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Come coltivare la curiosità

La curiosità è uno degli aspetti motivazionali che influenza maggiormente l’apprendimento, l’acquisizione di nuove conoscenze, la soddisfazione e il benessere delle persone

di Tommaso Feraco, Chiara Meneghetti20 febbraio 20221 minuto di lettura
Come coltivare la curiosità | Giunti Scuola

Tutti gli insegnanti, o quasi, sognano da sempre di entrare in classe e trovare un gruppo di studenti propositivi, aperti alle nuove conoscenze e pronti a mettere da parte le loro convinzioni, vogliosi di costruire un proprio bagaglio di esperienze e di farlo lì, in classe, assieme alle loro insegnanti, alle loro maestre, agli educatori o ai tutor che li accompagnano pazientemente tutti i giorni. Alla base di un gruppo classe di questo tipo vi è anche la curiosità, ma questa, pur essendo una predisposizione individuale che contraddistingue ognuno in modo diverso, può essere allenata, facilitata, promossa e ricompensata per ottenerne il meglio e per renderla un elemento caratterizzante della classe o della scuola stessa.
Per sfruttarla e facilitarla è però necessario conoscerla approfonditamente e capirne costi e benefici. Nel nostro caso, per farlo, ci rifaremo al recente modello a cinque dimensioni di Kashdan, uno dei più importanti studiosi di curiosità al mondo, che considera la curiosità come un costrutto multidimensionale (Kashdan et al., 2018), e andremo a esaminare il suo ruolo nel promuovere l’apprendimento e il benessere di adolescenti e studenti. La curiosità è infatti uno degli aspetti motivazionali che maggiormente influenza l’apprendimento, l’acquisizione di nuove conoscenze e, anche, la soddisfazione e il benessere delle persone, studenti inclusi, che – si sa – crescendo vanno perdendola di anno in anno.

 

La curiosità espande la conoscenza, aumenta le competenze, le capacità intellettive e creative, favorisce le relazioni sociali e lo scambio interpersonale

La curiosità: una definizione

Nonostante definire la curiosità risulti tuttora complicato, visti i diversi approcci, le diverse teorie e le varie applicazioni del costrutto in psicologia, sono numerosi i ricercatori e le ricercatrici che ne promuovono lo studio e la diffusione, dati gli evidenti benefici che l’essere curiosi può portare alle persone.
La curiosità può essere generalmente definita come la tendenza al riconoscimento, alla ricerca e al desiderio di esplorare situazioni, eventi e conoscenze nuove, ambigue e complesse per vedere che cosa succede, come reagiremo o come reagiranno gli altri. La curiosità viene quindi accompagnata generalmente da interesse verso quelle situazioni che mostrano di essere potenzialmente favorevoli per l’apprendimento. A livello evolutivo possiamo quindi intravvedere la funzione della curiosità di espandere la conoscenza dell’individuo, di aumentarne le competenze, le capacità intellettive e creative, ma anche di favorirne le relazioni sociali e lo scambio interpersonale.
Come evidente già dalle diverse funzioni che la curiosità sembra adempiere, risulta complicato pensarla come un costrutto unitario; anzi, al contrario, viene facile coglierne diverse sfaccettature (Kashdan et al., 2018). Tra queste possiamo citare: la gioia di esplorare, la sensibilità alla deprivazione, la tolleranza allo stress (causato da situazioni o informazioni nuove, misteriose o complesse), la ricerca del brivido e, infine, la curiosità cosiddetta sociale.

 

Diversi tipi di curiosità da tenere in considerazione

Partendo dalla prima e forse più semplice distinzione, gli Autori suddividono la curiosità in base alla valenza emozionale che la accompagna. In questo caso parleremo di gioia di esplorare quando la curiosità è accompagnata da emozioni positive e si caratterizza come un’esperienza piacevole in cui la persona è affascinata da quello che sta scoprendo e si sente attratta, quasi innamorata, dalla nuova conoscenza. La persona, quindi lo studente, si sente bene, prova emozioni positive e oltre a imparare si trova in una situazione di benessere data proprio dall’opportunità di apprendere.
In altri casi, tuttavia, la curiosità è accompagnata da emozioni completamente opposte, seppur funzionali. In questo caso, che chiamiamo sensibilità alla deprivazione, la curiosità viene accompagnata da ansia, frustrazione o rabbia, provocate dalla consapevolezza di una mancanza di conoscenza che non si riesce ad accettare. La persona in questo caso proverà sentimenti negativi fino a quando non riuscirà a raggiungere il proprio obiettivo o rispondere alla questione irrisolta… pensiamo alla sensazione che si prova davanti a un indovinello difficile, ma anche a un grande scienziato alla ricerca dell’equazione perfetta.
Un altro aspetto fondamentale sul quale si può facilmente lavorare riguarda la valutazione cognitiva che l’individuo compie di fronte a uno stimolo nuovo, ambiguo o complesso (potenzialmente curioso). Se da una parte – come abbiamo visto – ci sono persone più o meno propense a considerare uno stimolo come curioso, perché per esempio provano molta gioia nell’esplorare le novità e quindi nel valutare cognitivamente lo stimolo come attraente, d’altro canto le persone tendono anche a considerare quanto si sentono in grado di affrontare il potenziale stress che ogni situazione nuova o ambigua elicita. La terza dimensione della curiosità da tenere in considerazione è quindi quella denominata tolleranza dello stress e caratterizza quelle persone che risultano maggiormente propense ad affrontare, in generale, questo tipo di situazioni. Promuovere la tolleranza allo stress può essere sicuramente un ottimo modo per favorire una sana sensibilità alla deprivazione guidata dalla necessità di imparare qualcosa, ma accompagnata da una buona gestione delle emozioni negative collegate!
Facendo un passo ancora più in là, alcune persone risultano perfino attratte dalle situazioni stressanti o rischiose per la propria incolumità. In questo caso abbiamo a che fare con i ricercatori del brivido, persone disposte a tutto, o quasi, per scoprire qualcosa di nuovo o provare una sensazione inedita. Non entreremo però nel dettaglio di questa quarta dimensione nell’ambito scolastico.
Un’ultima tipologia di curiosità da tenere in considerazione riguarda, come anticipato, la cosiddetta curiosità sociale, ossia quella curiosità che non è diretta verso esperienze, attività o conoscenze pratiche/­teoriche, bensì alla conoscenza delle altre persone, delle loro emozioni, dei loro pensieri o, anche, a quel desiderio di spettegolare che spesso ci coglie. Seppur questo tipo di curiosità non sia ancora stato studiato a fondo, tenerlo in considerazione può sicuramente tornare utile per trovare nuovi modi di interessare i nostri alunni agli argomenti più disparati. Pensiamo, per esempio, ad aneddoti sulla vita di autori, personaggi storici, politici o filosofi che possano catturare l’attenzione degli studenti e favorirne motivazione e ricordo.

Una persona curiosa impegna le proprie energie per il gusto di apprendere qualcosa, per sentirsi appagata e felice, per entrare in uno stato di benessere

Curiosità e apprendimento

Perché la curiosità, in tutte le sue sfaccettature, risulta utile per l’apprendimento? La risposta, forse ovvia, è che persone più curiose tendono a ricercare maggiori informazioni e ad apprendere più cose, desiderando inoltre capire meglio ciò che imparano e finendo quindi con il porsi (o con il porci) maggiori domande per saziare la loro sete di conoscenza e comprensione.
È però risaputo che la curiosità non è necessariamente indirizzata ad apprendere ciò che viene richiesto dall’insegnante o che bisogna studiare per la verifica o l’interrogazione del giorno dopo. Una persona curiosa tenderà invece a impegnare le proprie energie per il semplice gusto di apprendere qualcosa che, date le valutazioni del singolo, risulta interessante e alla portata (non genera distress o non rischia di inficiare le credenze che uno ha di sé stesso e delle proprie abilità). Il ruolo dell’insegnante risulta quindi quello di stimolare e incanalare la curiosità degli studenti verso ciò che risulta importante apprendere anche per la buona riuscita scolastica degli stessi.

 

Curiosità e benessere

L’importanza della curiosità non si ferma all’acquisizione di conoscenze, ma soddisfa anche la persona che, quando raggiunge una nuova conoscenza o scopre la bellezza di una nuova attività, si sente appagata e felice, entrando in un nuovo stato di benessere, nonché di crescita personale. Una crescita personale che, data la peculiarità della curiosità, verrà nuovamente ricercata, incrementando di volta in volta tali sensazioni positive. È poi importante riconoscerla come una caratteristica valutata positivamente dalle altre persone, le quali considerano solitamente interessanti le persone che si dimostrano curiose verso di loro, che pongono loro domande o che trovano argomenti di conversazione sempre diversi e stimolanti. A tal proposito risulta fondamentale trovarsi in un ambiente in cui la curiosità venga ben vista e in cui porre domande o interessarsi alle lezioni non sia ritenuto, né dai pari, né dagli insegnanti, come fastidioso o invadente.

 

Lavorare con la curiosità in classe

Per favorire la curiosità in classe e l’apprendimento e il benessere dei nostri studenti si possono seguire alcune regole.
1.    Tenere a mente le diverse tipologie di curiosità per evitare di sovraccaricare la classe e incappare nei possibili risvolti negativi:

  • cercare di soddisfare la gioia di esplorare degli studenti, considerando attentamente ciò che potrebbe stimolarla e soddisfarla maggiormente, senza dimenticare la naturale inclinazione delle persone alla curiosità sociale;
  • cercare di sfruttare la loro sensibilità alla deprivazione proponendo sfide, quiz, indovinelli stimolanti. Considerare però con attenzione la difficoltà di queste prove, cercando di creare sfide non troppo facili (noiose), ma nemmeno troppo difficili (potenzialmente stressanti);
  • ricordare che ogni studente attuerà due valutazioni cognitive, una riguardo l’attrattività cognitiva dello stimolo e una riguardo la propria capacità di gestire e affrontare la lacuna che lo separa dal raggiungerlo. Oltre a rischiare di generare emozioni negative (sensibilità alla deprivazione), si rischia addirittura di veder considerato come non curioso un argomento o un’attività potenzialmente interessanti, in quanto si potrebbe non ritenersi pronti ad affrontarla.

2.    Cercare di modellare la curiosità dando il giusto esempio. Quando non sappiamo qualcosa, ammettiamolo sinceramente e proviamo a scoprire la risposta assieme ai nostri studenti. Possiamo condividere i nostri interessi e come li coltiviamo, sottolineando, con entusiasmo, l’importanza di libri, podcast, piattaforme o altri strumenti di informazione.
3.    Celebrare la curiosità. «Che bella domanda!», «Bella risposta, ma credo ci sia un errore… riesci a trovarlo?», «Bell’idea! Riusciamo a farlo assieme?». Lodiamo le domande, rendiamo le risposte sbagliate dei momenti di ricerca della soluzione, per esempio, e non di giudizio, dimostriamo curiosità verso le proposte che ci vengono fatte.
4.    Dare spazio alla curiosità. Ricordiamo sempre di programmare le lezioni in modo da avere momenti dedicati alle domande, stabiliamo dei rituali in cui dare spazio a piccoli argomenti curiosi, evitiamo le domande a risposta chiusa, ma stimoliamo il pensiero e la ricerca della risposta.
5.    Approfondire la curiosità. Per fare in modo che gli studenti sviluppino davvero la curiosità è necessario che la conoscano, che sappiano a che cosa serve e come funziona, che riflettano sulla propria curiosità, individuando i propri punti di forza e di debolezza e ponendosi obiettivi di miglioramento e, infine, che applichino la curiosità nel quotidiano. Per farlo potrete aiutarvi con questionari che rilevino la curiosità per iniziare a riflettere su sé stessi, ma anche con storie e racconti di persone che, grazie alla curiosità, sono riusciti a ottenere grandi risultati.

 

Studenti curiosi

Ma come saranno i nostri studenti a scuola una volta stimolata la loro curiosità? La curiosità, vista come caratteristica personale, influenzerà il comportamento, i pensieri e le emozioni dell’individuo anche a scuola. In particolare, si trova che studenti più curiosi mostrano un migliore approccio allo studio, quindi utilizzano migliori strategie, sono più propensi a riflettere sul loro modo di apprendere e tendono a organizzarsi meglio per imparare ciò che li incuriosisce. Gli stessi studenti sono inoltre più motivati e mostrano di impegnarsi nello studio per il piacere di apprendere piuttosto che per ottenere un buon voto, si percepiranno più autoefficaci verso i compiti di apprendimento e avranno una maggiore autostima, oltre a sentirsi più coinvolti e integrati a scuola, a livello sia intellettuale sia relazionale.
Gli studenti curiosi, infine, tenderanno a provare maggiori emozioni positive verso i loro compiti scolastici, le ore passate in classe, le loro verifiche e interrogazioni, mantenendo un clima più positivo e favorendo indirettamente il loro benessere.

 

Uno strumento per facilitare la curiosità

A volte non è facile avere un’intera classe, o anche una sola persona, incuriosita da un argomento. In questi casi possiamo coinvolgere direttamente gli alunni nel costruire un interesse verso un dato argomento.
Uno dei modi più semplici e funzionali è per esempio quello di invitare i ragazzi a costruire delle relazioni tra l’argomento trattato e i loro interessi, hobby e passioni (Hulleman et al., 2017). Spesso, infatti, non basta che l’insegnante citi esempi di vita quotidiana o campi di interesse correlati, perché non è lo studente a compiere lo sforzo cognitivo e, inoltre, non sempre gli interessi delle due figure potranno corrispondere. Gli studenti, invece, costruendo da sé i collegamenti, troveranno un proprio valore nell’argomento di studio.
Lo strumento, schematizzato nella scheda di “Strumenti e percorsi” alla fine del presente contributo, può essere ottimo da utilizzare dopo aver introdotto un nuovo argomento o un nuovo modulo, in modo da dare la possibilità di capire di che cosa si parlerà nelle lezioni successive (per costruire collegamenti corretti) e di stimolare curiosità e interesse nei giorni a seguire (attraverso l’uso dei collegamenti). Può inoltre permettervi di conoscere meglio gli studenti in caso vogliate far condividere loro il lavoro che hanno preparato o consegnarvi le schede. Usate poi questi spunti per presentare le lezioni successive o per coinvolgerli di più in futuro. La domanda del punto 2. della scheda può essere modificata al bisogno.

 

Conclusioni

La curiosità è – secondo noi, ma anche secondo molti esperti – una caratteristica di primaria importanza, tanto che von Stumm e collaboratori (2011) sono arrivati a definirla come il «terzo pilastro» del successo scolastico degli studenti e molte organizzazioni la segnalano come una delle competenze più importanti per i futuri lavoratori del XXI secolo (World Economic Forum, 2016). La letteratura psicologica, inoltre, ci permette di individuare nella curiosità un’ottima risorsa per favorire emozioni positive e benessere negli studenti, a patto di promuoverne un uso consapevole e corretto. Per questo è necessario tenere in considerazione i diversi aspetti della curiosità e trovare, in base anche alle caratteristiche di curiosità dei nostri alunni e delle nostre alunne, le migliori modalità per favorirla all’interno di ogni specifico gruppo classe.
Per raggiungere tale obiettivo è stata presentata una serie di considerazioni generali e attività specifiche che richiedono il coinvolgimento attivo di insegnanti (o comunque persone coinvolte nell’apprendimento in generale) e studenti che, insieme, possono lavorare alla costruzione di un clima che favorisca la curiosità, l’apprendimento e il benessere di entrambe le categorie.

 

RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI

  • Hulleman C.S., Kosovich J.J., Barron K.E., Daniel D.B. (2017), «Making Connections: Replicating and Extending the Utility Value Intervention in the Classroom», Journal of Educational Psychology, 109(3), 387-404. doi:10.1037/edu0000146
  • Kashdan T.B., Stiksma M.C., Disabato D.J., McKnight P.E., Bekier J., Kaji J., Lazarus R. (2018), «The Five-Dimensional Curiosity Scale: Capturing the bandwidth of curiosity and identifying four unique subgroups of curious people», Journal of Research in Personality, 73, 130-149. doi:10.1016/j.jrp.2017.11.011
  • Von Stumm S., Hell B., Chamorro-Premuzic T. (2011), «The hungry mind: Intellectual curiosity is the third pillar of academic performance», Perspectives on Psychological Science, 6(6), 574-588. doi:10.1177/1745691611421204
  • World Economic Forum (2016), New Vision for Education: Fostering Social and Emotional Learning through Technology, World Economic Forum, Ginevra.
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