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L'apprendimento cooperativo

Nella didattica delle lingue l’apprendimento cooperativo sviluppa le competenze linguistiche, favorisce l’interazione comunicativa fra pari e migliora le relazioni interpersonali.

di Cristina Peccianti30 gennaio 20128 minuti di lettura
L'apprendimento cooperativo | Giunti Scuola

INSIEME È MEGLIO

È un dato certo, evidenziato anche dalla ricerca psicopedagogica, che i ragazzi in età evolutiva apprendono più facilmente quando hanno la possibilità di lavorare con i compagni , cioè in un gruppo di “pari” .
E negli ultimi decenni teorie e pratiche didattiche hanno dato rilievo ad attività cooperative tra allievi, mettendo in discussione l’idea, largamente diffusa, che l’apprendimento debba essere per lo più un’attività solitaria, in cui l’alunno debba confrontarsi da solo con problemi da risolvere, testi da leggere e da scrivere.

E se l’idea dell’apprendimento come attività solitaria è discutibile per tutte le discipline, lo è tanto di più quando si tratta di una lingua, dato che in questo caso le interazioni comunicative costituiscono un luogo privilegiato per lo sviluppo della competenza .

Consideriamo inoltre che, dati i modelli di vita della nostra società, per una larga parte dei ragazzi di oggi, la scuola potrebbe rappresentare una delle poche opportunità di sperimentare rapporti di tipo collaborativo , per abituarsi a considerare altri punti di vista , per apprezzare il piacere di aiutare ed essere aiutato , sviluppando così anche quelle competenze sociali importanti per la vita e le future attività lavorative.
Così come sono da considerare i vantaggi che il lavoro comune porta sul piano psicologico: il gruppo aiuta a prendere consapevolezza di sé , a scoprire la propria identità, mentre favorisce la conoscenza dell’altro e la valorizzazione delle sue doti.

LA DISOMOGENEITÀ COME RISORSA

Sopra abbiamo parlato di gruppo di pari e la parola “pari” ci indurrebbe a pensare a un gruppo di alunni omogenei per età, per ambiente di provenienza, per livello di competenza linguistica e disciplinare, ma sappiamo benissimo che i gruppi classe sono tutt’altro che omogenei e tanto meno lo sono i gruppi di alunni non italofoni e delle classi laboratoriali di italiano L2.

Qui possono esserci forti disomogeneità di età, di frequenza della scuola italiana, di lingue di origine, di grado di conoscenza e uso della L2. La disomogeneità , che viene in genere vissuta come un problema didattico, nell’interazione e cooperazione fra alunni, è tuttavia una risorsa, sul piano relazionale e cognitivo .
Le interazioni fra alunni, infatti, non solo favoriscono nuovi apprendimenti, ma anche nuove modalità di apprendimento con il passaggio a modelli più evoluti di pensiero, e si hanno quindi migliori risultati in questo senso quando si trovano a lavorare insieme ragazzi di età diversa e di diverso livello di competenza .

Sappiamo poi che per sviluppare la comunicazione, e soprattutto la comunicazione in L2, è necessario che gli alunni si esercitino all’ uso sociale della lingua , per conoscere e sperimentare modelli di lingua usati nella realtà quotidiana.
Così la disomogeneità di competenze all’interno del gruppo , molto più naturale dell’omogeneità, attiva una circolarità comunicativa ricca di stimoli che vanno a favore dei meno competenti, così come dei più competenti, che hanno l’occasione di riflettere sulla lingua per cimentarsi con l’esplicitazione di regole d’uso e di controllare il proprio parlato.

Nei gruppi misti, formati da alunni italofoni e non italofoni, i non italofoni sono spinti a contrattare, cioè a chiedere di ripetere , di spiegare e gli italofoni a riformulare e semplificare gli input verbali. Si arriva così a un livello di scambi consapevoli, in cui il non italofono accresce attivamente la propria competenza linguistica e ambedue imparano a mettere in atto strategie metacognitive.

COME ATTUARE L’APPRENDIMENTO COOPERATIVO

Ma come di fatto si può attuare l’apprendimento cooperativo, traendone tutti i vantaggi di tipo linguistico, cognitivo, psicosociale e interculturale? Chiariamo subito che l’apprendimento cooperativo non si risolve in un generico lavoro di gruppo , poiché far lavorare ogni tanto in gruppo non significa tout court realizzare un’efficace collaborazione e un buon apprendimento.

Esso fa riferimento a un insieme di principi, tecniche e modalità di conduzione della classe da parte del docente , per cui gli alunni affrontano il percorso di apprendimento lavorando con i compagni in modo interattivo, collaborativo e responsabile, e ricevendo una valutazione che riguarda i risultati comuni.

I gruppi , come abbiamo già rilevato saranno preferibilmente eterogenei, composti da alunni di differente etnia e differente livello linguistico o da alunni italofoni e non italofoni , con notevoli vantaggi sul piano dell’apprendimento, soprattutto per i più deboli, sul piano dello sviluppo sociale e dei rapporti interetnici, per tutti gli alunni.

Quanto ai compiti da assegnare ce ne sono di più o meno adatti alle modalità cooperative e possono realizzarsi secondo modalità differenti. Possiamo affidare a ciascuno un sottocompito, che si inserisce in un progetto organico e significativo , differenziato per competenza o abilità specifiche, come ad esempio realizzare un vocabolario illustrato da utilizzare in classe.

Oppure possiamo dare un compito, con un prodotto finale da realizzare tutti insieme , confrontandosi e negoziando, come leggere e rispondere a domande di comprensione o scrivere il finale di una storia.

E quale è il ruolo dell’insegnante? È un ruolo importante che impegna il docente a rinforzare gli effetti positivi della cooperazione , facendo riflettere sulle strategie di lavoro e guidando alla ricerca di strade alternative, valorizzando i progressi del gruppo e richiamando i singoli alle proprie responsabilità.

Per saperne di più

  • F. Caon, Insegnare italiano nelle classi ad abilità differenziate: risorse per docenti di italiano come L2 e LS , Guerra, Perugia, 2006.
  • M. Polito, Cooperazione positiva e apprendimento cooperativo , Erickson, Trento 2004.

Sul cooperative learning leggi anche l'estratto dell'intervento di Stefania Lamberti al Convegno "A scuola nessuno è straniero".

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