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L'educazione socio-affettiva per star bene a scuola

È importante offrire agli allievi un’educazione socio-affettiva che consenta loro di aumentare la consapevolezza di ciò che vivono, per aiutarli a crescere con maggiore serenità. Il contributo propone alcune buone pratiche utili a questo scopo. Di Gabriele Dimitrio (Psicologo e psicoterapeuta)

di Gabriele Dimitrio13 marzo 20192 minuti di lettura
L'educazione socio-affettiva per star bene a scuola | Giunti Scuola

I docenti di oggi si trovano in una posizione difficile, dovuta al riverbero di movimenti sociali e politici che non aiutano lo star bene insieme. Insegnare, veicolare contenuti del sapere, è diventato estremamente complesso e, non di rado, è l’ultima opera che in classe si riesce a fare. Per far fronte a questa complessità è molto funzionale un’educazione socio-affettiva, che consenta agli allievi di aumentare la consapevolezza di ciò che vivono, per aiutarli a crescere con maggiore serenità.

Proposte esperienziali e ludiche

Quali buone pratiche, sul piano socio-affettivo, si possono mettere in atto per instaurare relazioni migliori che agevolino l’apprendimento? Di seguito alcune proposte, di tipo esperienziale e ludico, che gli insegnanti possono facilmente realizzare in classe.

Come prima cosa è utile invitare i bambini a tenere un “diario di bordo sulle emozioni”: un quaderno all’interno del quale il bambino possa scrivere i propri vissuti.

Inoltre è utile ogni mattina dedicare qualche minuto all’ascolto dell’umore degli allievi, se possibile nel circle time, magari facilitando l’espressione di ciò che provano mediante il linguaggio metaforico dei colori, ad esempio: “Stamani sono di colore rosso perché sono molto arrabbiato…”. A tal proposito si può far realizzare un cartellone/grafico dove vengono scritte le emozioni base sullo sfondo di colori che archetipicamente le rappresentano.

Un atteggiamento integrato e non giudicante

Quando si dà spazio a queste fasi di ascolto della dimensione emozionale degli allievi, è fondamentale mantenere un atteggiamento integrato e non giudicante: se si manifestano emozioni “scomode”, come rabbia, tristezza e dolore, non bisogna far finta di niente, bensì accompagnare il bambino anche tramite il semplice silenzio meditativo e, dopo qualche secondo, chiedere se vuole aggiungere qualcosa prima di passare all’allievo successivo.

Se le emozioni sono di carico elevato, si possono suggerire corse nel corridoio e sfoghi in appositi “angoli morbidi”, nel caso se ne disponga.

Una ricaduta positiva per lo svolgimento del programma

Il tempo impiegato in queste attività darà molti vantaggi in termini di “alleanza” e, nell’arco dell’anno scolastico, avrà una ricaduta positiva anche rispetto allo svolgimento del programma previsto. Infatti Goleman (1995) afferma che «i processi sottostanti l’intelligenza emotiva vengono attivati quando l’informazione affettiva entra per prima nel sistema percettivo».

Ricordiamoci infine, nello svolgimento delle attività scolastiche, che il segreto per una buona qualità di vita è il divertirsi nel fare ciò che si deve: Goethe riteneva essere questa la chiave per la libertà.

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