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La comunicazione che precede il linguaggio
L’apprendimento del linguaggio è un esercizio complesso e multiforme in cui suoni e movimenti hanno un ruolo attivante e strutturante

Un neonato di due mesi produce dei leggeri vocalizzi in risposta al linguaggio degli altri. Verso i tre-quattro mesi lo si può udire ripetere lo stesso suono molte volte (la-la-la-la, go- go-go-go) in una sequenza che per l’andamento ondulatorio che la caratterizza è stata definita “lallazione”.
Tra i cinque-sei e i dieci-dodici mesi i bambini balbettano, producono cioè delle coppie di sillabe (ma- ma, pa-pa, du-du) a cui con l’intervento degli adulti incominciano ad associare i primi significati. Le frasi di due parole (mamma pappa, palla bimbo) compaiono invece tra i diciotto e i ventiquattro mesi: ne consegue che fino all’età di un anno e mezzo-due anni, a volte anche oltre, i bambini non parlano. Non parlare però non significa che essi non siano in grado di comunicare. Non c’è bisogno di parlare per comunicare e ciò vale per i bambini come per gli adulti. È noto da tempo che la gestualità è una forma importante di comunicazione tra il bambino e i suoi genitori e coloro che lo accudiscono.
I RISULTATI DI UNA RICERCA
In uno studio approfondito, 140 bambini furono osservati per tre anni a partire dall’età di undici mesi nelle interazioni con i loro familiari (Linda Acredolo e Susan Goodwyn dell’Università della California, 1996). Un terzo dei genitori furono incoraggiati a cercare di insegnare ai bambini un linguaggio a segni, mentre i genitori delle restanti famiglie non furono istruiti in tal senso.
Sottoponendo i bambini a una serie di test, le ricercatrici trovarono che quei bambini che erano stati incoraggiati a esprimersi con la gestualità avevano una comunicazione più ricca, verbale e non verbale, rispetto agli altri bambini.
UN EPISODIO SIGNIFICATIVO
Ecco un episodio significativo, tra i tanti, emerso nel corso della ricerca: “Benché sia troppo piccola per dire più di qualche parola, Jennifer, una bambina di tredici mesi, ama molto i libri. Quando il suo papà si siede sul divano la sera dopo cena, Jennifer trotterella fino a lui, gli mostra le mani unite con le palme in alto, poi le apre e le chiude. E subito il papà l’accontenta, dicendo: ‘Oh, bene. Prendiamo un bel libro da leggere’. Jennifer si allontana e poco dopo torna con il suo libro di animali preferito, si accoccola vicino al padre e inizia a girare le pagine. Poi si ferma a guardare con interesse una figura, si passa più volte un ditino di traverso sul petto e alza gli occhi verso il padre, che dice: “Brava Jennifer, è proprio una zebra”.
La scena continua con la bambina che riconosce gli animali e quello che fanno senza pronunciare delle parole: parole che ancora non conosce e che comunque non sarebbe in grado di pronunciare. Pur senza parlare la bambina ha comunicato al padre che cosa c’è nel libro e lui ha capito. Lo ha fatto con i mezzi di cui dispone, ossia dei segni motori. Ciò che la ricerca ha dimostrato è che il bisogno e il desiderio di comunicare sorgono nei bambini molto prima che l’apparato vocale consenta loro di pronunciare delle parole. Poiché il bisogno di comunicare insorge molto presto, tornano molto utili le abilità motorie più sviluppate di quelle linguistiche.
Secondo le ricercatrici l’uso dei gesti per esprimersi quando ancora il linguaggio verbale non è disponibile è una strategia innata e spontanea, già presente nella fase del balbettio. I gesti a questa età hanno un valore espressivo, come avviene anche tra gli adulti quando usano gesti, mimiche e movimenti per dare maggiore risalto alle frasi che stanno pronunciando.
L'IMPORTANZA DEI MOVIMENTI
Che i movimenti siano significativi per i bambini piccoli e attirino la loro attenzione è dimostrato an-che da un altro esperimento condotto dallo psicologo David Lewkowicz, il quale ha notato come tra i sei e i dodici mesi i bambini mostrino un vivo interesse per i movimenti delle labbra delle persone che si rivolgono loro. I piccoli si concentrano sulla bocca nel tentativo di imitare l’adulto e di captare i significati collegati ai suoni che questi pronuncia. Secondo Lewkowicz, l’attenzione concentrata sulla cavità orale e i movimenti delle labbra è essenziale per l’apprendimento del linguaggio. Più un bambino tra i sei e i dodici mesi si concentra sui movimenti delle labbra, migliori saranno le sue performance verbali all’età di due anni.
CONCLUSIONI
Alla luce di questi risultati, l’apprendimento del linguaggio appare dunque come un esercizio complesso e multiforme in cui non soltanto i suoni, ma anche i movimenti, del bambino e dei suoi interlo- cutori, hanno un ruolo attivante e strutturante. Evitiamo dunque di metterli davanti agli schermi nei primi tre anni di vita, quando vengono poste le basi della comunicazione e del linguaggio, verbale e non verbale. Concediamogli invece la nostra presenza e consentiamogli di esprimersi nei modi che, per età, sono a lui più congeniali.