&bull; C. Freinet, La scuola del fare, a cura di R. Eynard, Junior, 2002

&bull; D. Tamagnini, Essere insegnanti. Pratiche di didattica attiva, Carocci, 2023

&bull; G. Tamagnini, Didattica operativa. Le tecniche Freinet in Italia, MCE, 1965

<h2>Importanti eredit&agrave; 
&nbsp;</h2>

Oggi continuano a essere utili alcuni strumenti di didattica attiva sviluppati da Freinet.

&bull; Il piano di lavoro permette di sperimentare un certo grado di autonomia e ampliare la zona di sviluppo prossimale. L&rsquo;essere vicino a ogni alunno ci d&agrave; la possibilit&agrave; di osservarlo meglio e aiutarlo, ideando nuovi strumenti che permettano a tutti, con modalit&agrave; e tempi diversi, di raggiungere gli stessi obiettivi.

&bull; I brevetti sono una sfida con s&eacute; stessi, non con gli altri; un contributo per sostenere l&rsquo;autostima e valorizzare ogni intelligenza; un modo per rispettare il fatto che ognuno &ldquo;ha i suoi tempi&rdquo;. Diamo ai bambini situazioni diverse che possano stimolare quelle abilit&agrave; e competenze che abbiamo selezionato a partire dagli obiettivi individuati nella progettazione.

&bull; Le conferenze sono lavori di ricerca e studio su diversi argomenti, presentati alla classe come elemento di approfondimento, vestendo i panni del ricercatore.

Fuori, al massimo, si va per fare qualcosa che riguarda tutti o, eccezionalmente, per dare respiro a una situazione di malessere. Operiamo scelte che fanno della differenziazione una realt&agrave;.

<h2>Personalizzare i materiali 
&nbsp;</h2>

Adozione alternativa al libro di testo e realizzazione dei materiali per il lavoro autonomo dovrebbero essere il punto di partenza. Non esiste un libro o una scheda che vada bene per tutti. &Egrave; opportuno cercare testi narrativi adatti, per far incontrare storie e illustrazioni d&rsquo;autore, o saggi e riviste per approfondire temi, trovare risposte agli interrogativi che emergono lungo il percorso.

Un&rsquo;azione che va progettata e che prenda avvio dall&rsquo;esplorazione del mondo pi&ugrave; prossimo

ai bambini. Questa pu&ograve; essere &ldquo;la forma naturale di lavoro delle nostre scuole&rdquo; (Tamagnini, 1965, p. 129) che permette di produrre materiali adatti a ciascuno da studiare, esporre e condividere.

<h2>La via da seguire 
&nbsp;</h2>

Non si pu&ograve; aspettare di essere pronti a introdurre tutti questi elementi nei percorsi di insegnamento e apprendimento. Non si pu&ograve; immaginare neppure che un solo strumento o tecnica possa stravolgere il sistema. La via da seguire &egrave; predisporre una cornice pedagogica che metta a sistema l&rsquo;idea di apprendimento, di bambino e societ&agrave;, entro cui inserire via via cambiamenti significativi.

<img alt="" src="https://www.giuntiscuola.it/media/filer_public/0c/b1/0cb153b8-3d16-4757-8714-b31616920bc9/rana_rubrica.png" style="height:177px; width:250px" />

Particolare di un&#39;immagine di Mirella Mariani, &quot;Il pi&ugrave; forte &egrave; il mio pap&agrave;&quot;, Editoriale Scienza.

Se vogliamo realizzare una scuola di tutti &ndash; in cui nessuno debba uscire perch&eacute; quel che si sta facendo non &egrave; adatto ai suoi bisogni &ndash; il primo passo &egrave; abbandonare l&rsquo;abitudine di standardizzare l&rsquo;insegnamento con una lezione collettiva e trasmissiva. 
Non si va fuori a fare qualcosa di diverso, si sta insieme nella differenza.

Insieme nelle differenze

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