La continuità educativa: come possiamo sostenerla "a distanza"? (Prima parte)

Quello che stiamo facendo non dovrebbe essere solo “un modo” per arrivare alla fine dell’anno scolastico, ma una scelta educativa. Gesti di cura ora e sempre. Esperienze e problemi aperti con la DAD

di Maurizia Butturini27 aprile 20207 minuti di lettura
La continuità educativa: come possiamo sostenerla "a distanza"? (Prima parte) | Giunti Scuola
Riusciamo ad avere continuità nella relazione con i bambini e le famiglie?

Come rispondono bambini e famiglie alle proposte: quanti partecipano e ci offrono dei feed back?

Cominciamo a parlare dei bambini che l’anno prossimo andranno alla scuola primaria: come intendiamo accompagnarli? Come ci organizziamo rispetto al progetto di passaggio?

Come capire il senso e accoglierlo? Come contribuire al consolidamento delle competenze essenziali per il passaggio?

La continuità educativa seconda parte e terza parte

Strada facendo con la DAD: esperienze e problemi aperti

La ricchezza e la varietà di esperienze che si stanno realizzando in questo periodo attraverso la DAD, che forse con il nostro ottimismo educativo continuiamo a denominare invece didattica della vicinanza, fanno emergere tantissime riflessioni, opportunità, problemi, perplessità e domande che a volte restano aperte.

Cerchiamo di condividerle per imparare dall’esperienza e trovare coraggio per andare avanti in questa imprevista situazione. Vediamo insieme alcuni elementi salienti:

  • È indispensabile un lavoro progettuale del gruppo docente e un aiutarsi e dividersi i compiti, una scelta di stile nella comunicazione e nei mezzi da usare; la scelta di proposte leggere, divertenti, ludiche, costruttive, narrative… salvaguardando il benessere dei bambini, la loro possibilità di sentirsi ascoltati e di imparare giocando.
  • Dobbiamo riuscire ad essere vicini ai bambini e ai genitori senza diventarne il "pronto soccorso" emotivo e didattico ; rispettare anche i tempi delle famiglie e l'accessibilità a tutti delle proposte.

La progettualità educativa è nostra competenza e dovremmo trovare delle alleanze che non siano invasive né nei confronti della famiglia, né nei confronti della scuola. Trovare la giusta misura è importante, pensando prima di tutto ai bambini: curare il legame e l'ascolto con loro, assicurare delle routine riconoscibili e per quanto possibile prenderci cura anche di aspetti di crescita e apprendimento. Una presenza non direttiva e assillante, che non impone ma propone e che tiene il filo con le precedenti esperienze vissute a scuola e non solo, soprattutto con le relazioni.

  • Facciamo passare l'idea di una scuola sobria, comunicante, in relazione con le famiglie in primis. Facciamoci sentire vicino a tutti coloro che nella scuola hanno sempre trovato una valida risorsa, senza imporre nulla, per aiutare i nostri bimbi a continuare a brillare, come possono, come vogliono, anche in questo momento difficile. Noi ci siamo, ma in questo tempo sono i genitori a rimboccarsi le maniche e a stare con i bambini dentro casa, con l’offerta del nostro aiuto, con proposte di senso, il più possibile concrete e tangibili, alla portata dei bambini e naturalmente delle famiglie.
  • Pensiamo pertanto a proposte adatte a tutti i bambini : con attività che non richiedano una prestazione ma che ognuno possa ricevere dando ciò che può (le storie, certi giochi, le attività manipolative, espressive…); proposte adatte alle diverse età, possiamo selezionarne alcune o adattare la stessa attività alle possibilità dei bambini; proposte per i bambini che hanno bisogno di personalizzazione, di una diversa presentazione e modulazione dei vari passaggi d’azione.
  • Troviamo il modo di sostenere reciprocamente la nostra motivazione a continuare, senza farci prendere dallo sconforto, anche se la situazione ci sconcerta ed è molto diversa dalla scuola reale. Oltre a contare sul gruppo come agente di sostegno reciproco, a valorizzare i talenti e le competenze di ogni insegnante, curiamo il contatto diretto e il feedback che ci può venire dai bambini e dalle famiglie rispetto a quello che proponiamo. Raccogliamo i lavori e produciamo una documentazione che inseriamo nel nostro spazio virtuale museale.
  • Concentriamo il lavoro prima di tutto sulle percezioni dei bambini ... su come stanno vivendo questo momento… sui loro stati d'animo...soprattutto su come sta cambiando la loro percezione man mano che passano i giorni. La letteratura per l'infanzia ci offre un gancio per poter parlare con i nostri piccoli delle loro emozioni. Gradualmente, possiamo introdurre anche esperienze divertenti, ludiche, esplorative e attive che ci aiutino a star bene, a vivere e imparare…Sta alla nostra sensibilità capire quando e come farlo. Ed è meglio seguire un filo che ricolleghi le esperienze perché non siano frammentate e occasionali.
  • Investiamo molto sulla lettura. In primis, la voce della maestra. Qualcosa di tangibile che ci riporta alla concretezza del corpo. E tutte le implicazioni didattico-educative che l'" evento lettura" comporta. È l'occasione per fare una bella selezione di testi validi - catturare i bambini con la bellezza delle parole e delle immagini -, proporli all'attenzione del bambino, accompagnarlo così nella crescita, nella formazione di una coscienza critica. Riscopriamone tutta la portata valoriale: la lettura come momento emotivamente forte. Ci restituisce il messaggio della presenza inconfutabile della persona che legge (il rapporto con l'interlocutore), la carezza affettiva. E innesca un processo di curiosità - ricerca che può proseguire all'infinito. Facciamo laboratori attivi in piattaforma, sostenendo, affiancando, incoraggiando passo passo i bambini, gratificandoli per il lavoro svolto. Accrescere la fiducia. Per quanto possibile, come a scuola. Abbiamo un grande bisogno di storie (le storie sono le nostre radici) per spostare l'attenzione da noi stessi a qualcosa di più grande, che ci sovrasta.
  • La grande arte, poesia, musica, pittura ...è sempre la via migliore per accedere all'animo umano e anche a quello infantile. esprimendosi i bambini liberano se stessi oltre ad apprendere e star bene.
  • Non pretendiamo di portare a termine un programma iniziato in presenza; viviamo i limiti e la consapevolezza che i genitori non sono insegnanti e hanno anche la quotidianità familiare da gestire.

 

Gesti di cura ora e sempre

Quello che stiamo facendo non dovrebbe essere solo “un modo” per arrivare alla fine dell’anno scolastico, ma una scelta educativa. Pedagogia e didattica della vicinanza, della prossimità, dei legami : questo è quello che almeno in parte ci fa ritrovare l'essenza della scuola dell'infanzia: tutto quello che facciamo lo possiamo pensare come gesti di cura relazionale, emozionale, cura della crescita e dell'apprendimento, delle menti e dei cuori dei nostri bambini.

Condividiamo l'idea che non si debba escludere nessuno e che si cerchi di dare a ciascuno ciò di cui ha bisogno; grandi come Don Milani e altri ce l'hanno insegnato. Anzi, ci hanno detto di dare di più a chi ha di meno.  Aiutiamo i bambini a riconoscere questo cambiamento come qualcosa che può migliorare la vita di tutti, anche se nulla può sostituire la relazione viva e vera, che viviamo a scuola. Questa dimostrazione facciamola attraverso i gesti di cura. Se facciamo e riceviamo gesti di cura nel quotidiano a casa, dagli insegnanti che ci chiamano e ci fanno delle proposte buone e piacevoli, che ci aiutano a star bene, se li interiorizziamo come modalità di relazione, possiamo poi trasferirli in altri ambiti relazionali nei confronti degli altri, della natura…

I gesti di cura sono la strada per vivere e comprendere ciò che ha valore: star bene, aiutarsi, affrontare le difficoltà, risolverle, ascoltare , rispettare...

 
 
 
 
Scuola dell'infanzia