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Fiori e sassi: l’importanza delle parole
A scuola è bene far riflettere i bambini sul valore che attribuiamo a termini che possono essere “leggeri come un soffio di vento” ma anche “pesanti come macigni”. Alcuni libri per lavorare con le parole

Lavorare con le parole dimenticate e intraducibili
Per questo lavoro di recupero è molto utile nella sua singolarità il libro Che bella parola! Parole intraducibili da tutto il mondo di Nicola Edwards e Luisa Uribe per Emme Edizioni, che va a scovare e propone termini “impossibili” da ogni angolo della terra. Nello specifico, è interessante – oltre a leggerle e commentarle – collocarle con l’ausilio di un planisfero nel loro luogo d’origine. Con i più piccoli, per tenere vive le diverse lingue presenti in classe propongo di scrivere “io mi chiamo” accompagnato dal proprio nome in tanti idiomi differenti facendosi aiutare dai compagni madrelingua.
Un paio di anni fa ho lavorato anche sulle parole dimenticate o poco utilizzate della lingua italiana con Il dimenticatoio. Dizionario delle parole perdute , edito da Franco Cesati, che presenta termini poco utilizzati raccolti da testi specialistici legati alla letteratura e alla linguistica e una top ten delle più belle parole perdute. Per intraprendere questo lavoro – e ampliarlo – da pochi mesi è uscito Che bella parola! Parole di ieri e di oggi , di Marella Nappi con illustrazioni da Sara Not per Einaudi Ragazzi, dove sono individuate parole venute da lontano che “abitano” le radici linguistiche della nostra lingua. In questo caso è bello far scoprire ai bambini come termini di uso quotidiano come “galassia, baccano, desiderio, libro e scuola” abbiano oltre duemila anni di età.
Parole “leggere e pesanti”
Parallelamente ad attività puramente linguistiche, quest’anno – in seconda – ho lavorato sul valore dei termini che spesso i bambini utilizzano nel colloquiare tra loro durante il gioco e le attività meno strutturate. Per affrontare questa tematica mi sono avvalsa di un libro molto bello, Il potere delle parole di Fabiana Ottaviani e Cristina Petit, edito da Pulce, che affianca parole “ che sono fiori ”, come “ti voglio bene”, “scusa”, “mi dispiace”, ad alcune “che sono sassi”: “quattrocchi”, “ciccione”, “nanerottola”. Bella e vivace è stata la discussione successiva alla visione e alla lettura dell’albo illustrato e interessanti le riflessioni dei bambini, che si sono resi conto come le parole abbiano un valore che, se utilizzate in modo inappropriato, può anche ferire e offendere.