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Giocare a colori
“Colori” è un gioco che offre la possibilità di muoversi, ascoltare e inventare storie collettive, partecipare anche se non si conosce bene l'italiano, apprendere nuove parole per nuovi discorsi. Di Antonio Di Pietro
Eccomi
con i bambini in un cerchio di sedie
. Dal taschino della mia camicia tiro fuori un cartoncino rosso e dico: «Rosso!» e lo porto a una bambina.
Dalla tasca posteriore dei jeans esce un cartoncino «Verde!». Invece dal taschino interno della giacca, spunta un cartoncino «Rosa!».
Ogni volta che estraggo un cartoncino lo porto a un bambino che ancora non ce l'ha, facendo in modo che
lo stesso colore lo abbiano almeno in quattro
.
Via via che mostro i cartoncini i bambini iniziano a
dire il colore
corrispondente. Anzi, dopo un po' anticipano il nome del colore appena vedono dove porto la mano... ma in ogni taschino ho messo tre colori uguali e due diversi!
Tutto ciò mi permette di far nominare i colori e tenere alta l'attenzione su questo momento ripetitivo. La “ridondanza ludica” è un modo per sostenere le competenze e non risultare (spero!) noiosi.
Colori in movimento
Una volta che tutti hanno il proprio colore: «Se dico “rosso” tutti quelli che hanno il “rosso” si alzano e vanno a sedersi su un'altra sedia... rosso!». E così i bambini
iniziano a cambiare di posto
ogni volta che nomino il colore del cartoncino che ciascuno ha messo nel proprio taschino.
Inizio a raccontare una storia di vita quotidiana. Scelgo di rimanere aderente alla realtà per
nominare cose (utili) alla vita di tutti i giorni
: «Un signore di nome Antonio, si sveglia e beve un po' di latte... bianco!».
Ma il gioco non va come me lo aspettavo: i bambini mi guardano restando fermi a sedere. Ripeto: «Se dico “bianco”, chi ha il bianco può alzarsi e cambiare sedia. Un signore di nome Antonio, si sveglia e beve un po' di latte... bianco!». Qualcuno mi guarda quasi per chiedere il permesso, altri si alzano un po' dubbiosi, poi inizia un
movimento di colori
.
Riprendo il racconto: «Antonio si veste per uscire e si mette una giacca... verde!». Si alzano quelli con il cartoncino verde, uno con il cartoncino rosso, due vanno a sedersi su un'altra sedia, uno fa un paio di giravolte, un altro si alza e si risiede al solito posto: tutto questo fa parte del gioco.
Mi tolgo la giacca e la offro a una bambina che la indossa con orgoglio. Chiedo: «Vuoi dire tu come continua la storia?». E lei, dopo un po' di silenzio: «Rosso!». Lentamente sostengo i bambini con la giacca a continuare la storia: «Antonio ha una macchina di colore...» e Alessandro: «Nero!». Fuad: «Antonio arriva a scuola. Il cancello è giallo!». La storia continua fin quando mi rimetto la giacca per concludere il gioco: «A scuola c'era un albero.... verde! Uno zaino... rosa! Un giocattolo... verde! Un libro... rosso! Un disegno... bianco!».
Storie a colori... e non solo
La prossima volta che proporrò questo gioco, invece dei cartoncini colorati
utilizzerò oggetti o immagini
di un altro campo semantico: giocattoli, utensili, animali, mezzi di trasporto...
PS: questa “ludografia” l'ho scritta su un... «Treno! ...Rosso!».