Ci sono momenti, nella vita di una classe, in cui l’aria sembra farsi densa. Il silenzio non è più ascolto, ma stanchezza. Gli occhi delle bambine e dei bambini si fanno pesanti, la mente vaga.
 
 Sono quei momenti in cui l’energia comincia a spegnersi e l’apprendimento rischia di diventare un gesto automatico, svuotato di significato. È allora che diventa essenziale fermarsi.
 
 Respirare. Muoversi. Lasciare che il corpo torni a essere protagonista.
 
 Le attività di rigenerazione non sono semplici interruzioni, neppure “pause dal fare”, ma spazi vitali.
 
 Si concretizzano in brevi intervalli di movimento, che durano pochi minuti e possono essere

Ci sono momenti, nella vita di una classe, in cui l’aria sembra farsi densa. Il silenzio non è più ascolto, ma stanchezza. Gli occhi delle bambine e dei bambini si fanno pesanti, la mente vaga.
Sono quei momenti in cui l’energia comincia a spegnersi e l’apprendimento rischia di diventare un gesto automatico, svuotato di significato. È allora che diventa essenziale fermarsi.
Respirare. Muoversi. Lasciare che il corpo torni a essere protagonista.
Le attività di rigenerazione non sono semplici interruzioni, neppure “pause dal fare”, ma spazi vitali.
Si concretizzano in brevi intervalli di movimento, che durano pochi minuti e possono essere svolti direttamente in aula.
Attraverso questi momenti dinamici, i bambini ritrovano energia e affinano la capacità di concentrazione e attenzione.
L’insegnante, nel suo ruolo di guida, può scegliere con cura quando inserire questi momenti nel ritmo e nella scansione della giornata: all’inizio di una lezione, per stimolare l’attenzione; tra un’attività e l’altra, per spezzare la monotonia; oppure in momenti stabiliti, come rituali educativi che insegnano a muoversi con consapevolezza.


Il respiro della scuola

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