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Il bambino con autismo e il rapporto scuola-famiglia
L'’importanza della collaborazione tra genitori e “operatori dell'educazione” del bambino con autismo. Di Simonetta Lumachi
Possono bastare 4 petali per raggiungere splendidi risultati, non uno di meno.
Partirei dal concetto espresso da Eric Schopler sull’importanza della collaborazione tra genitori e “operatori dell'educazione” del bambino con autismo, collaborazione definita come l’incontro tra due esperti: da una parte gli insegnanti (esperti dell'educazione e dell'autismo in generale), dall’altra i genitori, identificati da Schopler come i migliori esperti "grezzi" del loro bambino. La collaborazione deve essere intesa come elemento indispensabile al fine di poter permettere il passaggio necessario di informazioni sia prima della stipulazione del PEI (Progetto Educativo Individualizzato), sia durante, che dopo (in qualità di feedback e verifica). La scuola ha l’importante compito di individuare gli obiettivi su cui concentrarsi al fine di elaborare il PEI, sulla base delle caratteristiche specifiche di ogni singolo bambino e delle difficoltà generali di adattamento al contesto scolastico (obiettivi sia a breve termine, che a lungo termine). Per fare ciò risulta evidente l’importanza della collaborazione genitori-insegnanti, più che mai in questo particolare momento di allontanamento degli allievi dai contesti scolastici, in quanto insieme potranno andare a individuare le metodologie più utili da utilizzare.
Condivisione tra i genitori (che sempre secondo Schopler «rappresentano i maggiori esperti a cui rivolgersi perché sono le persone più vicine al bambino») e gli insegnanti, con i quali i primi (ovvero i genitori) possono condividere «le tecniche e le strategie utili che magari in passato sono risultate efficaci: pur non possedendo elevate competenze, conoscono le abitudini del bambino, ciò che lo spaventa e le situazioni in cui appare più tranquillo». Per stabilire obiettivi e strategie la condivisione tra genitori e scuola, risulta quindi essere essenziale.
Fiducia, è importante che l’insegnante, sin dal momento della presa in carico dell’alunno a scuola, dedichi uno spazio alla conoscenza della famiglia, costruendo un ponte fra casa e scuola che permetta al bambino di sentirsi rispettato e accolto in un ambiente stimolante. Così facendo si creerà un legame di fiducia reciproca (scuola-famiglia) che offrirà una buona base per una futura proficua collaborazione. Osservare la buona relazione che vi è fra i propri genitori e gli insegnanti è un esempio positivo per il bambino, il quale vivrà in un clima amichevole, dove i due contesti saranno in alleanza, facendolo sentire al centro delle loro attenzioni, amato, protetto e apprezzato.
Delega, ovvero quell’atteggiamento mentale che permette ai genitori (una volta instaurato un rapporto di collaborazione, di condivisione dei progetti e delle modalità per raggiungerli e infine, aspetto determinante, un buon livello di fiducia), di affidarsi agli insegnanti, in qualità di esperti dell’educazione scolastica del proprio figlio, delegando quindi alla scuola la programmazione per il raggiungimento degli Obiettivi di apprendimento, attraverso le strategie ritenute più idonee all’alunno.
Simonetta Lumachi è pedagogista clinica, consulente e socia fondatrice del Centro Philos-Accademia Pedagogica