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La scuola multiculturale in dieci passaggi

Com’è cambiata e come sta cambiando la scuola multiculturale? I dati diffusi dal MIUR raccontano i cambiamenti, le conferme e le tendenze. Di Graziella Favaro. 

di Redazione GiuntiScuola06 aprile 20177 minuti di lettura
La scuola multiculturale in dieci passaggi | Giunti Scuola

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1. Una presenza stabile e strutturale

Nell’anno scolastico 2015/16 gli alunni stranieri erano 814.851 e sono aumentati, rispetto all’anno precedente, di sole 653 unità. Il loro numero è quindi stabile nel tempo e il grafico qui sotto lo indica chiaramente: rispetto agli anni precedenti, durante i quali l’incremento da un anno all’altro aveva raggiunto punte del 16.3%, ora l’aumento è stato appena dello 0.1%.


Variazione % rispetto all’anno precedente. Alunni italiani e stranieri: dal 2006/07 al 2015/16

2. Gli “italiani in attesa” sono quasi il 60%

In aumento costante la cosiddetta “seconda generazione” dei nati in Italia – gli “italiani di fatto” in attesa di essere riconosciuti tali anche di diritto - che rappresenta il 58.7% del totale ( 479.000 alunni), ma costituisce l’85% dei bambini inseriti nelle scuole dell’infanzia.

3. In calo gli alunni NAI (neoarrivati in Italia)

I bambini e i ragazzi entrati per la prima volta nella scuola italiana nel 2015 sono stati 34.048. Tolti coloro che fanno il loro ingresso nella scuola primaria (molti dei quali nati in Italia), si tratta soprattutto di preadolescenti e adolescenti inseriti nella scuola secondaria di primo e di secondo grado.

4. Meno bambini stranieri nella scuola dell’infanzia

E’ questo un dato preoccupante da osservare con attenzione per capirne e prevenire le cause: nell’anno scolastico 2015/16 i bambini inseriti nella scuola dell’infanzia sono stati 166.400, in calo di 1.600 unità rispetto all’anno precedente.

5. Soprattutto nel Centro-Nord

La distribuzione dei bambini e dei ragazzi non italiani sul territorio nazionale si concentra nelle aree del Nord-Centro, come indica in maniera chiara l’immagine qui sotto.

Distribuzione degli alunni non italiani. Anno scol. 2015/16

6. In quali regioni e province

Anche per questo dato vi sono conferme rispetto al passato: in numero assoluto, è la Lombardia la regione che accoglie il maggior numero di alunni stranieri, e cioè un quarto del totale. E’ invece l’Emilia Romagna quella in cui la percentuale è più alta: qui l’11.8% degli alunni è straniero, a fronte del 9.2% nazionale.
Le prime dieci province che registrano l’incidenza percentuale più alta sono, nell’ordine: Prato (23.2%), Piacenza (21.3%), Mantova, Asti, Brescia, Cremona, Parma, Modena, Alessandria, Reggio Emilia.

7. Le nazionalità e provenienze

Anche la graduatoria delle provenienze nazionali resta stabile: al primo posto la Romania (19.3% ), seguita da Albania (13.6%); Marocco ( 12.5%); Cina ( 5.5%); Filippine ( 3.2%). Il 70 % degli alunni stranieri si concentra nelle prime dieci nazionalità.

8. La composizione delle scuole

Solo un quinto delle scuole non conta fra i suoi alunni almeno un bambino di altra nazionalità, mentre il 5.5% delle scuole supera il 30%. In Lombardia, Emilia Romagna e Veneto si trovano le scuole che hanno una presenza alta o preponderante di alunni non italiani. Il grafico qui sotto illustra la composizione delle scuole.

Scuole per presenza di alunni stranieri (in %), per ordine di scuola. Anno scol. 2015/16

9. Il ritardo scolastico

Il problema del ritardo scolastico degli alunni stranieri si è attenuato leggermente negli ultimi anni, ma resta importante e preoccupante. Le cause della discrepanza fra età e classe frequentata sono da ritrovarsi soprattutto nella collocazione in ingresso in una classe inferiore e, in misura minore, nelle bocciature durante il percorso. I dati ci dicono che un alunno straniero su tre è in situazione di ritardo, mentre lo è un italiano ogni dieci.

Ritardo scolastico degli alunni italiani e stranieri (in %), per ordine di scuola. Anno scol. 2015/16

10. Le scelte scolastiche e la scuola superiore

Gli studenti stranieri continuano a essere maggiormente presenti, rispetto ai pari italiani, negli istituti professionali e nei tecnici e in misura contenuta nei licei. Questo avviene anche nel caso di votazioni alte all’esame di terza media. Qualche cambiamento si nota confrontando le scelte scolastiche delle prime e delle seconde generazioni. Un altro dato da osservare con attenzione: alla fine della scuola media più del 10% degli studenti non italiani non si iscrive ad alcun percorso formativo.

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