Multicultura

Osservatorio Scuola Primaria • Anteprima novembre 2011

Scuola: sarà trascurata dal nuovo ministro?

Un primo aspetto da rilevare &egrave; che nella scuola primaria i risultati riguardanti gli apprendimenti si attestano sulla media europea e dunque questo grado scolastica registra una tenuta complessiva rispetto ai risultati ottenuti. Questa situazione va peggiorando progressivamente, anche se in modo diverso tra le varie aree del Paese, in particolare i dati mettono in luce una netta polarizzazione tra Nord e Sud dell&rsquo;Italia.

Sul piano didattico si assiste ad un certo fermento: le scuole aderenti ad Avanguardie educative costituiscono ormai il 20% del totale delle istituzioni scolastiche; nella scuola primaria &egrave; significativamente diffusa l&rsquo;esperienza delle Scuole senza zaino. A livello di scuola superiore, le reti degli istituti tecnici e professionali portano avanti un discorso innovativo molto interessante basato sullo stretto legame tra studio e attivit&agrave; laboratoriale, attraverso l&rsquo;utilizzo dei margini concessi dall&rsquo;autonomia scolastica. Un altro dato interessante da segnalare &egrave; l&rsquo;alto tasso di occupabilit&agrave; per chi frequenta un ITS post-secondario (Istituto Tecnico Superiore).

Docenti, et&agrave; media alta e retribuzione bassa

Interessanti appaiono infine alcuni dati concernenti i docenti. Innanzi tutto, l&rsquo;analisi dell&rsquo;et&agrave; media degli insegnanti (riferita ai docenti di scuola secondaria di I e II grado) svela che l&rsquo;Italia ha la classe magistrale pi&ugrave; anziana, con un&rsquo;et&agrave; media di 50,2 anni. Si pu&ograve; cogliere la differenza rispetto agli altri Paesi se si considera che in Germania l&rsquo;et&agrave; media &egrave; di 46,3 anni, in Spagna 45,8, in Francia 44,3 e in Regno Unito 39,9. Evidentemente un&rsquo;et&agrave; media pi&ugrave; o meno alta avr&agrave; impatti diversi sull&rsquo;offerta didattica e formativa erogata agli studenti.

Infine, per quanto concerne gli aspetti retributivi, assodato che la retribuzione media dei docenti italiani risulta pi&ugrave; bassa rispetto a quella dei colleghi degli altri Paesi sia a inizio che a fine carriera, un dato interessante da rimarcare &egrave; che i docenti italiani conseguono il livello massimo di retribuzione solo negli ultimi anni di carriera (esattamente dopo 39 anni di servizio) a differenza di quanto avviene all&rsquo;estero: in Finlandia dopo 20 anni, in Belgio dopo 27, nel Regno Unito dopo 15, con un&rsquo;ulteriore progressione affidata soprattutto a un sistema di incentivi e incarichi individuali. Inoltre in Italia l&rsquo;aumento di retribuzione &egrave; legato esclusivamente all&rsquo;anzianit&agrave; di servizio non essendo previste forme di diverse di crescita professionale e di incrementi stipendiali se non quelli effimeri legati al FIS.

I dati negativi sono storicamente conosciuti, anche se finora non si &egrave; riusciti a trovare una soluzione.

Innanzi tutto gli studenti italiani dichiarano di essere stressati dalla scuola. Questo dato va progressivamente aumentando dagli 11 anni (meno del 40%) ai 15 anni (pi&ugrave; del 60% di ragazzi che si dichiarano stressati). Insomma, abbandonata la scuola primaria, gli allievi accusano disagio a stare a scuola.

Contrariamente a quanto si crede, nel raffronto internazionale l&rsquo;Italia ha un basso rapporto insegnante/alunni. Se si considera il numero complessivo di docenti in servizio e il numero complessivo di alunni frequentanti, nella scuola primaria italiana il rapporto &egrave; di 11,4 alunni per insegnante (il pi&ugrave; basso in Europa), a fronte dei 13,6 della Spagna, 14,1 della Germania, 18,8 della Francia e 19,9 del Regno Unito. Insomma, rispetto agli altri Paesi il numero dei docenti in Italia &egrave; decisamente alto in relazione alla popolazione scolastica accolta. (Questi dati non sono dissimili da quelli riguardanti la scuola secondaria di secondo grado).

Sempre in riferimento agli studenti, emergono dati che nel tempo si sono stabilizzati e che assegnano all&rsquo;Italia poco invidiabili primati all&rsquo;interno del panorama internazionale. Cos&igrave;, ad esempio, per quanto concerne la dispersione scolastica, ossia quell&rsquo;insieme di fenomeni che rendono difficoltosa la frequenza scolastica (bocciature, ripetenze, abbandoni ecc.) e che porta all&rsquo;insuccesso scolastico, il suo livello di diffusione appare molto pi&ugrave; accentuato in Italia che negli altri Paesi. I dati disponibili si riferiscono al 2018 e alla fascia di et&agrave; 15-19 anni; gli italiani registrano una percentuale pi&ugrave; alta rispetto agli altri partner dell&rsquo;UE, 14,7% contro il 13,6 della Germania, il 13,0 della Francia e il 12,8 della Spagna. Se poi si va ad analizzare il dato interno in riferimento alla cosiddetta &ldquo;dispersione implicita&rdquo; (ossia la percentuale di studenti che al termine del loro iter scolastico non hanno acquisito le competenze fondamentali nelle materie monitorate dall&#39;Invalsi, italiano, matematica e inglese), notiamo una variazione notevole tra la Calabria 16,25% (dato peggiore) e Provincia Autonoma di Trento 1,09% (dato migliore).

Ancor pi&ugrave; grave &egrave; il fenomeno dei NEET (Not in Education, Employment or Training), ossia quei ragazzi tra i 15 e i 24 anni che non lavorano (e quindi sono disoccupati o inattivi) e non frequentano

corsi formali d&#39;istruzione. In Italia questo dato raggiunge il 23,2% della popolazione interessata contro il 15,7% della Spagna e il 7,7% della Germania (per citare solo alcuni esempi).

Il malessere degli studenti

Il volume <a href="https://www.giuntiscuola.it/parascolastico/scuola-i-numeri-da-cambiare" target="_blank">Scuola, i numeri da cambiare</a>, curato da Fondazione Rocca e Associazione TreeLLLe e edito da Giunti Scuola, verifica l&rsquo;efficacia e l&rsquo;efficienza del nostro sistema scolastico e formativo in rapporto agli altri Paesi. Il dossier contiene una mole interessante di dati e ci consente di valutare lo stato di salute della nostra scuola. Il confronto con i sistemi scolastici stranieri &egrave; impietoso sotto molti punti di vista. Ma vediamo alcuni dati importanti, partendo da quelli positivi.

L&#39;istruzione che funziona: le primarie, le secondarie, gli ITS

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