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Buone pratiche di didattica inclusiva | Giunti EDU

Autismo a scuola: osservare per progettare un intervento individualizzato, personalizzato e partecipato

di Claudia Munaro, Francesca Costa20 gennaio 20251 minuto di lettura
Buone pratiche di didattica inclusiva | Giunti EDU | Giunti Scuola


 

Quando un alunno con Disturbo dello Spettro Autistico (ASD) entra a far parte di una classe, è fondamentale che tutti – personale scolastico, compagni e famiglie – collaborino attivamente per garantire il suo diritto all’istruzione e favorirne il pieno sviluppo. Per raggiungere questo obiettivo, tre elementi sono imprescindibili:

1. conoscere l’autismo: acquisire una comprensione approfondita dell’autismo come una neurodiversità, con caratteristiche e bisogni specifici che variano da persona a persona;

2. individualizzare l’intervento: riconoscere e valorizzare le peculiarità di ciascun alunno con autismo, identificando i suoi punti di forza e le aree in cui necessita di maggiori supporti;

3. basarsi su evidenze scientifiche: adottare approcci educativi basati su solide evidenze scientifiche, consapevoli che ogni persona con autismo richiede un percorso personalizzato e flessibile.

 

Che cosa fare

L’osservazione è fondamentale per cogliere la complessità dell’ambiente di apprendimento, considerando gli aspetti fisici, organizzativi e relazionali a livello di istituto, classe e individuo. L’osservazione è, quindi, uno strumento primario che con specifici protocolli e check-list ci aiuta a individuare nell’alunno con ASD i suoi punti di forza e le aree di miglioramento da implementare per rintracciare facilitatori funzionali a promuovere la sua crescita e le relative competenze chiave di apprendimento permanente come predisposto dal DM 14/2024. In particolare, l’osservazione sull’alunno rappresenta uno snodo fondamentale per pianificare il percorso di strutturazione degli ambienti di apprendimento, di definizione degli obiettivi, degli interventi e del monitoraggio sugli esiti. Inoltre, considerando il modello biopsicosociale, è importante per noi conoscere l’alunno, tenendo in considerazione anche i fattori personali che lo caratterizzano, oltre che conoscere le attività che egli svolge al di fuori del tempo scuola e i suoi interessi.

 

Come fare

Il fine principale verso cui tendere è il progresso dell’alunno/a con ASD in base alle sue potenzialità. A tal fine, è fondamentale privilegiare una didattica cooperativa, personalizzata sui suoi bisogni educativi e didattici. Gli ambienti di apprendimento dovrebbero consentire all’alunno/a di essere attore e co-costruttore dei propri apprendimenti, tramite esperienze dirette e, se necessario, l’aiuto o il modello dei pari. La partecipazione dell’alunno con ASD alle attività di classe è prioritaria. Anche in caso di difficoltà nell’adattare i compiti, è importante trovare un punto di contatto con quanto si sta svolgendo in classe per far sentire l’alunno parte del gruppo.

Strategie che risultano particolarmente efficaci per l’alunno con ASD in classe sono quelle dell’attivazione di routine con ruolo di responsabilità, la possibilità di anticipare eventi e contenuti, la somministrazione di rinforzi personalizzati, l’alternanza di momenti di impegno a momenti di defaticamento, l’uso di supporti visivi e uditivi per la comprensione, l’autoregolazione e la valorizzazione dei compagni tutor formati.

 

Esempio di attività

 

Indicatori temporali

La seguente Unità di Apprendimento è proposta per una classe prima primaria che accoglie anche un alunno con ASD.

L’U.d.A. si sviluppa in quattro fasi, con esperienze di gruppo alternate ad altre individuali, e propone i concetti temporali di “prima” e “dopo” fondamentali da acquisire e comprendere per la gestione indipendente della propria esperienza. In particolare, per alunni con ASD questi due concetti sono particolarmente utili, se visualizzati attraverso supporti visivi, per comprendere sequenze comportamentali quali, ad esempio, “prima giochi e poi riordini”, “prima infilzi il cibo con la forchetta e dopo lo metti in bocca” ecc.

1. Ricreiamo, con il coinvolgimento della classe, dei momenti scolastici da fotografare rappresentanti il prima e il dopo, ad esempio quando gli alunni sono in fila in cortile e quando entrano a scuola, quando aprono le cartelle e quando hanno il materiale per lavorare sul banco.

2. Possibilmente con il supporto della LIM, proiettiamo le foto scattate e apriamo una riflessione di gruppo.

3. Distribuiamo agli alunni due schede che rappresentano comportamenti caratterizzati dal concetto temporale prima e dopo in modo da formare due mazzi con le tessere ottenute. Sul retro delle carte del primo mazzo chiediamo di scrivere la parola “PRIMA”, sul retro del secondo “DOPO”.

4. Dividiamo gli alunni in coppie: un alunno avrà le carte del PRIMA e l’altro quelle del DOPO. Inizia l’alunno che ha di fronte il mazzetto PRIMA che prende la prima tessera la gira e la mette al centro del tavolo. Chi ha il mazzetto DOPO cerca tra tutte le sue tessere quale posizionare accanto a quella al centro. Il gioco prosegue fino a esaurimento delle tessere, per poi ricominciare scambiando i mazzi. Nel caso di difficoltà invitiamo gli alunni a collaborare tra di loro.

Per facilitare la partecipazione dell’alunno con ASD all’attività della classe, può essere utile introdurlo ai concetti temporali, cogliendo occasioni naturali durante le attività scolastiche da verbalizzare e commentare con gli indicatori “prima” e “dopo”, oppure proponendo in anticipo le schede con le quali svolgere in autonomia o con il compagno tutor l’attività di completamento della sequenza.      

Per saperne di più

Cottini, L., Munaro, C., Costa, F. (2021-2024). Il nuovo PEI su base ICF. Guida alla compilazione. Firenze: Giunti EDU.

Cottini, L., Vivanti G., et al. (2022). Autismo e Didattica. Firenze: Giunti EDU.

Scuola primaria

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