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La scuola è... #flessibile per classi sempre più eterogenee

Il distanziamento e la DAD/DDI richiedono una rigorosa pianificazione per valorizzare tutte le risorse disponibili. Per dare voce ai singoli e all’intero gruppo classe

di Angela Maltoni04 dicembre 20202 minuti di lettura
La scuola è... #flessibile per classi sempre più eterogenee | Giunti Scuola

Oggi è difficile pensare a una scuola “flessibile” così come l’avevano pensata i promotori della scuola attiva. Le sfide legate alla flessibilità, secondo me, sono ben altre.

Rendere la scuola “flessibile” è una delle sfide proposte negli ultimi anni agli insegnanti. In questo periodo di pandemia, docenti, alunni e genitori si trovano a dover garantire, ancor più di prima, una maggiore elasticità dal punto di vista organizzativo, logistico e didattico. Il termine “flessibilità” assume pertanto sfumature nuove, perdendo tuttavia molto della sua identità innovativa. Si richiede flessibilità negli orari differenziati per ogni classe, nelle entrate e nelle uscite scaglionate ma per tutto il resto la sensazione è che la scuola sia tornata indietro di molti anni.

Tante, troppe rinunce

Quest’anno alcune conquiste come la flessibilità dell’organizzazione degli spazi aula o lo spostamento dei banchi a seconda delle effettive necessità di lavoro e di condivisione, le metodologie didattiche attive come il cooperative learning, l’uso del circle time, la pratica del peer to peer, le attività per classi parallele o con gruppi misti di lavoro sono andate in fumo a causa del distanziamento sociale. L’adattamento alle normative sanitarie degli spazi aula e delle modalità operative di scambio tra pari ha costretto i docenti a rivedere modalità didattiche e organizzative rispetto al loro modo di fare scuola. La flessibilità con cui si era abituati a operare nella differenziazione dei curricoli, ad esempio, e nella diversa calibrazione delle attività in classi sempre più eterogenee dal punto di vista della provenienza geografica e delle oggettive difficoltà di apprendimento oggi diventa il “nodo” da cui ripartire per adattare la pratica didattica al nuovo scenario.

Molta flessibilità organizzativa


Se un tempo la flessibilità didattica era spesso utilizzata per lavorare in modo cooperativo e in piccolo gruppo, oggi a causa del distanziamento sociale si è costretti ad “adattare” le proposte ai diversi contesti per renderle fruibili a tutti. Che si tratti di didattica in presenza, di DDI o di Dad, si è costretti a rinunciare ad attività consolidate e utili al coinvolgimento e all’inclusione di tutti i bambini. Questo perché la nuova flessibilità organizzativa non facilita il lavoro dell’insegnante, che spesso si ritrova da solo a dover guidare gruppi in presenza e non. Il lavoro di progettazione diventa quindi ancor più fondamentale e richiede una rigorosa pianificazione per poter valorizzare tutte le risorse disponibili cercando di dare voce sia ai singoli che all’intero gruppo classe.
L’auspicio è che al termine di questo difficile periodo non vadano perse tutte quelle pratiche organizzative e didattiche conquistate dopo anni di impegno per arrivare ad una scuola in cui tutti e ciascuno possano trovare spazio e realizzazione personale.

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