Il curriculum plurilingue
Graziella Favaro, pedagogista ed esperta di intercultura, ci illustra il nuovo documento europeo sul curriculum plurilingue.
Il documento europeo "Guida per lo sviluppo e l’attuazione di curricoli per una educazione plurilingue e interculturale" è un documento denso e complesso. Abbiamo chiesto a Graziella Favaro di illustracelo e di spiegarci come se ne possono mettere in pratica le indicazioni nella scuola primaria.
La "Guida" parla del curricolo plurilingue come di una “rivoluzione copernicana” nell'insegnamento delle lingue. Perché questa definizione?
Penso che questo documento sia davvero importante per tutta la scuola, e per l'insegnamento delle lingue in particolare. Potrà avere lo stesso impatto innovativo e pervasivo del “Quadro comune europeo di riferimento per le lingue” (QCER), che ha contribuito a diffondere riferimenti, metodi e pratiche comuni; e ancora a definire i livelli linguistici in maniera uniforme e a indirizzare le scelte didattiche e le modalità di valutazione.
I punti forti della Guida riguardano soprattutto la
qualità
dell'insegnamento delle lingue (di tutte le lingue: lingua di scolarizzazione; lingue straniere; lingue seconde...) e la
coerenza
che i diversi percorsi di insegnamento linguistico dovrebbero avere e l'
approccio interculturale
, comune a tutte. Quest'ultimo aspetto soprattutto è, dal mio punto di vista, rilevante perché può contribuire a rendere davvero interculturale l'insegnamento delle lingue e a rendere più concreta e operativa l'idea interculturale.
Sono maturi i tempi per attuare questo curricolo?
Nella “Guida” si insiste molto sul fatto che si deve procedere " a piccoli passi " e lavorando sulle specificità di ogni Paese e contesto. I tempi sono sicuramente maturi anche in Italia, dal momento che la situazione di plurilinguismo è oggi molto più diffusa che in passato. La presenza degli alunni stranieri in tutti gli ordini di scuola richiede l'adozione di politiche linguistiche innovative , attente a dare risposte efficaci ai bisogni linguistici nuovi, a valorizzare gli apporti e i talenti di ciascuno, a riconoscere competenze in una lingua che possono, con il tempo, "trasferirsi" in un'altra.
Secondo lei, in che modo gli insegnanti recepiranno le nuove direttive?
Il documento non ha il carattere di "direttiva": vuole essere una guida (come recita il titolo) per elaborare curricoli plurilingui e interculturali. Esso offre una visione culturale della scuola di oggi e di domani e fornisce alcune indicazioni di lavoro che devono essere riviste e integrate, tenendo conto del contesto e il ciclo di studi. Penso che esso potrà diventare un riferimento e uno strumento di autorizzazione formale e autorevole per gli insegnanti e le scuole che già intendevano praticare un plurilinguismo interculturale. Potrà diventare invece uno stimolo e un accompagnamento per chi si accosta al tema e ha bisogno di bussole, suggerimenti, riferimenti concreti.
La "Guida" si rivolge a tutti i docenti, non solo agli specialisti di lingua. Si richiede dunque una particolare formazione per gli insegnanti?
Come tutti i documenti e i materiali che fanno da "apripista", la Guida deve innanzi tutto essere diffusa e conosciuta . Per questo è importante che l'università degli studi di Milano ne abbia curato la traduzione in italiano e l'abbia messa a disposizione anche on line. La Guida dovrebbe poi essere ripresa e citata nelle normative e nei documenti nazionali così da trasmettere e divulgare i contenuti essenziali. Certamente questo non basta e servirebbe una formazione più ampia di tutti i docenti, sia sul tema interculturale, sia sul tema del riconoscimento, la valorizzazione e il sostegno del plurilnguismo. Nella "Guida" si legge infatti:
"La realizzazione e il successo di qualsiasi curricolo dipende dagli insegnanti. Per questo è importante interrogarsi sui cambiamenti che il nuovo curricolo apporterà al loro ruolo nel processo di insegnamento. Un curricolo plurilingue e interculturale presuppone infatti l'adesione degli insegnanti che sono invitati a uscire dal loro ambito professionale tradizionale e che occorre convincere dell'utilità della formazione interculturale poiché la competenza linguistica da valorizzare non è solo la competenza nativa e nella lingua di scolarità".
In che modo la scuola primaria può rispondere adeguatamente alle indicazioni contenute nel documento?
La lista individua sette componenti di un curricolo plurilingue e interculturale da sviluppare nella scuola primaria e descrive anche il profilo di "competenza interculturale" che un alunno dovrebbe avere in uscita da questo ordine di scuola.
La lista delle esperienze e delle attività da proporre è la seguente:
- apprendimento della lettura e della scrittura (consapevolezza delle diversità e delle specificità linguistiche dell'orale e dello scritto);
- riflessione metalinguistica e metaculturale;
- decodifica e uso delle risorse semiotiche non linguistiche(diagrammi, istogrammi, tabelle);
- sensibilizzazione ai testi letterari e all'espressione personale;
- autovalutazione e valutazione tra pari;
- educazione linguistica interculturale e globale (apertura alle lingue; consapevolezza di differenze e somiglianze tra sistemi linguistici);
- lingua straniera e lingue seconde.
La Guida fa riferimento agli alunni immigrati?
La Guida dedica alcune pagine agli studenti immigrati o di origine immigrata e ai loro bisogni specifici. Per quanto riguarda l'apprendimento della lingua di scolarizzaione (l'italiano, nel nostro caso), essa ritiene negativa e controproducente ogni forma di separazione e di insegnamento distinto (le classi per stranieri) e la riduzione dei programmi scolastici che priverebbe i bambini e i ragazzi stranieri di competenze, conoscenze e aperture sul mondo che ad altri vengono proposte.
Per quanto riguarda le lingue di origine , la Guida auspica che venga loro offerta nella scuola la possibilità di apprenderla, in nome di un diritto linguistico che riguarda anche aspetti dell'identià e dei legami affettivi e famigliari.
- In ogni caso, le consapevolezze trasversali minime da diffondere a proposito delle L1 sono che:
- queste lingue non siano ignorate e non passino sotto silenzio;
- queste lingue siano una delle risorse a disposizione della sccola per la formazione di tutti gli allievi;
- queste lingue costituiscono una parte importante della storia e dell'identità di ciascuno e un'opportunità per il contesto e il Paese che accoglie.
Sono queste anche le consapevolezze che SESAMO , fin dagli esordi, ha cercato di diffondere proponendo, a un tempo, materiali e strumenti per l'insegnamento dell'italiano L2 e sollecitatori e proposte di attività per far conoscere e valorizzare le lingue di origine di tutti i bambini presenti nelle classi.
Se ti interessa questo argomento, leggi anche l'articolo "La scuola di tutti: pluralismo, intercultura, inclusione, diritti" di Franco Favilli e "intervista a Maria Cristina Peccianti" .
Per approfondire:
Intervista a Graziella Favaro in occasione del convegno A scuola nessuno è straniero (Firenze, 30 settembre 2011).