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Il colore delle formiche

Un libro sul colore delle formiche diventa uno spunto per parlare di razzismo e di quelle "parole che fanno male".

di Arturo Ghinelli14 maggio 20124 minuti di lettura
Il colore delle formiche | Giunti Scuola

Se vi chiedessi di che colore sono le formiche, tutti mi rispondereste nere o rosse. Recentemente ho trovato un libro, La strana guerra delle formiche di Hubert Nyssen (Motta junior, 2012) , che racconta la storia delle formiche verdi e blu e di come scomparvero dalla faccia della terra, vittime di quelle parole che, nonostante la loro inoffensiva apparenza, possono uccidere coloro sui quali vengono scagliate .

Mi è sembrata un’ottima storia per affrontare con i bambini la questione delle parole che offendono e fanno male specialmente se legate al colore della pelle e all’aspetto fisico . Questione che è molto più grave di quello che non si pensi e incide notevolmente sul malessere dei bambini migranti oltre che sul livello di razzismo del nostro Paese.

Il libro racconta che tutti i problemi delle formiche hanno inizio da Eloisa, una fata che, per voler scoprire il segreto della loro voglia di lavorare, con un colpo di bacchetta magica dona loro il linguaggio umano , diverso dalla lingua delle formiche. E da qui cominciano gli sconvolgimenti. Le due formiche regine non avevano la più pallida idea dell’origine del miracolo: quella blu disse che la parola era scesa dal cielo e quella verde pretese che fosse stata un dono della natura .

Si parte perciò con una separazione “culturale” di carattere filosofico-religiosa tra le due popolazioni che fino ad allora erano sempre vissute d’amore e d’accordo. Sarebbe meglio dire che le formiche vivevano in un clima d’indifferenza reciproca. Non si detestavano ma nemmeno si amavano .
Non c’erano, aggiungo io, matrimoni misti e perciò non nascevano formichine verdi-blu!

Le formiche erano blu e verdi solo per l’occhio umano che le osservava. Fra loro era e per loro era solo una questione d’odore . E qui, durante la lettura insieme ai ragazzi, farei notare come cambiano le cose un punto di vista diverso.

Dopo un po’ di tempo di questa nuova vita ci fu un incidente. Alcune formiche verdi si persero un mattino nel territorio delle blu. E invece di agitare zampe e antenne, come erano solite fare, una di loro si mise a gridare: Verdi, indietro! e un’altra: Tornate a casa vostra!

Prima di possedere la parola, le nostre formiche avevano provato forse, in certe occasioni, qualcosa di simile alla collera, ma era stato solo un brivido, di quelli che talvolta attraversano il corpo e poi scompaiono. Adesso, invece, grazie all’uso delle parole, le formiche amplificavano i loro sentimenti .

Questo è un altro punto su cui conviene soffermarsi insieme ai ragazzi per essere sicuri che abbiano compreso davvero, chiedendo loro di fare degli esempi, dopo aver letto quello sul libro: "Avere freddo è una cosa, ma avere freddo e dire - ho freddo - è un’altra cosa; in questo caso la sensazione è più viva, perchè viene espressa . E quel che vale per il freddo vale per il caldo, la fame, la sete, l’amore, la collera…".

Anche le vecchie formiche di entrambi gli schieramenti rifletterono sulla situazione e proposero di regolamentare l’uso della parola, ma vennero accusate di tradimento e rinchiuse in fondo al formicaio. La situazione precipitò quando nacque, nella testa di una verde e di una blu, la stessa diabolica idea:
– Dopo tutto, non sono come noi, sono straniere!
Poi si caricarono con sperticati elogi del proprio colore come per esempio:
– Il verde è il simbolo della natura. Il verde domina il mondo. Il mondo è verde.
– Il blu è il simbolo del cielo. Il blu domina l’universo. L’universo è blu.

Quindi le formiche si recarono al confine e si affrontarono con odio fino all’ultimo scontro.

A partire dalla storia di questo libro, propongo di evidenziare questi aspetti dell’uso delle parole negli episodi di vita quotidiana della classe man mano che si verificheranno, in modo che la riflessione possa modificare i comportamenti .

Hubert Nyssen, La strana guerra delle formiche , Motta junior, Firenze 2012. Traduzione e adattamento di Sandra Magnolfi; illustrazioni di Christine Le Boeuf.

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