La Shoah dei bambini

La memoria dell’Olocausto e di tutte le vite sacrificate, dei bambini, dei giovani, di tante persone di ogni età, ci può colpire ancora profondamente, può aiutarci a pensare e ad agire nell’oggi in modo buono e umano. Di Maurizia Butturini

di Maurizia Butturini26 gennaio 20201 minuto di lettura
La Shoah dei bambini | Giunti Scuola
Voglio dedicare un pensiero ai bambini che hanno vista massacrata la propria infanzia e che hanno perduto anche la vita nella follia e nell’orrore della Shoah . A un milione e mezzo di bambini ebrei, zingari, disabili e di altre tipologie non conformi al delirio della razza pura, di diversa nazionalità e età, furono tolti tutti i diritti: all’identità, alla famiglia, alla salute, alla dignità, all’istruzione, al gioco, alla libertà… e infine anche alla vita. Come pensare ai giorni terribili che hanno vissuto, alle enormi sofferenze a cui sono stati sottoposti, alle violenze e al terrore che li ha devastati senza provare un radicale rifiuto di quanto è stato e una totale disposizione umana e interiore a far sì che mai, mai più, tutto questo sia possibile ? Sappiamo che anche oggi l’infanzia, da noi protetta, curata e talvolta idolatrata, in molti posti della Terra è ancora in gravi difficoltà e sofferenze. Tuttavia, proprio la memoria dell’Olocausto e di tutte le vite sacrificate, dei bambini, dei giovani, di tante persone di ogni età, ci può colpire ancora profondamente, può aiutarci a pensare e ad agire nell’oggi in modo buono e umano. Questo io lo credo e lo spero, per tutti noi.

Ecco una poesia ritrovata, scritta da un bambino di Terèzin :

Una macchia di sporco dentro sudicie mura
e tutt’attorno il filo spinato
30.000 ci dormono…
Sono stato bambino tre anni fa.
Allora sognavo altri mondi.
Ora non sono più un bambino,
ho visto gli incendi
e troppo presto sono diventato grande.
Ho conosciuto la paura,
le parole di sangue, i giorni assassinati…
Alla luce di una candela m’addormento
forse per capire un giorno
che io ero una ben piccola cosa,
piccola come il coro dei 30.000,
come la loro vita che dorme
laggiù nei campi,
che dorme e si sveglierà,
aprirà gli occhi
e per non vedere troppo
si lascerà riprendere dal sonno…

Hanus Hachenburg, da Vedem, settembre 1944

 

 
 
 
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