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Scienze in giardino
Se pensiamo al fuori come ambiente educativo dobbiamo uscire spesso, non solo in giornate di bel tempo e in modo occasionale.

Evitando di proporre fuori quello che si fa dentro, pianifichiamo l’esperienza all’aperto sfruttandola di volta in volta come apprendimento cognitivo.
Scopriamo i linguaggi connettendoci con il paesaggio, proviamo meraviglia per la bellezza e le specificità delle cose, come la scabrosità delle cortecce, la varietà dei fili d’erba, il molliccio della pozzanghera, la spinta del vento…
Obiettivi
La conoscenza del mondo
- Osservare, raccontare, riflettere, trovare relazioni e significati.
- Costruire strumenti di indagine e di ricerca.
Il corpo e il movimento
- Utilizzare il corpo come strumento di conoscenza.
VIVIAMO E RACCONTIAMO IL GIARDINO
- Partendo dal “dove sono” e dal “che cosa vedo” impariamo a orientarci consapevolmente: raccontiamo quello che abbiamo davanti, ruotando su noi stessi seguiamo con lo sguardo le cose che ci appaiono.
- Percorriamo il perimetro del giardino raccontando ciò che c’è su questa linea di confine. Tracciamo itinerari esplorativi includendo ed escludendo alberi, panchine, giochi e altri elementi.
- Scattiamo foto da usare per una ricostruzione (mappa o plastico); tocchiamo e raccontiamo le superfici rugose degli alberi, morbide del prato, polverose della terra.
- Con il gioco del nascondino ragioniamo sul punto di vista e sulla distanza.
- Dondoliamo dai rami o camminiamo sopra sassi e rami per perdere e ritrovare la stabilità; scopriamo la melmosità di pozzanghere e fanghiglie.
- Facciamo copie dal vero e costruzioni di vario tipo con il materiale naturale del giardino sperimentando le caratteristiche.
ESPLORAZIONI, RACCOLTE
E COLLEZIONI
- Stimoliamo l’indagine proponendo il gioco dell’esploratore: “Che cosa vuol dire cercare e che cosa osservare? Quali gesti, attenzioni, strumenti?”.
- Ricordiamo le abilità utili per trovare, scegliere, analizzare, partendo dagli indizi trovati.
- Diamo senso alle raccolte e voce alle percezioni, organizzando il materiale naturale trovato alterniamo i momenti di ricerca con quelli della riflessione: “Come definire la durezza della corteccia o di un sasso? Quale differenza tra le cortecce? Quali caratteristiche che osservo sono uniche? E quali rendono simile ad altro?”.
- Raccogliamo foto, campioni in scatole con divisori, disegni e frasi in poster o cartelloni, per esempio:
– una raccolta di foglie e di cortecce che raccontano forme, dimensioni, rugosità, sfumature diverse;
– uno schedario per gli alberi dove le tipicità sono evidenziate per confronto, con foto e disegni;
– terre e terricci dentro a barattoli trasparenti;
– legnetti, semi e foglie raccolti a terra organizzati in mobiles;
– collezioni di sassi dalle più svariate forme e consistenze. - In un’indagine scientifica che dal particolare porta alla generalizzazione e viceversa, confronti, differenze, similitudini diventano a poco a poco chiavi importanti di lettura.
- Costruiamo storie sulle piccole cose, come quella del bastoncino trovato vicino all’albero o della piuma, immaginando trame di questo teatro di vita.
TERRICCI E MELME
- Prendiamo in mano diverse tipologie di terra prese in varie parti del giardino. Alla presenza di pezzi di foglie, sassolini, radici, semi, insetti, fiori… cerchiamo spiegazioni costruendo un’idea di ambiente.
- Setacciamo la terra per ripulirla dagli altri elementi; sbricioliamo le foglie e sminuzziamo i rametti, per scoprire che sembrano divenire terra.
- Organizziamo il materiale per compattezza, friabilità, colore, scoprendo le caratteristiche di una terra argillosa, sabbiosa, ghiaiosa, che al tatto raccontano discontinuità, morbidezza, porosità, secchezza diverse.
- Raccontiamo la storia di uno sbriciolamento: “Quali gesti, pressioni, abbiamo fatto? Che cosa abbiamo sentito cambiare? Fino a che punto è possibile sbriciolare la terra?”.
- Con l’aggiunta dell’acqua sperimentiamo l’assorbenza costruendo impasti e polpette di varie consistenze.
- Filtriamo i nostri impasti usando trame di stoffe o fazzoletti di carta per dividere il terriccio dall’acqua.
- Entriamo con discrezione nelle esplorazioni manipolative e nei racconti di bambine e bambini e con le nostre domande accompagniamoli verso procedure più controllate e strutturate: “Che cosa devo fare per far succedere o non far succedere qualcosa?”.
- Completiamo con il disegno e la raccolta dei pensieri.
TRA CIELO E TERRA
- In giardino riflettiamo sulle relazioni tra luce, occhio, oggetti illuminati e spazio. Muoviamoci per cogliere la presenza o meno del sole; osserviamo l’ombra del corpo, dove comincia e dove finisce, muoviamoci lentamente per osservare gli aggiustamenti della proiezione, nascondiamo la nostra ombra in altre ombre.
- Registriamo i cambiamenti della proiezione dell’ombra di un albero in diversi momenti della giornata, segnandola con degli spaghi.
- Muoviamo al sole legnetti e foglie per osservare la proiezione a terra; catturiamo il raggio luminoso con specchi per riflettere o con carta lucida per creare filtri colorati.
- In una giornata nuvolosa osserviamo il movimento delle nuvole, le forme, le consistenze, cerchiamone l’ombra. “Catturiamo” l’aria tenendo dei sacchetti di plastica aperti e tratteniamola con un nodo.
- Seguiamo con lo sguardo la caduta di foglie e semi, cercando di cogliere la presenza dell’aria.
- Ascoltiamo e guardiamo lo scendere della pioggia.
SGUARDI TRA I FILI D’ERBA
- Sdraiati osserviamo il prato: notiamo la presenza di sassolini, radici, pezzi di legno e foglie, tocchiamo e muoviamo i tantissimi fili di erba, immaginiamo l’intreccio di radici che si ramificano nella terra, ascoltiamo il ronzio degli insetti.
- Con la lente d’ingrandimento potenziamo il nostro sguardo.
- Superando il ribrezzo, teniamo in mano, rispettandone le fragilità, formiche, forbici, millepiedi, piccole chiocciole, lombrichi; osserviamone il movimento, la forma del corpo, le specificità.
- Cerchiamo di trovare una spiegazione alle domande che ci vengono in mente: “Di che cosa si accorge la piccola formica? E noi come ci accorgiamo delle sue percezioni? Di che cosa immagino abbia bisogno il lombrico? In che modo si muove, vive e si nutre sottoterra? Quale relazione tra questi viventi? In che modo condividono lo stesso ambiente?”.
- Ascoltiamo i pensieri mettendo in evidenza i diversi modi di vivere, di nutrirsi, di proteggersi, di predare, di nascondersi, di crescere… ogni vita è preziosa.
- Immaginiamo storie partendo dalle curiosità emerse: “Come sceglie il fiore la farfalla? Che cosa cerca l’ape dentro al fiore? Che cosa succede al seme una volta a terra?”. Mettiamo in scena teatrini improvvisati.
ABBRACCIAMO GLI ALBERI
- Osserviamo la struttura dell’albero individuando le caratteristiche e la disposizione delle sue parti. Abbracciamo il tronco per misurarne la circonferenza, tocchiamo il muschio, seguiamo con le dita l’andamento della corteccia, alziamone una piccola parte per osservare gli insetti che la abitano.
- Sdraiati sotto la chioma osserviamo la ramificazione e il movimento delle foglie e i fili di luce che passando raggiungono il nostro viso. Respiriamo gli odori e ascoltiamo i suoni per metterci in relazione con tutte le forme di vita. Nel gioco del far finta immaginiamo di essere alberi.
- “Come immagino avvenga la crescita dell’albero? Come si diramano i rami? Dove vanno le radici? Come mi spiego lo sbocciare di una gemma? Perché l’albero ospita viventi come l’edera, il muschio, la formica, l’uccellino...? Che cosa cercano e che cosa lasciano?”.
- Appendiamo con fili ai rami le copie dal vero, fatte nella prima esperienza, e aspettiamo un piccolo soffio di vento per vederle volteggiare.