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La documentazione educativa
È necessaria per riflettere, costruire tracce che non solo testimoniano i processi di apprendimento, ma li rendono possibili proprio perché visibili

Documentare non è solo un atto dovuto nei confronti delle famiglie, per trasparenza, per comunicare e rendere accessibile ciò che succede all’interno del servizio educativo, quali sono i momenti significativi, gli apprendimenti, le relazioni, le scoperte dei bambini che ci affidano.
È, anche, un atto etico nei confronti dei bambini stessi, il presupposto per rendere visibile la cultura dell’infanzia, per mostrare la novità, la bellezza e la profondità del loro pensiero, della loro visione del mondo.
È, infine, una condizione necessaria, anche se non sufficiente, sia per il singolo professionista dell’educazione per cercare il significato dell’esperienza, sostare sulle cose e rileggerle, sia per il gruppo di lavoro per confrontarsi, riconoscere possibilità, allargare punti di vista, elaborare ipotesi e individuare rilanci progettuali interessanti.
Ma che cosa significa esattamente documentare e quanto viene agito nei nostri servizi?
SCEGLIERE CHE COSA DOCUMENTARE
Innanzitutto, significa scegliere che cosa si vuole documentare, per quel gruppo di bambini, per quel nido, per quelle famiglie, in quel momento, in quella fase progettuale. Implica una riflessione, in cui mettere a fuoco gli obiettivi e i destinatari: che cosa e a chi vogliamo comunicare?
Questo è bene sia discusso e condiviso nel team, non lasciandolo mai implicito o dandolo per scontato, perché ci orienta e ci permette di essere più efficaci, in quello che è il secondo passaggio fondamentale del documentare, ovvero la scelta di immagini e parole.
Documentare diviene così dispositivo e fonte di apprendimento,
consolida un’identità professionale
e di gruppo, sostiene la riflessione
e il cambiamento
SELEZIONARE IMMAGINI E PAROLE
A monte dovremo aver condiviso gli strumenti che servono per documentare: macchina fotografica o cellulari, taccuino per appuntare frasi dei bambini, registratore per dialoghi più lunghi, contenitori per oggetti significativi, testi di riferimento.
Mi permetto un inciso che ritengo importante: mentre si è con i bambini è vietato l’uso del cellulare, una circolare del Miur di ormai molti anni fa lo esplicita, ed è da ricordare, perché i bambini sono spesso circondati da sguardi distratti di adulti troppo assorbiti dal cellulare, cosa che non può ripetersi nel nido. Tuttavia, i cellulari hanno reso accessibili e unificato molte funzionalità, quindi non possiamo negare che siano una risorsa che rende più diffusa la possibilità di documentare: hanno spesso ottiche molto valide, migliori di tante macchine digitali, hanno il registratore, la possibilità di far video…
Sono dunque strumenti efficaci e duttili da usare con consapevolezza, tenendoli per esempio in “modalità aereo”, evitando che diventino elementi di disturbo al nostro essere con i bambini pienamente concentrati: ricordando la normativa sulla privacy, non conserviamo le foto sul cellulare personale, ma scarichiamole in un computer del servizio.
DECIDERE COME PRESENTARE
Per poter documentare dobbiamo allenare lo sguardo a osservare, anche attraverso foto e video, anche se le sole immagini non bastano: servono le parole, sia dei bambini che degli adulti, cui si possono aggiungere elaborati, grafiche, oggetti. Soprattutto serve un tempo dedicato in cui ragionare, selezionare, comporre immagini, parole, spazi vuoti, affinché quella documentazione comunichi veramente ciò che ci eravamo prefissi.
Ciascun educatore deve documentare, in qualche forma, perché è atto irrinunciabile e non delegabile del proprio essere professionista dell’educazione. Tuttavia, le documentazioni finali, specie quelle che vengono esposte a parete, richiedono molto lavoro di dettaglio, competenze digitali, grafiche, estetiche (faccio riferimento qui a un’idea di estetica “pulita”, armoniosa, non certo a forme di “abbellimento” infantilizzanti e stereotipate): è bene riconoscere i talenti, non serve che tutti facciano tutto, quindi la realizzazione di quanto si è pensato può essere affidata a chi è più portato e interessato.
Ciò che è importante è che alla fine si arrivi a una documentazione che è stata condivisa, che ciascun educatore riconosce e in cui si riconosce per intenti, contenuti, modalità.
Malavasi, L., Zoccatelli, B. (2019). Documentare le progettualità al nido e alla scuola dell’infanzia. Reggio Emila: Edizioni Junior.
Nicolli, S. (2018). Narrare la scuola. Insegnanti riflessivi e documentazione didattica. Trieste: Asterios Editore.