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Il gioco diventa parola

Si impara (anche) per gioco in modo spontaneo, attivo, motivante

di Graziella Favaro20 marzo 20251 minuto di lettura
Il gioco diventa parola | Giunti Scuola

L'immagine è di di AntonGionata Ferrari, tratta da Perché la Terra ha la febbre?, Editoriale Scienza

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Sharon e Kevin sono da poco tempo in Italia e stanno imparando l’italiano. Sono ancora nella fase di silenzio e di prime produzioni; stanno immagazzinando lessico e strutture ricorrenti grazie all’immersione quotidiana, alle routine comunicative, al contatto con i pari. Quali parole e formule non analizzate hanno appreso in questa prima fase? Una scheda di osservazione, compilata dai docenti ogni due/tre giorni, ci mostra le loro prime produzioni spontanee, rivolte per lo più ai compagni. Vediamo che molte delle espressioni da loro usate hanno a che fare con il gioco e con le attività ludiche condivise. E ritroviamo infatti nelle schede di accompagnamento del cammino parole e frasi come: “Abbiamo vinto”, “Vuoi giocare?”, “Cantiamo”, “Dammi cinque!”, “Indovina”, “Prendi palla”, “Provo io”…

 

Imparare giocando e facendo

Sappiamo da tempo che la didattica ludica – che propone sollecitazioni coinvolgenti per l’apprendimento, per le relazioni, lo sviluppo psicomotorio, il benessere – è una risorsa privilegiata per tutti gli alunni e tanto più lo è per chi si trova a dover apprendere una seconda lingua in un contesto sconosciuto. L’intreccio tra apprendimento linguistico e gioco è immediato, fecondo, motivante. La ludolinguistica permette infatti di imparare la nuova lingua in maniera attiva e partecipata: facendo, costruendo, provando, sfidando...

In questo modo si costruiscono le condizioni più adatte affinché si attivi un processo di acquisizione spontanea del nuovo codice, che si affianca all’apprendimento guidato e intenzionale. Si imparano nomi, verbi, messaggi, espressioni mentre si fa e si gioca, “dimenticando” che si sta imparando. La glottodidattica ludica è inoltre inclusiva poiché consente a ciascuno di seguire i suoi tempi, rispettando le fasi diverse, valorizzando le capacità e i talenti di ciascuno, promuovendo l’imitazione dei pari e la cooperazione. Kevin comunica poco in italiano ma è un campione riconosciuto a calcio e conosce già il lessico specifico di questo gioco. Da parte sua, Sharon è quasi sempre silenziosa, ma “fa prova di voce” quando canta insieme agli altri e poi ripassa sottovoce e da sola le canzoni che ha ascoltato.

 

La lingua diventa più mia

I bambini imparano con gli occhi, con i gesti, con il corpo... E imparano a comunicare soprattutto dai pari, che rappresentano nella prima fase la loro “autorità linguistica” e fonte privilegiata di input. La lingua appresa facendo, provando, vincendo o perdendo è un codice vivo e vissuto che consente una me morizzazione più robusta del lessico e dei significati, rinforzata anche dalle routine e dalle formule che si ritrovano disponibili e ridondanti. Lingua che quindi da input diventa intake, acquisita e interiorizzata.

La didattica linguistica che si avvale del gioco abbassa il filtro affettivo, che può fare da barriera all’apprendimento, poiché riduce l’ansia, alleggerisce la pressione, consente di stare in silenzio e intanto osservare, fare, provare. Spesso si tende a insegnare da subito la seconda lingua soprattutto per scopi funzionali e strumentali all’apprendimento disciplinare, contando soprattutto sull’emisfero sinistro, che presiede alle competenze cognitive, mentre la glottodidattica ludica sollecita le aree dell’emisfero destro che attivano emozioni, comunicazioni non verbali, creatività. E infatti: “Nell’acquisizione di una lingua, l’emisfero destro presiede alle attività intuitive globali, controlla la memoria spaziale e integra il linguaggio non verbale con quello verbale. In sintesi: organizziamo il discorso nell’emisfero sinistro ma gli conferiamo senso grazie a quello destro” [da Danesi M. (1988). Neurolinguistica e glottodidattica. Padova: Liviana].

 

Glottodidattica ludica in pratica

Imparare attraverso il gioco richiede l’uso di canali multimediali plurali ed esperienze multisensoriali variegate, tra cui il gioco di movimento, la narrazione, i giochi linguistici, le canzoni, la lettura di immagini, le uscite… Linguaggi diversi che intercettano anche diversi modi e stili di apprendimento e valorizzano i talenti differenti. Ci sono anche veri e propri metodi di insegnamento della L2 che si basano su questi presupposti. Pensiamo, per esempio, al metodo TPR (Total Physical Response) che crea le condizioni affinché gli apprendenti, nella prima fase, possano ascoltare e poi agire, stare in silenzio e parlare quando saranno pronti: memorizzare facendo.

Per adottare la didattica ludica, è importante tenere presente la distinzione che anni fa Aldo Visalberghi fece fra le attività ludiche, cioè il gioco libero e fine a sé stesso, e le attività ludiformi, piacevoli e coinvolgenti, dove la ludicità diventa metodo e strumento indirizzato a un risultato esterno, come avviene, per esempio, nei giochi linguistici. Importanti le une e le altre per imparare, stare bene insieme, praticare, sperimentare e abitare la nuova lingua.

 

LE PAROLE IN GIOCO NEI LIBRI DI TESTO GIUNTI SCUOLA

In tutti i libri di testo 2025 La banda del bus, Super Mondo e Super Storie tante pagine di “Parole al centro” per imparare e ripassare giocando.

 

Per saperne di più
  • Caon, F. (2022). Edulinguistica ludica. Facilitare l’apprendimento linguistico con il gioco e la ludicità. Venezia: Edizioni Ca’ Foscari.
  • Ghetti, M. (2022). Le parole in gioco. Percorsi di ludolinguistica per la scuola primaria. Roma: Carocci.
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