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Intelligenza creativa

Le ipotesi dei bambini sono frutto della loro esperienza rielaborata per formulare una spiegazione “intelligente”

di Gianfranco Staccioli21 febbraio 20219 minuti di lettura
Intelligenza creativa | Giunti Scuola

In molte scuole dell’infanzia si propone l’esperienza del galleggiamento. Vengono presentati oggetti diversi e poi si invitano i bambini a prevedere se l’oggetto galleggerà oppure andrà a fondo.

Ecco qualche esempio dei ragionamenti dei bambini:
• “Il sasso va a fondo perché è pesante”;
• “Il bottone va a fondo perché ha i buchi”;
• “Il legno galleggia come le barche”.

La verifica delle ipotesi viene fatta facendo mettere a ciascun bambino il suo oggetto nell’acqua.


IPOTESI INTELLIGENTI

Non tutte le previsioni si avverano: il bottone di plastica con i buchi non va a fondo, la pomice è un sasso che galleggia…

Le ipotesi formulate dai bambini recuperano conoscenze pregresse: le rielaborano per trovare la soluzione al problema che è stato loro posto. Si tratta di un operare intelligente.

Questi bambini non ripetono ciò che conoscono, ma usano il loro sapere per trasferirlo e riadattarlo a un nuovo e inedito contesto. Se poi, l’adulto chiede loro di provare a spiegare come mai il bottone o il sasso-pomice abbiano galleggiato, allora è probabile che ottenga nuove risposte intelligenti, che partono dall’esperienza personale.


FORMULAZIONI CREATIVE

Nel disegno proposto di seguito, realizzato da Pietro, le forme sono racchiuse dentro una linea che sembra essere a forma di cuore. Un cuore talmente grande che non riesce a entrare nella pagina. Pietro racconta: “Il bambino pensa: ti voglio un bene grande come il mare”. E poi spiega: “Questo bambino dorme e sogna che l’amore è nel mare. Il mare è rosso, ma l’amore è di colore marrone e quando l’amore cresce, riempie il mare che diventerà tutto marrone”. Non c’è dubbio che Pietro sia un bambino creativo: non sapremo mai come gli sia venuto in mente di disegnare un bambino marrone che quando va a letto (il rosso è la coperta ed il verde il guanciale) pensa a quanto vuol bene alla sua mamma e così facendo trasforma il colore rosso della coperta nel colore del suo amore.

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Il disegno, attraverso l’intelligenza creativa, rende visibili i pensieri del bambino.

AGIRE IN MODO PERSONALE

Possiamo convenire che le ipotesi dei bambini sul galleggiamento sono sia intelligenti che creative. Possiamo anche dire che l’insolita soluzione trovata da Pietro per disegnare il suo affetto per la mamma è intelligente e innovativa.

Creatività e intelligenza non sono separate tra loro: lo sviluppo dell’una cresce accanto all’altra; anzi, è da questa unione che nasce una forma di contatto con il mondo, contatto che è allo stesso tempo trasformativo e coerente.

Una volta si pensava che ci fosse l’intelligenza; si litigava sul se fosse ereditaria o meno, o se dipendesse da differenze etniche, ambientali o familiari. La si misurava con test precisi che producevano un risultato certo.

Dopo fu creata una “scala di intelligenza”, chiamata comunemente QI (quoziente intellettivo), che era il numero risultante dal rapporto fra età mentale ed età biologica. Chi arrivava al punteggio di 100, poteva dirsi soddisfatto. I test di intelligenza vennero man mano raffinati e le prove si basavano sulla sommatoria di differenti ambiti (il linguaggio, la spazialità ecc.).

Creatività e intelligenza non appartengono a due mondi separati

INTELLIGENZA CREATIVA

Nel 1983 esce un testo (Frames of Mind) che rivoluziona il concetto di intelligenza unitaria: Howard Gardner presenta la sua teoria delle “Intelligenze multiple”.

Riprendendo le ricerche che avevano portato a suddividere gli ambiti intellettivi degli individui, indica nove diverse forme di intelligenza: linguistica, logico-matematica, musicale, interpersonale…

La teoria di Gardner trovò un grande consenso, anche perché venne percepita come corrispondente alle esperienze di ogni persona. Tutti conosciamo qualcuno che non si perderebbe nel traffico di una città sconosciuta (intelligenza spaziale), o che mostra una sensibilità particolare nel riflettere su sé stesso (intelligenza intrapersonale), o che è capace di calcoli azzardatissimi (intelligenza matematica). Eppure, queste persone “intelligenti” possono magari essere le stesse che non riescono a cantare una canzone, a scrivere una poesia o a cucinare un uovo sodo.

Successivamente Gardner provò a semplificare le nove intelligenze riducendole a cinque (Cinque chiavi per il futuro): fra queste diverse forme di intelligenza ne apparve finalmente una che coincide con le ipotesi dei bambini o il disegno che abbiamo prima visto. Gardner la chiama “intelligenza creativa”: si tratta indubbiamente di una proposta interessante perché supera l’idea che chi è intelligente (e usa un pensiero convergente), non possa essere creativo (perché sa usare il pensiero divergente); e, viceversa, che chi viene considerato creativo non usi, per esserlo, anche una buona dose di intelligenza.


PENSARE E INVENTARE

Dare spazio a una intelligenza creativa significa valorizzare sia le competenze legate alle dimensioni del pensiero logico, sia a quelle relative al pensiero analogico. La scuola si occupa generalmente di rinforzare il primo tipo di pensiero, sia che esso venga sviluppato utilizzando argomenti, campi di esperienza o altro. Bruner (2013), che già aveva messo in luce la necessità di sviluppare queste due forme di conoscenza, chiamandole pensiero all’indicativo e pensiero al congiuntivo, ricordava che i bambini piccoli usano tutte e due queste intelligenze, ma che l’intelligenza creativa va lentamente scomparendo con l’arrivo della scolarizzazione. La scuola privilegia, ancora oggi, uno solo dei due pensieri.

Eppure, molti documenti, a livello internazionale (OECD, 2018), richiedono all’educazione di dedicare più spazio al pensiero creativo, sia perché viene collegato all’innovazione (che viene chiamata “Creativity and Innovation”; “Inventive Thinking”), sia perché questa forma di pensiero trova sostegno e stimolo nella curiosità, negli interessi, nel piacere del fare e del comprendere. Queste proposte internazionali, che richiedono di sviluppare il pensiero creativo nelle scuole, si accompagnano all’indicazione di potenziare competenze, abilità, metodi, procedimenti e tecniche che si riferiscono all’educazione attiva (“Active Learning Methodologies”).

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La scuola deve offrire al pensiero creativo occasioni e contesti per potersi esprimere.

RAGIONARE ED ESPRIMERSI

Se torniamo a rivedere i due esempi riportati all’inizio (il galleggiamento e il disegno amoroso), si noteranno certamente le azioni “nascoste” che si riferiscono alle situazioni che hanno determinato gli eventi.

In tutti e due i casi si capisce che “dietro” a questi episodi c’è un’attività individuale e di piccolo gruppo, con un adulto che predispone e accompagna i pensieri dei bambini. C’è un ambiente pensato e predisposto. C’è un adulto che ascolta, che accoglie, rilancia, non si sostituisce, non “insegna” (dicendo come stanno le cose). C’è un adulto che non giudica, che si meraviglia anche lui (di un “amore marrone”), che prova piacere e stimolo nello stare con i bambini.

L’intelligenza creativa ha grandi “nemici”: il giudizio, la negazione, l’indifferenza, la paura. Quando un bambino sa che le sue azioni saranno valutate con regole che non gli appartengono, quando un bambino sente che non vengono riconosciuti i suoi tentativi “intelligenti” di comprendere e di ragionare con la propria testa (con una “testa ben fatta”, direbbe Morin), allora scattano due modalità tipiche.

La prima porta il bambino ad adeguarsi a modelli rigidi (gli stereotipi del disegno di un alunno “scolarizzato”, stanno lì a dimostrarcelo).

La seconda provoca un rallentamento del pensiero o il blocco del pensiero personale, quello elaborato, maturato, quello che viene oggi chiamato intelligenza creativa.

PER SAPERNE DI PIÙ

Bruner, J. (2013). La mente a più dimensioni. Bari: Laterza.

Gardner, H. (1983). Frames of Mind: The Theory of Multiple Intelligences. New York: Basic Books.

Gardner, H. (2014). Cinque chiavi per il futuro. Milano: Feltrinelli.

Morin, E. (2000). Una testa ben fatta. Milano: Cortina.

OECD (Organisation for Economic Co-operation and Development) (2018). The future of education and skills: Education 2030. Parigi: OECD.

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