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Luca Serianni, il buon maestro con la matita verde

Linguista, grammatico, filologo e lessicografo, accademico della Crusca e dei Lincei, insigne didatta con una missione precisa: dare alle nuove generazioni gli strumenti per muoversi all’interno della lingua, nelle sue differenziazioni e nei suoi molteplici usi

di Daniele Scarampi08 agosto 20221 minuto di lettura
Luca Serianni, il buon maestro con la matita verde | Giunti Scuola

“E se il mondo sapesse il valor che ebbe

Insegnando italiano retto e giusto

Assai lo loda e più lo loderebbe”

Gli allievi di Luca Serianni, parafrasando il Paradiso, nel giorno della sua lezione di congedo del 14 giugno 2017

La candela che arde col doppio di splendore brucia per metà tempo. E tu hai sempre bruciato la tua candela da due parti, Roy – così il dottor Eldon Tyrrell stigmatizzava Roy Batty, il replicante che s’era spinto oltre i bastioni di Orione, reso celebre dalla struggente interpretazione di Rutger Hauer.

Un destino beffardo ci ha sottratto anzitempo il grande Luca Serianni – la cui vita è stata una fiamma ardente professionale ed intellettuale – linguista, grammatico, filologo e lessicografo, accademico della Crusca e dei Lincei, penna insuperabile quanto agli studi sulla lingua letteraria o sui linguaggi settoriali; ma, soprattutto, insigne didatta, luminoso modello di civismo e di senso dello Stato, curioso promotore di cooperazione intellettuale, di scambi, di confronti e di dibattiti.

Del resto la grandezza di un intellettuale sovente la si scorge nella commistione tra scienza e sapienza, là dove riesce a cucire l’immensa cultura linguistica e filologica con la ponderatezza, il garbo, la sensibilità e la premura.

Serianni è stato un cultore della Parola, scritta e parlata, ed è stato profondo conoscitore della lingua, da lui veduta come madre; la sua sconfinata erudizione è poi confluita, grazie a doti umane ed empatiche di rara intensità, in una missione precisa, sempre onorata e perseguita: dare alle nuove generazioni gli strumenti per muoversi all’interno della lingua, nelle sue differenziazioni e nei suoi molteplici usi.

Missione peraltro sostenuta da uno straordinario senso civico, base di una professione – la sua – capace di coniugare con acume ricerca e didattica.

Sarebbero innumerevoli gli spunti da approfondire, a proposito dell’opera di Luca Serianni, così come sarebbero innumerevoli gli insegnamenti da sviscerare, emersi nel corso della sua indefessa attività di accademico e di alacre studioso; molto in questi giorni è già stato scritto e detto con esaustività, per cui questo breve ricordo si concentrerà soltanto su due aspetti, entrambi pietre d’angolo del pluriennale magistero di Serianni: il concetto del buon maestro e la logica della matita verde.

Il buon maestro

Sumat magister ante omnia parentis erga discipulos suos animum – anzitutto il maestro assuma nei confronti dei suoi allievi la disposizione d’animo d’un padre; ecco che la celebre lezione di Quintiliano dell’Institutio Oratoria dà già la dimensione di ciò che Serianni intendeva e perseguiva, quanto alla figura del “buon maestro”: il maestro diventa così modello di humanitas e, prima ancora di impartire nozioni agli studenti, ha il compito di accompagnarli, formarli ed educarli.

Il buon maestro non si costruisce a tavolino, ammoniva Serianni; più importanti delle Indicazioni Ministeriali, dei corsi d’aggiornamento o dei libri sono la formazione ricevuta negli studi universitari e, soprattutto, un requisito soggettivo e psicologico: la fiducia nella possibilità d’incidere su adolescenti inerti o distratti, valorizzandone i talenti e assicurandone la necessaria preparazione. L’insegnante pertanto deve, più di quel che valga per altre professioni, credere nel proprio lavoro e scommettere su sé stesso, presentandosi agli allievi come un esempio positivo e propositivo, mai turbato dalla sfiducia. Come tutte le scommesse – continuava Serianni – si può vincere o perdere; ma se si vince, ogni docente – dalla scuola primaria in poi – resterà un riferimento nitido e costante per l’allievo, un baluardo e un esempio, anche quando il ragazzo sarà diventato adulto, e la sua lezione non andrà dispersa.

De resto il buon maestro, e la saggezza nipponica insegna, quello che accompagna e corregge, va ringraziato due volte: anzitutto perché sta cercando di tramandare il suo sapere e poi perché – aspetto tanto concreto che decisivo – dimostra che il destinatario è in grado d’apprendere, ha fiducia nelle sue capacità.

La matita verde

Svariati suoi studenti rammentano che Serianni era solito correggere le prove scritte con una penna supplementare: tutti infatti ben conoscono la matita bifronte rossa e blu, utilizzata per segnalare rispettivamente gli errori di minore e di maggiore entità; tuttavia l’accademico della Crusca e dei Lincei teneva aveva a disposizione anche una matita con la punta verde; ebbene, con quella evidenziava un dettaglio stilistico accurato, una finezza sintattica, un’acutezza lessicale o linguistica, e la matita verde conferiva un vero e proprio “valore aggiunto” al compito assegnato o alla produzione esaminata, finendo per compensare gli eventuali errori, indipendentemente dalla gravità degli stessi. Una logica, quella della matita verde, non solo utilizzata per dimostrare che tra il “giusto” e lo “sbagliato” esiste sempre una zona grigia, un territorio franco opinabile e discutibile (frutto del movimento della lingua), ma anche volta a valorizzare l’eccellenza e, soprattutto, a incoraggiare il piacere di parlare o di scrivere bene.

Il bravo insegnante è colui che accende il fuoco dell’interesse nei propri allievi, è colui che ne coltiva le attitudini e ne stimola le potenzialità; la missione di Luca Serianni si è concentrata sull’amore della lingua italiana, fragile e possente, multiforme e cangiante, ricca di storia e di avvenire, e lo ha fatto partendo da basso, dai discenti e dalle loro esigenze: d’altronde la cultura è formatrice, ma lo diventa se qualcuno è in grado di trasmetterla e di veicolarla con maestria e gentilezza.

Per saperne di più

R. De Santis, Luca Serianni, innamorato dell’italiano, www.repubblica.it 22 luglio 2022

C. Ossola, Un ricordo di Luca Serianni, www.treccani.it, 23 luglio 2022

L. Serianni, La scuola, i ragazzi e la lingua adulta www.treccani.it 25 luglio 2022

A Riccardi, Addio al linguista Serianni, il "francescano" ricco solo della parola www.avvenire.it 22 luglio 2022

G. Marcotullio, Una selva di “matite verdi” saluta e ringrazia il prof Serianni, www.aleteia.org, 22 luglio 2022

Nella foto: l'ultima lezione di Luca Serianni, mercoledì 14 giugno 2017, Aula 1 Facoltà di Lettere e filosofia (settore ufficio stampa e comunicazione Sapienza Università di Roma)