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Lo sguardo sul sistema di relazioni intorno al bambino
Ogni volta che incontriamo un bambino e la sua famiglia è come se avessimo davanti un’opera d’arte. Per fare in modo che ci racconti di sé dobbiamo essere disposti a “sapere vedere”

Parlare del sistema di relazioni intorno al bambino inevitabilmente porta a dover parlare di come si sta nella relazione e della necessità di avere consapevolezza che ognuno di noi è storia di relazione.
Adriana Cavarero, nel suo libro Tu che mi guardi tu che mi racconti, scrive:
“Chi si espone genera ed è generato dalla storia di vita – questa e non altra – che risulta da tale esposizione.”
Nella relazione c’è movimento, cambiamento e crescita. La capacità che sviluppiamo nel corso della nostra vita nel saper stare con gli altri dipende da come noi ci riconosciamo in questa inter-relazione e dallo spazio che diamo agli altri di manifestarsi all’interno di essa. Come professionisti dell’educazione, ci è richiesta consapevolezza delle spazio che occupiamo all’interno delle relazioni e di come ci rappresentiamo in esse quando siamo con i colleghi, con i genitori, con i bambini.
Il bambino ci guarda e impara
Il bambino è in mezzo alle relazioni che gli adulti intorno a lui sanno costruire fra loro: ci guarda e impara. Apprende l’accoglienza, la comprensione, l’ascolto, il rispetto verso l’altro nella misura in cui noi adulti siamo capaci di praticare questi valori. Fa esperienza del tempo che dedichiamo all’altro, del modo o dei modi che utilizziamo per trascorrerlo con gli altri. Osserva le nostre posture, sente il tono della nostra voce quando parliamo all’altro, presta ascolto alle parole che utilizziamo, sa sentire se queste corrispondono alle emozioni che proviamo.
Le relazioni che abbiamo fra noi adulti, sono il banco di prova per la crescita di ogni bambino. Dobbiamo guardarci bene, darci la possibilità di sapere come siamo quando ci rapportiamo agli altri, compreso lui, quali sono le emozioni che i comportamenti altrui ci provocano. Proviamo a darci l’opportunità di sviluppare consapevolezza di noi e migliorarci per il nostro ben-essere, quello dei nostri colleghi, dei genitori e dei bambini. Gli attori del sistema di relazioni intorno al bambino hanno la responsabilità di costruire relazioni positive fra loro affinché siano esperienza di buon cibo per la sua crescita insieme a quella di prendersene cura.
Il nido apre al confronto
Quando il bambino inizia a frequentare il nido esce da un sistema di relazioni contenuto, talvolta ristretto caratterizzato dall’assenza di fratelli, zii, nonni (così come sottolineano le Linee pedagogiche del Sistema Integrato “Zerosei”), ed entra in uno più ampio dove incontra coetanei e adulti non parentali. Anche i genitori entrano a far parte di una comunità formata da altre famiglie: si aprono quindi al confronto con chi come loro ha da poco iniziato a esercitare la genitorialità, e con gli educatori con i quali ha inizio un percorso di condivisione della crescita dei loro figli.
Quando varca la soglia del nido o della scuola dell’infanzia, ogni bambino porta con sé la sua famiglia: l’identità familiare che la caratterizza insieme alla sua provenienza, al suo portato culturale, etico, religioso, educativo. Anche il bambino più piccolo, a volte li accogliamo di appena 3 mesi, è già ricco di esperienze che devono essere riconosciute, rispettate, valorizzate.
Ma ogni giorno corriamo il rischio di guardare i bambini senza “saper vedere” quello che ci portano. Spesso il nostro sguardo di educatori e insegnanti è superficiale perché condizionato da stereotipi culturali che non sappiamo di avere.
Il nostro sguardo e l'accoglienza
È necessario imparare a porci l’obiettivo di sviluppare conoscenza di ogni bambino e di ogni famiglia attraverso il dialogo e l’attenta cura a non interromperlo, per non creare fraintendimenti, per impedire ai pregiudizi di tenerci lontani e ai giudizi di farci credere di avere sempre ragione.
Ogni bambino con la sua famiglia è sempre diverso: non possiamo pensare sia sufficiente una lunga esperienza per essere sicuri di sapere o aver imparato come ci si relaziona con loro o con i loro genitori. Ogni volta che incontriamo un bambino e la sua famiglia è come se avessimo davanti un’opera d’arte. Per fare in modo che ci racconti di sé dobbiamo essere disposti a “sapere vedere”: solo con uno sguardo curioso, fatto di attese, aperto all’imprevisto, all’accoglienza della diversità possiamo non lasciarci imbrigliare da quello che crediamo di sapere già. Non è importante sapere da dove viene un bambino, a quale cultura appartiene. Questo può interessarci ma prima dobbiamo guardare ciascuno di loro con i nostri occhi, con il nostro cuore dedicando tempo alla scoperta.
Il primo passo verso una relazione di qualità è l’accoglienza come modo aperto di sapersi dare affinché l’altro possa sentire che non deve sottrarre niente di se stesso nel farsi conoscere.
Questo articolo è la sintesi di un intervento all'evento formativo dell'Associazione Crescere in collaborazione con Giunti Scuola.
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