Multicultura

Osservatorio Scuola Primaria • Anteprima novembre 2011

Scuola: sarà trascurata dal nuovo ministro?

Quanto è grande l’Italia? Entro in classe e faccio questa domanda. Quelli che lo sanno rispondono: 300mila chilometri quadrati circa. E quanti abitanti ha? 60 milioni circa, rispondono quelli che lo sanno. E quindi qual è la densità? Si lambiccano, prendono la calcolatrice, qualcuno prova al volo, alla fine concordano: 200 abitanti a chilometro quadrato. Beh, dico, capiamo perché da noi come in Europa e nei paesi con una densità di popolazione molto alta, i dati della pande- mia sono stati così gravi? È che con 200 abitanti a chilometro quadrato è difficile organizzare il distanziamento sociale.La Geografia ci serve, e ci serve molto a capire il mondo. Una delle cose che faccio nelle prime lezioni in una classe nuova – insegno agli ultimi anni delle superiori – è distribuire delle cartine mute dell’Europa, e dire agli studenti: riempitela, nomi degli stati e nomi delle capitali. La reazione è una specie di panico generalizzato, spesso anche da parte di quelli che sono i bravi della classe.Hanno a che fare ogni giorno con notizie che vengono da tutto il mondo, e questa pandemia ha mostrato come viviamo davvero in un pianeta piccolo e&nbsp; interconnesso,&nbsp; eppure il sapere geografico non fa parte del bagaglio di base con cui si esce dalla scuola. Del resto capita di sentir confessare da professori universitari di non sapere qual è il capoluogo della regione x, o dove si trovi la repubblica y.Sembrano nozioni non indispensabili e disporre sempre di un motore di ricerca a portata di mano può far apparire meno importante l’archivia- zione di questi dati. Ma il sapere geo- grafico è immediatamente un sapere di educazione civica. E quando gli studenti timorosi hanno provato a riempire tutta la cartina muta (a penna, gli dico, poi correggeremo, per- ché è importante che memorizziate l’errore e la correzione), e le risposte sono ovviamente piene di intuizioni notevoli e castronerie marchiane, gli chiedo un ulteriore sforzo: e questa parte qui sotto?, indicando la costa settentrionale dell’Africa. Anche su quella gli studenti vanno tentoni.E la domanda che mi possono fare è: Ma a che serve, prof? Beh, per esempio serve a capire in un minuto molte delle cose che non riusciamo a comprendere dei fenomeni complessi della contemporaneità come la&nbsp; pandemia o l’immigrazione. Quanto è grande la Libia? Sparano numeri a caso e poi controllano su Wikipedia: un milione e 750mila chilometri quadrati, ossia quasi sei volte l’Italia. Ma davvero, prof? E quanti abitanti fa? Più di sei milioni e mezzo, ossia poco più di un decimo dell’Italia. Il calcolo della densità è anche più facile: circa 3 abitanti a chilometro quadrato, poco più di un centesimo di quella italiana. E allora, gli dico, capiamo perché per esempio è un po’ insensato parlare di invasione?

Quanto è grande l’Italia? Entro in classe e faccio questa domanda. Quelli che lo sanno rispondono: 300mila chilometri quadrati circa. E quanti abitanti ha? 60 milioni circa, rispondono quelli che lo sanno. E quindi qual è la densità? Si lambiccano, prendono la calcolatrice, qualcuno prova al volo, alla fine concordano: 200 abitanti a chilometro quadrato. Beh, dico, capiamo perché da noi come in Europa e nei paesi con una densità di popolazione molto alta, i dati della pande- mia sono stati così gravi? È che con 200 abitanti a chilometro quadrato è difficile organizzare il distanziamento sociale.


 
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Quanto è grande l’Italia? Entro in classe e faccio questa domanda. Quelli che lo sanno rispondono: 300mila chilometri quadrati circa. E quanti abitanti ha? 60 milioni circa, rispondono quelli che lo sanno. E quindi qual è la densità? Si lambiccano, prendono la calcolatrice, qualcuno prova al volo, alla fine concordano: 200 abitanti a chilometro quadrato. Beh, dico, capiamo perché da noi come in Europa e nei paesi con una densità di popolazione molto alta, i dati della pande- mia sono stati così gravi? È che con 200 abitanti a chilometro quadrato è difficile organizzare il distanziamento sociale.La Geografia ci serve, e ci serve molto a capire il mondo. Una delle cose che faccio nelle prime lezioni in una classe nuova – insegno agli ultimi anni delle superiori – è distribuire delle cartine mute dell’Europa, e dire agli studenti: riempitela, nomi degli stati e nomi delle capitali. La reazione è una specie di panico generalizzato, spesso anche da parte di quelli che sono i bravi della classe.Hanno a che fare ogni giorno con notizie che vengono da tutto il mondo, e questa pandemia ha mostrato come viviamo davvero in un pianeta piccolo e  interconnesso,  eppure il sapere geografico non fa parte del bagaglio di base con cui si esce dalla scuola. Del resto capita di sentir confessare da professori universitari di non sapere qual è il capoluogo della regione x, o dove si trovi la repubblica y.Sembrano nozioni non indispensabili e disporre sempre di un motore di ricerca a portata di mano può far apparire meno importante l’archivia- zione di questi dati. Ma il sapere geo- grafico è immediatamente un sapere di educazione civica. E quando gli studenti timorosi hanno provato a riempire tutta la cartina muta (a penna, gli dico, poi correggeremo, per- ché è importante che memorizziate l’errore e la correzione), e le risposte sono ovviamente piene di intuizioni notevoli e castronerie marchiane, gli chiedo un ulteriore sforzo: e questa parte qui sotto?, indicando la costa settentrionale dell’Africa. Anche su quella gli studenti vanno tentoni.E la domanda che mi possono fare è: Ma a che serve, prof? Beh, per esempio serve a capire in un minuto molte delle cose che non riusciamo a comprendere dei fenomeni complessi della contemporaneità come la  pandemia o l’immigrazione. Quanto è grande la Libia? Sparano numeri a caso e poi controllano su Wikipedia: un milione e 750mila chilometri quadrati, ossia quasi sei volte l’Italia. Ma davvero, prof? E quanti abitanti fa? Più di sei milioni e mezzo, ossia poco più di un decimo dell’Italia. Il calcolo della densità è anche più facile: circa 3 abitanti a chilometro quadrato, poco più di un centesimo di quella italiana. E allora, gli dico, capiamo perché per esempio è un po’ insensato parlare di invasione?

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