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La Geografia secondo le Nuove Indicazioni

Intervista a Cristiano Giorda, docente presso l'Università di Torino, vicepresidente nazionale dell'Associazione Italiana Insegnanti di Geografia (AIIG) e membro della commissione di esperti per la Geografia delle Nuove Indicazioni nazionali

di Redazione GiuntiScuola31 marzo 20251 minuto di lettura
La Geografia secondo le Nuove Indicazioni | Giunti Scuola

D. Prof. Giorda, Lei è uno degli esperti disciplinari che hanno elaborato la bozza della parte di Geografia per le Nuove Indicazioni nazionali. Ci può spiegare quali sono le novità di rilievo rispetto alle Indicazioni vigenti e come si declinano nella pratica didattica?

R. Nella scuola primaria le maggiori novità sono tre:

1. il coinvolgimento delle emozioni e in particolare l’educazione al territorio intesa a partire dal rapporto personale con i luoghi e il paesaggio;

2. l’orientamento fisico e culturale inteso non più unicamente come localizzazione e movimento nello spazio ma come conoscenza delle diversità culturali e delle loro interazioni;

3. lo studio di territori, problemi e relazioni in ottica transcalare, cioè dal locale al globale: non come parti contrapposte ma come scale diverse attraverso le quali descrivere e interpretare il mondo, per esempio trovando il globale nel locale e viceversa. Tutto questo, a livello regionale, significherà andare oltre l’ottica limitata all’Italia che ha caratterizzato le recenti programmazioni scolastiche, costruendo la capacità di pensare lo spazio geografico anche a scala europea e mediterranea e a scala mondiale.

 

D. Ci sono nuovi argomenti che verranno introdotti nel curricolo?

R. Le Indicazioni Nazionali suggeriscono di iniziare già nella scuola primaria a introdurre due temi di grande rilevanza, il cambiamento climatico e le migrazioni, applicandoli in particolare alla scala italiana. Nell’ottica della transcalarità viene dato maggiore spazio allo studio dell’Europa e del mondo, inteso però come conoscenza delle caratteristiche fisico-politiche-culturali generali e non come studio di singoli Stati.

 

D. Qual è la matrice teorica di riferimento all’interno della quale ha lavorato l’équipe di esperti?

R. Il gruppo di esperti si è formato nell’ambito dell’Associazione Italiana Insegnanti di Geografia (AIIG), di cui io sono vicepresidente nazionale. Il nostro punto di riferimento è prima di tutto la Carta Internazionale sull’Educazione Geografica del 2016, che segue a quella fondamentale del 1992. Questo documento è frutto del lavoro nel tempo della Commissione sull’Educazione geografica dell’Unione Geografica Internazionale, e proietta l’insegnamento della Geografia in una dimensione scientifica internazionale.

Essa afferma che l’educazione geografica è indispensabile per lo sviluppo di cittadini responsabili e attivi nel mondo presente e futuro in quanto la Geografia è una disciplina in grado di informare, stimolare e sviluppare abilità a tutti i livelli della formazione e dell’educazione e di contribuire al godimento e alla comprensione del nostro mondo per tutta la durata della vita. Insomma, parte dall’idea che la Geografia serva a comprendere questioni ambientali, economiche, politiche, sociali e culturali e fornisca competenze di cittadinanza importanti per la vita delle persone e delle comunità.

 

D. Come si coniuga lo specifico sguardo sul mondo della Geografia con quello delle altre discipline, in particolare Storia, nella prospettiva dell’interdisciplinarità?

R. La scuola primaria lavora da molto tempo in prospettiva interdisciplinare e le Nuove Indicazioni per la Geografia favoriscono questo approccio perché valorizzano la capacità della Geografia di collegare argomenti di studio e problemi reali attraverso la dimensione spaziale. Anche la Storia svolge la funzione di ordinatore logico e di produttore di senso e spesso lo fa utilizzando le categorie geografiche e le relazioni tra territori, popolazioni, risorse ed economia, oppure attraverso strumenti geografici come le carte. L’alfabetizzazione geografica è quindi un supporto allo sviluppo e alla comprensione del discorso storico, ma lo è anche a quello delle altre materie, dalla Matematica alla Musica. Le nuove Indicazioni Nazionali forse possono aiutare gli insegnanti a vedere e a praticare anche le altre connessioni interdisciplinari, per esempio osservando il paesaggio attraverso i suoni, la letteratura o le rappresentazioni artistiche. Ma anche portando la Fisica, la Biologia e la Chimica nel territorio dove possono essere sperimentate attraverso fiumi, ambienti e materiali. La Matematica aiuta a capire come sono fatte le carte geografiche o come rappresentare i dati statistici. La Lingua straniera, col Clil, permette di parlare di Geografia acquisendo un lessico in altre lingue.

 

D. Una novità delle Nuove Indicazioni consiste nel dare spazio anche a suggerimenti metodologici. Come si può insegnare oggi questa Geografia aperta al mondo e alla cittadinanza?

R.  L’obiettivo è quello di far abbandonare l’approccio nozionistico che porta a risultati scadenti e fa odiare la Geografia ai bambini. Non c’è un solo adulto in Italia che ricordi l’elenco degli affluenti di destra e di sinistra del Po, nonostante li abbia studiati a memoria. E se li ricordasse, in ogni caso, non servirebbe a niente. La Geografia si memorizza se è collegata alle esperienze di vita, ai viaggi, alle emozioni provate nei luoghi, a partire dagli spazi scolastici. In questo modo sviluppa l’empatia e la capacità di comunicare i propri vissuti. Da qui si costruisce il linguaggio scientifico, perché abbiamo bisogno di parole precise per descrivere il mondo e comunicarlo, ma anche per interpretarlo e analizzarlo. Il passaggio finale è l’immaginazione al futuro: quella di un mondo più sostenibile ma anche più pacifico e giusto. Questo futuro ha bisogno di immaginazione, di creatività: è lo spazio in cui i bambini possono coltivare la speranza di un mondo migliore ma anche sviluppare le competenze per agire attivamente per il cambiamento.

 

Il futuro ha bisogno di immaginare un mondo più sostenibile, ma anche più pacifico e giusto.

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