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Per fare i conti con la vergogna
Conoscere per prevenire il fenomeno del bullismo e del cyberbullismo

Dalla vergogna alla colpa
Nel campionario delle emozioni con cui un bambino si deve confrontare c’è la vergogna, che è un sentimento intricato. È un sentire con molte sfumature, uno stato d’animo complesso che coinvolge molti elementi sia di tipo pulsionale che cognitivo e relazionale.
Quasi sempre la vergogna o l’imbarazzo, che rientrano nella stessa categoria di emozioni ma hanno intensità e durate diverse, rimandano al disagio che si prova quando si teme il giudizio e la valutazione di un altro.
Si tratta di un sentimento difficile da tollerare, soprattutto durante l’infanzia, che porta il bambino e a nascondersi a coprirsi fisicamente, perché spesso è collegato al corpo.
Infatti il bambino comincia a provare il sentimento della vergogna proprio in relazione all’esposizione di parti del proprio corpo ritenute intime e private, e questo avviene tra i 2 e i 4 anni, quando diventa importante e significativa la relazione con i genitori e gli altri adulti.
Ben presto, però, vergogna e imbarazzo si provano anche per pensieri e azioni che possono venire considerati negativi o non “allineati” con il giudizio degli altri.
Quando assale l’imbarazzo e più ancora la vergona, il bambino prova la sensazione di essere come “messo a nudo” di fronte agli altri, in mostra con le proprie parti sbagliate, negative e inaccettabili. Gli esseri umani, i bambini fin da piccolissimi, sono geneticamente predisposti a empatizzare con gli altri; questo accade anche perché empatia e altruismo sono elementi che favoriscono il processo di adattamento. Ma se l’emozione della vergogna viene associata a pensieri negativi o a esperienze di derisione del corpo o di offese sul comportamento, queste sensazioni di disagio e imbarazzo si manifestano con azioni di aggressività e rabbia verso se stessi.
A questo punto compare il senso di colpa, che è la sensazione di essere colpevoli e soprattutto sbagliati. Il bambino quindi pensa, più o meno: “Se mi offendono e mi prendono in giro, se mi fanno del male è perché me lo merito; sono io il responsabile, sono io che sbaglio sempre, mi comporto male, sono cattivo".
Riflettere sulla rabbia con i bambini
Leggiamo ai bambini la storia di Sofia.
Sofia che inciampa per la via
Una mattina Sofia si sveglia tardi per andare a scuola e, preso lo zaino, si mette a correre per non arrivare in ritardo. Beh, si fa per dire, corre come corrono le tartarughe! Purtroppo piove forte e Sofia cerca di muoversi più in fretta che può con le sue piccole zampette. Ha il respiro affannato, il cuoricino che batte forte mentre la pioggia le bagna gli occhi e le impedisce di vedere bene. Così non si accorge di un brutto sasso in mezzo alla strada che la fa inciampare. Distesa sulla sua corazza dura e con la pancia all’aria, non riesce a raddrizzarsi mentre scivola nel fango. Sofia cerca con tutte le sue forze di girarsi, ma inutilmente, e mentre fa ogni sforzo per rialzarsi arrivano i suoi compagni di scuola, quei tartarughini antipatici che spesso la prendono in giro e la offendono. Vorrebbe nascondersi, ma quelli hanno già cominciato a deriderla. Un paio si mettono a cantare:
“O Sofia mia Sofia
che ci fai per la via?
Corri sempre come un treno
E ogni volta non hai freno
Ma se passi accanto al fango
Ci cadi dentro e io non piango
O Sofia mia Sofia
sei la più brutta che ci sia!”
Sofia allora esplode in un pianto a dirotto e le lacrime scendono sul musetto rugoso che diventa tutto rosso per la vergogna, o almeno le pare, perché nelle tartarughe il rossore non si vede, visto che ce l’hanno verde o grigio. Vorrebbe prendere a calci i suoi compagni, ma… non riesce a muoversi! Prova molta rabbia, ma anche imbarazzo e disagio. Vorrebbe sparire, nascondere la sua testolina dentro la sua corazza per proteggersi. Sta male ed è piena di rabbia, ma soprattutto si sente in colpa! Sì, si sente stupida perché non ha visto il sasso che l’ha fatta cadere. È lei che ha sbagliato e non è capace di stare in piedi. È lei che se ne sta a gambe all’aria in quella brutta posizione che fa ridere tutti! Vorrebbe nascondersi agli occhi di tutti e poi far sparire i suoi compagni. Ma a quel punto, mentre lei piange in silenzio…
Attività con la filastrocca
- Chiediamo ai bambini di immaginare come può finire la storia e di trovare una conclusione positiva per Sofia.
- Formiamo un cerchio e leggiamo la storia in maniera drammaturgica, mimandola e interpretando la parte di Sofia. Poi rileggiamola, chiedendo ai bambini di mimare le parti della storia che riguardano i sentimenti di rabbia, imbarazzo e vergogna.
- Invitiamoli a disegnare ciò che li ha colpiti di più della storia.
- Domandiamo di ricordare un momento in cui hanno provato il sentimento della vergona o dell’imbarazzo, quando si sono sentiti presi in giro, quando qualcuno li ha offesi. Con i più piccoli facciamo raccontare a voce, a turno, quello che gli è venuto in mente; i più grandi possono scrivere brevemente il ricordo da leggere poi al gruppo.
- Con i più grandi, organizziamo piccoli gruppi di 3 bambini: a turno uno racconta e gli altri ascoltano senza intervenire, poi ciascuno dice agli altri cosa l’ha colpito di più.
Proseguiamo il lavoro sulla vergogna con questa filastrocca.
La vergogna da fermare
Tu lo sai che la vergogna
puoi trovarla anche a Bologna,
e se cadi dalle scale
non pensar che sia scalogna
puoi provar se ti fa male
a suonare una zampogna
senza creder di volare
come in ciel fa la cicogna.
Puoi non arrossire mai
e non metterti nei guai
se tu fai come ti dico
pensa tanto a un amico
che ti prende per la mano
e ti aiuta a andar lontano.
A quel punto puoi cantare
La vergogna so fermare
E non temo di arrossire.
Di sicuro sei il più forte
se hai fiducia nella sorte
puoi guardare dritto agli occhi
se qualcuno ti deride
e non lasciar che lui ti blocchi
pur se sai che non ti uccide!
Se inciampi e tu ci ridi
non hai tempo di pensare
che dalla terra vuoi scappare
ma a una risata tu ti affidi.
E a quel punto puoi cantare
La vergogna so fermare
E non temo di arrossire.
Se qualcun ti prende in giro
non pensar che sia un vampiro
forse non è un gran compagno
e può stare nel suo stagno.
Tu non dare l’impressione
che lui meriti attenzione
perché il bullo non offende
se non c’è chi se la prende
e meno retta tu gli dai
più felice tu sarai.
E a quel punto puoi cantare
La vergogna so fermare
E non temo di arrossire.
…
Attività con la filastrocca
- Leggiamo la filastrocca enfatizzandola con la voce e con il corpo e chiediamo ai bambini di ripetere in coro il ritornello e di mimare le azioni che vengono descritte.
- Leggendo ancora la filastrocca, invitiamo i bambini a muoversi liberamente nell’aula, guardandosi in viso e salutandosi con gesti di piacere. Facciamoli fermare solo quando devono ripetere insieme il ritornello.
- Chiediamo ai bambini di mettersi a coppie, di sedersi a terra uno di fronte all’altro, e di guardarsi negli occhi per un minuto senza dire nulla. Alla fine, invitateli a condividere quello che hanno provato.
La vergogna in classe
I bambini provano vergogna anche a scuola perché questa è una delle emozioni sociali più intense che si possono sperimentare. In età pre-scolare e scolare è di solito determinata dall’essere rimproverati o svalutati davanti agli altri. Le reazioni fisiche di vergogna e imbarazzo restano in gran parte nascoste e poche sono immediate: una reazione forte e per quasi tutti immediata e visibile è quella di arrossire. In adolescenza si chiama timidezza, ma anche il bambino più piccolo può già sperimentare questo stato d’animo, che di solito viene descritto come desiderio di scomparire, nascondersi o fuggire. Un altro segnale è la modifica immediata della postura, rappresentata da un ripiegarsi su sé stessi, che esprime il bisogno di contenere al massimo il contatto e di sottrarsi alla vista degli altri.
Guidiamo gli allievi a sperimentare quali sono le espressioni facciali, i gesti e le mimiche del corpo che accompagnano queste emozioni con l’attività a pagina seguente.
Sperimentare la vergogna e l’imbarazzo
1. Invitiamo i bambini a camminare in modo sparso nell’aula mentre li accompagniamo con un testo come quello che segue. Si tratta di un esempio che può essere cambiato, modificato e ampliato, adattandolo alle esigenze del gruppo e del lavoro che si vuole svolgere con i bambini.
Immaginate di andare a scuola una mattina, ma non ne avete una gran voglia, così camminate come se foste stanchi, o zoppicate perché vi fa male una gamba. Andate lentamente e rischiate di arrivare in ritardo. E allora vi ricordate che se arrivate tardi l’insegnante vi rimprovererà e farete una brutta figura davanti a tutti. Immaginate che cosa si può provare e, mentre camminate, fate vedere a tutti sul viso l’imbarazzo e la vergogna che provate. Così, per far fronte a questa sofferenza, iniziate ad andare più veloci, senza correre, per cercare di arrivare in tempo e vedere il sorriso dell’insegnante che vi accoglie. Ora il vostro viso mostra la gioia e la fate vedere a tutti.
2. Poi modifichiamo le nostre indicazioni durante la camminata per cambiarne via via l’andatura e le emozioni da mostrare sul viso, come fretta, stanchezza, paura, gioia, tristezza. Dopo un paio di minuti, diamo uno stop, diciamo di fermarsi dove si trovano e di guardarsi attorno, per trovare il compagno o la compagna che è più vicino, con cui formare una coppia.
3. Invitiamo le coppie a sedersi a terra uno di fronte all’altro e a guardarsi negli occhi senza dire niente. Diciamo loro di guardarsi intensamente e di abbassare lo sguardo solo quando viene da ridere o da dire qualcosa, per poi cominciare da capo cercando di aumentare sempre un po’ di più il tempo dello sguardo sull’altro.
Riflettere sul senso di colpa con i bambini
Leggiamo la filastrocca di Serafino e poi guidiamo la riflessione sul senso di colpa, chiedendo ai bambini se l’hanno mai provato e in quali situazioni.
Le colpe di Serafino
Serafino lui sta male
Quando viene un temporale
o se soffia la bufera
con il vento della sera
Oppur se piove e non ha ombrello
con il brutto e con il bello
Ha la colpa che lo prende
Ma lui canta e non si arrende
Non ho colpa io lo so
E son sicuro… o forse un po’!
Se han pestato una gallina
sente colpa alla mattina
quando i grandi son distratti
che poi sembran tutti matti
ha la colpa tutta intera
da mattina fino a sera
Se tu parli e poi ti sbagli
o se cadi e poi ti tagli
pensa lui d’essere sbagliato
poi punito e malmenato.
È la colpa che lo stende
così canta e si nasconde
Non ho colpa io lo so
E son sicuro… o forse un po’!
Pensa che non vale niente
E ha ragione chi l’offende
quando al bullo arriva a tiro
quello sai lo prende in giro
lui diventa rosso rosso
con il collo molto grosso
che fa ridere tutti quanti
polli amici e briganti
Poi si stufa e dice forte
o lo canta al pianoforte
Non ho colpa neanche un po’
Son sicuro. Io lo so!
Non pensar che sei sbagliato
né cattivo o ammalato
Se ti senti un po’ bruttino
prova a dir con Serafino
Non ho colpa neanche un po’
Son sicuro. Io lo so!
Per approfondire
- Maiolo, G. (2019). Mio figlio tra bullismo e cyberbullismo. Vittima, bullo o complice? Firenze: Giunti EDU.