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Essere una comunità educante

Una riflessioni e dei suggerimenti sul senso e le possibilità per il gruppo educativo di raggiungere questo traguardo

di Daniela Ghidini18 ottobre 20203 minuti di lettura
Essere una comunità educante | Giunti Scuola

Oggi più che mai, forse, possiamo sentire la nostalgia e il valore del gruppo di lavoro come luogo di costruzione della comunità educante. È balzato agli occhi di tutti, in modo forte, in seguito all’isolamento imposto dal periodo dell’emergenza sanitaria legata al Coronavirus, il valore dei legami e dei rapporti. Così anche nei servizi educativi chiusi, nel reinventarsi da casa i modi per tenere legami con le famiglie e i bambini, l’importanza del gruppo di lavoro si è fatta sentire. Viceversa, laddove il gruppo non ha funzionato, è stato più difficile per i singoli educatori essere creativi, sostenere le difficoltà emotive e superare i tanti ostacoli che, tra l’altro, anche la tecnologia pone a chi non è particolarmente esperto.


TESTIMONIAMO, NON INSEGNIAMO

Se da sempre modalità e atteggiamenti positivi sono fondamentali per connotare un contesto “educativo”, oggi ciò è reso ancor più evidente: spesso sono gli adulti a far più fatica a reagire alle situazioni critiche, mentre i bambini mostrano enormi risorse, ma per svilupparle al meglio, hanno bisogno di modelli adulti che sappiano testimoniare nei loro comportamenti e azioni una positività sul piano relazionale ed emozionale, sia con i bambini che tra adulti, colleghi e genitori. “Non insegnate ai bambini”, diceva Giorgio Gaber in una memorabile canzone, perché non servono insegnamenti morali su valori e comportamenti, ma è necessario viverli, vederli agiti, respirarli.


COLTIVIAMO LA CULTURA DELL’INFANZIA

Abbiamo bisogno allora di un gruppo di lavoro che ci sappia accogliere anche nelle nostre fragilità e limiti, più facilmente scoperchiati nei tempi difficili, ma che allo stesso tempo sia luogo costruttivo che ci sostenga e stimoli ad avere atteggiamenti e comportamenti positivi verso se stessi, gli altri e l’ambiente.
La comunità educante richiede persone che sappiano responsabilmente coltivare e manifestare qualità di cordialità, amicizia, empatia e, sopra ogni cosa, fiducia nelle risorse e potenzialità dei bambini e della vita stessa. Questa fiducia ci restituisce anche la responsabilità di rendere visibile la cultura dell’infanzia: si tratta di pensieri, sguardi, modi di concepire e leggere il mondo e i suoi avvenimenti unici e irripetibili, portatori di novità e meraviglia, che hanno molto da insegnare agli adulti e che perciò vanno assolutamente colti e valorizzati, altrimenti, come ogni cultura “minoritaria”, rischiano di andare perduti.


Impegniamoci a generare una società più solidale creando, un “buon contesto” in cui i bambini sono sostenuti dall’intera comunità nel costruire la loro personale identità nel mondo


Image | Giunti Scuola

REALIZZIAMO UN “BUON CONTESTO”

Una comunità educante si fonda sul concetto di “corresponsabilità”, dove ognuno è riconosciuto e al contempo si mette in gioco nella sua unicità e dignità e nel suo insostituibile apporto al gruppo: nei diversi ruoli e responsabilità, il “bene comune” si costruisce insieme, in modo sempre nuovo e situazionale, grazie all’ascolto e al contributo di tutti.
È evidente allora che, pur nei limiti che le normative per la sicurezza e il distanziamento ci pongono, non dobbiamo arretrare nella ricerca, anche creativa, di forme di scambio, confronto e partecipazione, non solo tra nido e famiglia, ma anche tra le famiglie stesse, nella convinzione che il nido debba essere luogo di incontro di adulti che collaborano e condividono obiettivi, desideri, oltre che spazi e tempi di vita. Potrà essere in piccoli gruppi, o a distanza, sfruttando le tecnologie, ma sarà un aspetto comunque da progettare e curare con grande attenzione.


Nido d'infanzia

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