l’intreccio dei desideri e dei bisogni, le visioni della vita e della persona…
- progettuale e metodologica: per una ricerca di coerenza nello stile educativo e nelle modalità di insegnamento/apprendimento, pur nel rispetto delle specificità dei singoli gradi scolastici;
- di senso: all’interno dei percorsi, dei laboratori, degli itinerari didattici, per garantire che dall’esperienza, attraverso processi graduali di ricerca e rielaborazione, ogni nuovo passo sia connesso al precedente (non frammentato, giustapposto, trasmissivo…) per arrivare alla conoscenza, alla competenza, alla riflessione sui significati di quanto esperito e appreso.
Nel momento del passaggio
Prendiamo in mano e a cuore, attraverso l’ascolto e il dialogo con chi lo ha accompagnato prima di noi, la storia del bambino e contribuiamo a farla crescere. Nel momento in cui ci troviamo a riconsegnare la sua storia a chi proseguirà il cammino con lui, dobbiamo interrogarci profondamente su come effettuare il passaggio di informazioni e su come vivere con il bambino il momento delicato e entusiasmante del “grande salto” da una realtà all’altra.
Con i bambini, condividiamo memorie, traguardi raggiunti, incoraggiandoli con gioia a continuare il loro percorso; li lasciamo andare, con fiducia e affetto.
Tra colleghi e con le famiglie, è indispensabile narrare le storie personali con sensibilità e delicatezza, rifuggire da schemi e griglie che classificano, da valutazioni che misurino conoscenze e competenze in forte divenire. Concentriamoci sui punti forti e sugli eventuali aspetti ancora da consolidare, mostrando concretamente quali strategie funzionano meglio per ogni singolo bambino.
Rivediamo e ripensiamo i nostri strumenti, dando la priorità ad una valutazione comprensiva e formativa – in ognuno c’è un talento, una stella che risplende - e condividiamo l’idea che ogni bambino e bambina debbano innanzi tutto sentire che ogni luogo educativo li riconosce nel proprio essere, li accoglie con cura e con l’obiettivo di farli star bene.
“… una volta che hai capito la tua stella, puoi solo farla brillare”
Franco Arminio