Multicultura

Osservatorio Scuola Primaria • Anteprima novembre 2011

Scuola: sarà trascurata dal nuovo ministro?

La cosiddetta &ldquo;formazione incentivata&rdquo; &egrave; stata introdotta con decreto-legge 36/2022 e prevede, molto schematicamente, la possibilit&agrave; per i docenti di ottenere un assegno annuale ad personam di importo pari a &euro; 5.659,00 dopo aver frequentato un percorso triennale di formazione valutato positivamente. In realt&agrave; la misura interesser&agrave; un contingente non superiore a 8.000 unit&agrave; ogni anno a partire dall&rsquo;a.s. 2032/33.

Nel mese di dicembre 2023 il Ministero dell&rsquo;Istruzione e del Merito ha trasmesso al Consiglio Superiore della Pubblica Istruzione (CSPI) per il previsto parere lo schema del decreto interministeriale che disciplina le modalit&agrave; di valutazione dei percorsi della formazione incentivata. Il parere del CSPI &egrave; fortemente negativo, come d&rsquo;altro canto negative sono state le reazioni delle organizzazioni sindacali di categoria.

I motivi di tale rigetto sono molteplici: il conflitto con le procedure contrattuali, l&rsquo;ingerenza della Scuola di Alta Formazione con le competenze del collegio dei docenti in tema di formazione, alcune contraddizioni e ambiguit&agrave; concettuali e procedurali. In questo intervento punter&ograve; l&rsquo;attenzione sulla valutazione dei percorsi formativi.

Per la verit&agrave;, per come &egrave; strutturata, la bozza di decreto pi&ugrave; che valutare i percorsi di formazione incentivata si configura come una vera e propria valutazione dell&rsquo;operato del docente. Infatti, il comitato di valutazione dei docenti, cui il decreto demanda tale compito (ma senza modificare n&eacute; l&rsquo;articolo 11 del decreto legislativo 297/1994, n&eacute; l&rsquo;art. 1 comma 129 della L. 107/2015 relativamente alla composizione e alle funzioni del comitato), &egrave; chiamato a esprimere una valutazione, con attribuzione di un punteggio, tenendo conto &ldquo;dei risultati ottenuti in termini di raggiungimento degli obiettivi formativi e di miglioramento degli indicatori di performance declinati dall&rsquo;istituzione scolastica secondo il proprio piano triennale dell&rsquo;offerta formativa.&rdquo;

Inoltre lo stesso comitato pu&ograve; effettuare &ldquo;specifici colloqui&rdquo; per accertare i &ldquo;progressi di professionalit&agrave; e dell&rsquo;impatto delle azioni formative seguite&rdquo; e dunque non solo per verificare i contenuti della relazione presentata dal docente e le competenze acquisite. Insomma, viene ampliato (e snaturato) il ruolo del comitato di valutazione e la stessa valutazione del triennio formativo.

Beninteso, l&rsquo;idea di valutare l&rsquo;attivit&agrave; professionale dei docenti non &egrave; campata in aria (e anzi sarebbe ora che il nostro sistema scolastico se ne dotasse come avviene in tutti i Paesi avanzati), ma l&rsquo;inserimento surrettizio di questa innovazione all&rsquo;interno di un provvedimento che riguarda la formazione in servizio dei docenti (ancorch&eacute; &ldquo;incentivata&rdquo;) ne stravolge il senso e la funzione, creando un equivoco interpretativo e procedurale di cui non si sentiva la mancanza. Infatti vien da chiedersi: i comitati di valutazione dovranno valutare il percorso formativo triennale compiuto dai docenti ai fini della &ldquo;incentivazione&rdquo; della formazione o la professionalit&agrave; complessiva degli insegnanti in questione? Si pu&ograve; obiettare che i due aspetti sono fortemente intrecciati tra loro, e questo &egrave; vero. Ma la valutazione complessiva dell&rsquo;azione del docente va oltre la partecipazione ai percorsi formativi e richiede strumenti e modalit&agrave; di rilevazione diversi e forse pi&ugrave; sofisticati. Mettere insieme le due cose &egrave; indice di pressappochismo.

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La formazione “incentivata” dei docenti