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Apologia dell’attaccamento

Alcuni bambini già inseriti l’anno scorso possano avere una regressione, che va compresa. Con calma, con attenzione, ma anche con la capacità di sorprendersi, perché i bambini spesso in fatto di attaccamento sanno sorprendere

di Raffaele Iosa10 settembre 20202 minuti di lettura
Apologia dell’attaccamento | Giunti Scuola

Ho per casa da due mesi un frugoletto, il mio nipotino: da una decina di giorni sorride, a volte quasi ridacchia, risponde con gorgheggi. Ma è altro lo stupore: vedo ora per ora come si sviluppa quella relazione intensa (non solo diadica con la madre, mia figlia) corporea, emotiva, sensoriale che inizia a essere anche di sguardi. Si chiama attaccamento, quello che John Bowlby ci ha insegnato a comprendere.

Struttura base dello sviluppo di tutti noi, che inizia alla nascita e che ci portiamo dietro per tutta la vita. Ricordiamo i quattro stili di attaccamento che Bowlby ha definito:

  • stile sicuro
  • insicuro-evitante
  • insicuro-ambivalente
  • disorganizzato.


Pur essendo innato, l’attaccamento si evolve in relazione al caregiver, è bilaterale. Ma Bowlby ci dice di più: studiando piccoli orfani (costretti nei brefotrofi a stili insicuri se non disorganizzati) e poi adottati, scoprì che l’attaccamento di questi bambini cambiava stile e si avvicinava al confortante attaccamento sicuro. Sarà innato, ma l’attaccamento può anche evolversi.

E veniamo a noi. Quando un piccino entra all’asilo nido o alla scuola dell’infanzia porta con sé l’attaccamento costruito nel rapporto con la madre, il padre, i familiari. I segni sono interpretabili in quella fase delicata della prima accoglienza in cui i comportamenti diversi tra bambini sono simmetrici alla natura dell’attaccamento.

Un buon educatore o insegnante sa se il bambino ama ricevere e dare carezze, quale non le cerca, quale è incerto   tra sì e no. Evitiamo però di considerare eventuali difficoltà solo come segno di stili negativi, potrebbe essere anche segno di attaccamento sicuro, ma troppo forte con una madre ansiosa.

L’uscita di casa per entrare nel mondo sociale dei bambini è sempre una prova del proprio attaccamento, in cui la relazione con il nuovo caregiver si intreccia in varie forme comportamentali e nuovi stili. È il passo avanti necessario della crescita.

Mi pare utile questa riflessione per il ritorno a scuola dopo il confinamento dei mesi passati. I bambini chiusi in casa hanno spesso adottato strategie di adattamento inedite, non sempre felici.

Io temo, per esempio, che alcuni bambini già inseriti l’anno scorso possano avere una regressione, che va compresa e l’accoglienza essere ricostruita. Con calma, con attenzione, ma anche con la capacità di sorprendersi, perché i bambini spesso in fatto di attaccamento sanno sorprendere.

Non dimenticherò mai una bambina piccola piccola che nei primi giorni di scuola non voleva mai scendere dalle braccia di mia moglie, la sua maestra di scuola dell’infanzia. Poi, un certo giorno, in modo inatteso, la bambina è scesa da sola, tranquillamente, dicendo una sola parola: “pipì”, con sollievo di mia moglie perché ce l’aveva fatta da sola.

Allora buon attaccamento, cari colleghi e colleghe, che sia felice e sereno per voi e per i vostri bambini, dopo il confinamento ce n’è bisogno per tutti.

Scuola dell'infanzia

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