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Fare storie a scuola

“Fare storie” può diventare, nel contesto scolastico, uno strumento efficace di crescita, apprendimento, divertimento e analisi di ciò che accade intorno a noi.

di Valentina Mossa, Valeria Bianchi Mian, Maria Sole Pipino21 ottobre 20241 minuto di lettura
Fare storie a scuola | Giunti Scuola

Affinché l’apprendimento possa essere efficace non può prescindere da una buona dose di creatività, curiosità e fantasia. Ecco allora che il “Fare storie” può diventare, nel contesto scolastico, uno strumento efficace di crescita, apprendimento, divertimento e analisi di ciò che accade intorno a noi. Le storie, con la loro capacità di emozionare, nel senso più ampio del termine, sono in grado di aprire spazi di pensiero differenti, profondi, di darci nuove chiavi di lettura del mondo intorno a noi.

“Non penso che si debba cercare di parlare come il bambino”, ci spiega Rodari, “ma di parlare come il mondo di oggi. Il mondo parla al bambino non solo attraverso le parole del genitore, ma anche attraverso le immagini, attraverso le macchine, attraverso tutto quello che lo anima oggi. E non bamboleggiando ma, semmai, un gradino più in su, perché al bambino piace salire un po’, perciò il linguaggio deve farlo crescere”. E forse sta proprio qui, in queste parole, l’essenza del “Fare storie” al servizio della crescita, dell'apprendimento, della scuola di oggi.

 

Storie collaborative

Quando le storie sono sviluppate in collaborazione tendono ad avere un impatto terapeutico maggiore, poiché il bambino partecipa alla creazione della storia, alla soluzione del problema e al conseguimento dell'esito.

Per dare vita a una storia collaborativa, gli insegnanti possono coinvolgere gli alunni nel racconto: dopo aver cominciato a raccontare una storia, possibilmente con un problema/situazione/vissuto analogo a ciò che si sta affrontando nel percorso scolastico, si può chiedere loro: “Che cosa pensi che accadrà dopo?”. Ponendo sempre più domande si può permettere ai bambini di continuare a esplorare il racconto e, quindi, l’argomento trattato. Un altro modo per coinvolgerli nella creazione di una storia è quello di chiedergli di scrivere una storia che possa soddisfare domande come: “Dato un determinato problema, chi pensi possa aiutare il protagonista a risolverlo? Che cosa dovrà fare per venirne a capo? Come credi che andrà a finire la storia?”.

 

Coinvolgere i bambini nelle storie

I bambini, soprattutto quelli più piccoli, ci raccontano le loro storie di vita attraverso il gioco. La creazione di storie può quindi essere integrata e potenziata dall'uso del gioco con immagini, disegni, oggetti, marionette, bambole e carte! Ed è proprio con un gioco di carte che si possono co-costruire storie meravigliose: il Gioco delle “Carte di Propp” proposto a partire dagli anni '70 dal grande Maestro Gianni Rodari.

Le Carte di Propp non nascono co me gioco ma affondano le loro radici nella linguistica e nella antropologia. Vladimir Propp (2000), infatti, analizzando la struttura delle fiabe popolari, giunge a formulare tre principi:

1. Gli elementi costanti e stabili della fiaba sono le funzioni dei personaggi.

2. Il numero di queste funzioni è limitato (Propp individua 31 funzioni, Rodari ne seleziona 20).

3. La successione delle funzioni è sempre identica.

 

Tra le funzioni individuate da Propp e più facilmente rintracciabili nelle storie/fiabe inventate dai bambini possiamo rintracciare, per esempio:

  • DIVIETO (pensate ad Hansel e Gretel; la mamma aveva vietato loro di addentrarsi nel bosco).
  • INFRAZIONE (Hansel e Gretel si addentrano comunque nel bosco).
  • MANCANZA (qualcosa/qualcuno che manca, di cui abbiamo bisogno, come una principessa da liberare dalle segrete di un castello).
    Chiunque può creare un proprio mazzetto di Carte di Propp scegliendo tra le 31 funzioni suggerite dall'autore o tra le 20 proposte da Rodari, disegnando le funzioni e scrivendo sulla carta il titolo della funzione o del tema.
    Con le bambine e i bambini, in una sorta di gioco di carte, si può giocare a costruire insieme una storia. Ogni carta di Propp rappresenta un intero spaccato del mondo fiabesco e ogni funzione si dimostra essere ricca di appelli al mondo personale del bambino. Per esempio, leggendo su una carta la funzione “divieto”, sarà subito in grado di entrare in contatto con le proprie esperienze di divieto (“non toccare”, “non giocare con l'acqua”, “non andare a dormire troppo tardi” ecc.) (Bianchi Mian, Mossa, Pipino, 2024).

 

Esperienze di fiabazione

Come ulteriore suggerimento per gli insegnanti, ricordando una serie di esperienze di fiabazione con le scuole primarie (condotte tra il 2014 e il 2019) Bianchi Mian propone:

  • Il testo magico: l'insegnante legge un testo (in questo caso una filastrocca) che fornisce lo stimolo al gruppo, dopo di che passa alla parte espressiva. Il gioco prevede che i bambini scrivano ognuno la propria “parola chiave”, ovvero quella che rimane loro in testa dopo l'ascolto. A questo punto, con le parole così ottenute, trascritte alla lavagna in ordine sparso, si costruisce un nuovo racconto corale, declamato ad alta voce, inserendo un pezzetto di storia a testa e avendo cura di citare la parola scelta (la propria o quella ricordata da altri). Questa pratica allena la capacità di non dare mai le storie per scontate.
  • Le storie a sorpresa (per i bambini del biennio): in questo gioco, che allena alla tolleranza e allo scambio relazionale, ognuno comincia a scrivere una storia ma si limita a una sola frase, a partire dal classico “C'era una volta un/una…”. Avremo dunque tanti incipit quanti sono i partecipanti. A questo punto ognuno slitta di posto e continua a scrivere proseguendo il testo del proprio vicino di banco. Si percorre così tutta una fila di banchi, narrando pezzi di trama a partire dagli incipit avviati dagli altri finché, compiuto il giro della fila, si ritorna al proprio posto e si “scopre” una storia del tutto inaspettata. Alla fine, ci si diverte a rileggere in gruppo le “storie a sorpresa”.

Narrare in definitiva è un gioco serio, capace di condurci a conoscere il mondo e addirittura a cocostruirlo.

 

Per approfondire

  • — Bianchi Mian V., Mossa, V., Pipino M.S. (2024). Fare storie. Metodologie, tecniche ed esperienze di storytelling e scrittura terapeutica in psicologia. Firenze: Giunti.

 

Per saperne di più

Propp, V. (2000). Morfologia della Fiaba. Torino: Einaudi.

Rodari, G. (2013). La grammatica della fantasia. Torino: Einaudi Ragazzi.

Scuola primaria

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