"Io gente in mare non ne ho lassata mai"
Sarebbero oltre 900 i morti nel disastroso naufragio del barcone a sud della Sicilia. Mentre si apre un'aspra discussione politica, Roberto Saviano su "La Repubblica" invita a recuperare le storie delle persone morte, i loro nomi, e a considerare l'atteggiamento del pescatore Ernesto nel film Terraferma, che "viola l'ordine della Capitaneria di tenersi con il suo peschereccio lontano da un gommone rispondendo con un semplice, umano e potente: 'io gente in mare non ne ho lassata mai'".
Il Mediterraneo trasformato in una fossa comune. Oltre 900 morti. Morti senza storia, morti di nessuno. Scomparsi nel nostro mare e presto cancellati dalle nostre coscienze. È successo ieri, un barcone che si rovescia, i migranti - cioè persone, uomini, donne, bambini - che vengono inghiottiti e diventano fantasmi. Ma sappiamo già che succederà anche domani. E tra una settimana. E tra un mese. Spostando la nostra emozione fino all'indifferenza.
Ripeti una notizia tutti i giorni, con le stesse parole, gli stessi toni, anche accorati e dolenti, e avrai ottenuto lo scopo di non farla ascoltare più. Quella storia non avrà attenzione, sembrerà sempre la stessa. Sarà sempre la stessa. "Morti sui barconi". Qualcosa che conta per gli addetti ai lavori, storia per le associazioni, disperazione invisibile.
Adesso, proprio adesso, ne stiamo parlando solo perché i morti sono 900 o forse più: cifra smisurata, disumana. Se ha ancora senso questa parola. Continuiamo a non sapere nulla di loro, ma siamo obbligati a fare i conti con la tragedia. Fare i conti: perché sempre e solo di numeri parliamo. Fossero mancati due zeri al bollettino di morte non l'avremmo neppure "sentita". Perché ormai è solo una questione di numeri (o dettagli drammatici come "migranti cristiani spinti in mare da musulmani") che fa la differenza. Non per i singoli individui, non per le sensibilità private, ma per la comunità che dovremmo rappresentare, che dovrebbe rappresentarci...
Roberto Saviano