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Giorgio Parisi e la bellezza del caos: “Educare alla scienza fin dalla scuola dell'infanzia”

Il professore premio Nobel non è un genio solitario ma un maestro attento ai suoi studenti, all'importanza dell'istruzione e della ricerca, alle meraviglie della Natura

di Franco Lorenzoni08 ottobre 20213 minuti di lettura
Giorgio Parisi e la bellezza del caos: “Educare alla scienza fin dalla scuola dell'infanzia” | Giunti Scuola

Sono molte le ragioni per essere felici dell’assegnazione del premio Nobel per la fisica a Giorgio Parisi.

Appena ricevuto il prestigioso riconoscimento il grande scienziato ha parlato della sua facoltà, della scuola romana e dei suoi maestri, tra cui Nicola Cabibbo che avrebbe meritato anche lui il Nobel. Giorgio Parisi è certamente un genio, ma è nel confronto con altri e in gruppo, in una scuola, che cresce la ricerca e l’intelligenza collettiva che porta alle scoperte più straordinarie.

L’entusiasmo con cui hanno accolto la notizia i suoi studenti e l’affetto con cui parlano di lui mostra quanto sia falsa la contrapposizione tra ricerca e didattica dentro l’Università. Quanto sbaglino quei professori che trattano con sufficienza e superficialità il rapporto con i loro allievi e la didattica, come se sottraesse tempo ed energia a cose più importanti. Si può essere bravi professori attenti agli studenti e vincere un Nobel.

Lo spirito scientifico è strutturalmente laico, aperto, nemico di ogni dogmatismo. Quando fu invitato Papa Benedetto XVI a inaugurare l’anno accademico della Sapienza, Giorgio Parisi fu tra i pochi professori che si opposero con decisione a quella scelta scioccamente reverenziale e inopportuna.

Quando la ministra Gelmini tagliò i fondi alla ricerca e all’Università Giorgio Parisi scese in piazza con altri ricercatori e portò una lavagna di ardesia di fronte a Montecitorio. C’era scritto “La ricerca non è una spesa per lo Stato, ma un investimento”.  Frase elementare ed evidente, purtroppo dimenticata da troppi politici che governano l’Italia, che è uno dei paesi d’Europa che investono meno in scuola, ricerca e istruzione.

Giorgio Parisi ha ricordato che l’educazione alla scienza va iniziata fin dalla scuola dell’infanzia. Carlo Bernardini, un altro fisico della scuola romana, quando condusse un’esperienza educativa in una Scuola dell’infanzia a Scandicci, scoprì che i più piccoli, nel loro ragionare, sono capaci di una “scientificità non specifica” assente in gran parte di noi adulti. Le sue osservazioni lo portarono ad affermare che i ragionamenti di bambine e bambini di 4 e 5 anni hanno tre requisiti fondamentali: la sincerità, che li porta a non alterare la realtà osservata; la capacità di fare domande; la capacità di modificare le proprie opinioni senza troppo imbarazzo, in presenza di elementi nuovi. Fare incontrare in modo vivo e vivace la natura e la scienza a ogni età contribuirebbe non poco a dare senso e bellezza alla ricerca e allo studio nella scuola.

La fisica, oltre a donarci scoperte che cambiano radicalmente le nostre vite, produce continuamente metafore di rara bellezza. Ho letto che Parisi cita spesso Eraclito, che ci ha lasciato questo misterioso frammento:

“In un mucchio di rifiuti gettati a caso c’è l’ordine più bello”.

“Trovare un ordine nel caos è per me la cosa più bella”, afferma lo scienziato romano parlando delle sue ricerche nei campi più diversi. Quest’ordine nascosto lo ha cercato negli atomi e nell’infinitamente piccolo così come nel cosmo sconfinato. Ma il fatto che sia riuscito a osservare con il linguaggio della matematica e della fisica anche l’ordine che si nasconde nel caos del volo degli storni, aiuta noi, che abbiamo difficoltà a comprendere le sue scoperte, a intuire la bellezza di queste sorprendenti relazioni. E ci riempie di gioia. 

Illustrazione Parisi: Niklas Elmehed © Nobel Prize

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