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Come i bambini vivono gli spazi?

Guardare e osservare gli spazi, a scuola come a casa, intervenire con metodo sugli stessi aiuta a risolvere alcune sfide e può rendere più piacevole e facile lo stare a scuola dei bambini e degli adulti

di Tania Pasquali18 dicembre 20204 minuti di lettura
Come i bambini vivono gli spazi? | Giunti Scuola

Angolo del gioco del “far finta di…” allestito con cura con cucina e vari accessori.

SPAZI E SENSAZIONI

Esistono persone che prestano attenzione ai particolari e riescono a descrivere nei dettagli una stanza ed esistono persone che si affidano alle sensazioni provate per descriverla.

Quando esco da uno spazio che non mi appartiene solitamente mi colloco nella seconda categoria e mi porto via sensazioni che possono essere più o meno piacevoli. Ricordo di aver visitato scuole e di aver percepito spazi non pensati, poco invitanti, poco o niente strutturati, impersonali, che non muovevano nessuna voglia di abitarli. Ho visitato scuole nelle quali, invece, sarei rimasta a lungo, avrei giocato, avrei letto, avrei oziato, avrei chiacchierato.


INDICATORI PER VALUTARE GLI SPAZI

Alcuni indicatori possono essere utili sia per leggere criticamente i luoghi scolastici sia per migliorarne l’utilizzo e l’organizzazione, partendo da un’idea di ambiente educativo che deve essere:

• “a misura dei bambini” e orientato alla loro crescita, in cui i piccoli possano sentirsi “a casa loro”, capace al tempo stesso di offrire occasioni di esperienza sempre nuove;

• “generoso”, nel quale i bambini abbiano possibilità di trovare ampie possibilità di gioco, attività,esplorazione, in linea con interessi via via emergenti;

• “attivo”, che susciti cioè il desiderio di fare, manipolare, agire concretamente sugli oggetti per esplorarli, conoscerli, trasformarli;

• “conviviale e sociale”, che favorisca gli scambi orizzontali e le relazioni tra pari in un clima di affettività positiva e di responsabilizzazione sociale (Bondioli e Savio).


RIPARTIRE DAI BAMBINI

Partendo dall’osservazione dei bambini e dai loro interessi possiamo riprogettare lo spazio chiedendoci che cosa vogliamo offrire loro in quello spazio, analizzarne le caratteristiche e scoprirne le risorse. Vedere i limiti e porsi dei problemi da risolvere, perché progettare vuol dire farsi tante domande e cercare le risposte attingendo dal sapere e dall’esperienza
Una volta riprogettato lo spazio dobbiamo osservare come i bambini lo abitano, osservare il loro comportamento e registrarlo in modo oggettivo. Le osservazioni, ripetute in più occasioni e su bambini diversi sono la materia su cui valutare se la progettazione iniziale produce gli effetti da noi ricercati.


DOMANDE PER GUIDARE L’OSSERVAZIONE

Partiamo dall’osservazione della nostra sezione.

• Come si presenta lo spazio della sezione? Tradizionale con tavoli e sedie che occupano la maggior parte dello spazio disponibile o organizzato in angoli riconoscibili? Quale pensiero educativo e metodologia pedagogica giustificano una scelta piuttosto che l’altra?

• Le diverse zone della sezione parlano chiaramente della loro funzione? Quanta varietà c’è? I bambini possono trovare diverse proposte anche diversificate in base all’età e agli interessi?

• Nella sezione ci sono indicatori del gruppo di appartenenza e luoghi dove ogni bambino può custodire le proprie cose?

• Lo spazio della sezione invita a momenti di aggregazione, di condivisione, di ritiro, di tranquillità…?

• I bambini hanno la possibilità di intervenire sulla disposizione spaziale per soddisfare un bisogno piuttosto che un altro?

• Qual è la qualità estetica di ciò che osservo? Ci sono ordine, cura e attenzione? Gli arredi sono ben tenuti e puliti, ci sono cartelloni a penzoloni e fogli sgualciti appesi alle pareti o ciò che è appeso ha una propria significatività e bellezza?

• I materiali all’interno dello spazio sezione sono a disposizione dei bambini, in ordine, percettivamente sollecitanti, sicuri e puliti?

• La sezione è inserita nel contesto più ampio della scuola o è uno spazio a sé? Si legge una progettazione collegiale e condivisa o un lavoro individuale dell’insegnante? I bambini, muovendosi nei vari spazi, possono ritrovare continuità nell’esperienza?


Soffermarsi a rispondere a queste e a tante altre domande, trascrivere l’osservazione, rileggerla e condividerla con le colleghe sono passaggi fondamentali per riflettere sul proprio compito e lavoro.

Il potere della scrittura sta nel porre attenzione a ciò che si descrive, alla ricerca di un racconto sincero e fedele quanto più possibile alla realtà. Se ci ritagliamo un tempo disteso e attento possiamo addirittura arrivare a “pensare i pensieri” (Luigina Mortari) che ci guidano nel nostro lavoro riflessivo. Un lavoro individuale che culmina sul tavolo del collegio per far sbocciare pensieri rinnovati e soluzioni condivise.

per saperne di più

Bondioli, A, Savio, D. (2018). Educare l’infanzia. Roma: Carocci editore.

Mortari, L. (2003). Apprendere dall’esperienza. Roma: Carocci editore.

Scuola dell'infanzia