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Didattica all'aperto: come creare ambienti in miniatura

Un gioco, in francese Maquette, per ricreare luoghi con elementi naturali: città, fattorie, porti di mare

di Antonio Di Pietro12 aprile 20211 minuto di lettura
Didattica all'aperto: come creare ambienti in miniatura | Giunti Scuola

Questo gioco i bambini lo fanno spontaneamente. Molto spesso neanche si vede, perché viene svolto in punti del giardino dove non sempre arriva lo sguardo dell'adulto: dietro un albero, sotto una siepe, in un angolo...
È un gioco che richiede concentrazione e si fa a piccolissimi gruppi. A volte nasce per caso, altre volte è fortemente voluto. Può durare giorni e giorni. Anche quando si è altrove il progetto ludico può continuare nella propria testa, lo si capisce dal fatto che i bambini quando escono in giardino vanno direttamente verso il loro gioco in corso. I materiali necessari già ci sono: foglie, legnetti, fiorellini, sassi, fili d'erba...
  

Che gioco è?

Ciò che si realizza con questo gioco i francesi la chiamano maquette, cioè la riproduzione in formato ridotto di qualsivoglia cosa. Nel nostro caso, ci stiamo riferendo alla creazione in miniatura di un ambiente: una città, una fattoria, un porto di mare... Osserviamo i bambini impegnati nel comporre un'ambientazione con elementi naturali. Molto spesso, anche durante questa fase costruttiva, i bambini giocano inventando storie (ad esempio: le case con i sassi si fanno, le strade con le bacche, le persone con stecchi ricurvi). Con il gioco della maquette s'intreccia la progettualità con le parole, l'estetica con i discorsi, la realizzazione con le storie.
  

Lasciamo giocare i bambini, osserviamoli, aspettiamo il momento buono per dialogare con loro e soffermiamoci sulla dimensione linguistica a sostegno di chi ha bisogno di fortificare l'italiano. Interessandoci autenticamente al gioco in corso nominiamo gli elementi naturali che caratterizzano la maquette (legno, petalo, zolla) e descriviamone alcuni aspetti (storto, verde, profumato). Nominiamo e descriviamo anche quanto si immagina: piccola casa con il tetto rotto, recinto per i cavalli, ponte per attraversare il fiume...

Se è il caso facciamoci raccontare la storia che i bambini hanno pensato e/o che hanno condiviso con un compagno. Diciamo quanto abbiamo osservato (descrivendo alcuni loro gesti) e/o ascoltato (riportando loro frasi, dialoghi). Diamo voce alle narrazioni dei bambini e, nel caso, “suggeriamo” le parole non dette ma agite e pensate, mettendole in scena senza togliere o aggiungere alcuna cosa dal gioco osservato. Con “nonchalance”, durante i giorni successivi rilanciamo le nuove parole – emerse fra i bambini, noi e il gioco –  in modo da farle consolidare.

 

E se...
 

Se questo gioco non viene svolto spontaneamente, possiamo farlo noi. Mettiamoci a creare una maquette (un mercato, un parco giochi, un castello, un paese di montagna, una stazione). Viviamo in pieno quest'esperienza che ci può permettere anche d'osservare con maggiore precisione questo modo di giocare a contatto con la natura. I bambini non tarderanno ad avvicinarsi. E via via che il gioco prosegue, defiliamoci lasciando il posto ai bambini, in attesa di accogliere, sostenere e rilanciare le loro idee e le loro parole fra il detto e il non detto.  
 
 

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