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La gentilezza non basta averla in dotazione, serve sia educata e insegnata
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Il 13 novembre &egrave; la giornata mondiale della gentilezza.

Festeggeremo quel giorno in qualche modo anche nella nostra scuola, e poi la gentilezza andr&agrave; nel dimenticatoio&hellip; come al solito. La gentilezza &egrave; la grande assente nella nostra societ&agrave; e di sicuro non &egrave; frequentata nei contesti scolastici. Manca spesso nei genitori quando si relazionano con noi docenti (e viceversa), &egrave; trascurata nella relazione tra colleghi, tante bambine e bambini nel gruppo dei pari la ignorano, probabilmente perch&eacute; noi adulti non siamo in grado di insegnarne loro il valore.

Che cosa possiamo fare, allora, per celebrare davvero la gentilezza a scuola, per renderla un&rsquo;esperienza quotidiana e non una sporadica occasione per ricordarsi che un &ldquo;mondo gentile&rdquo; sarebbe un mondo migliore per tutti?

Serena, Roma

Seminare e coltivare gentilezza

Ora che disponiamo di una quantit&agrave; di ricerche scientifiche e siamo in grado di sapere quanto la pratica della gentilezza possa avere un impatto positivo anche sui nostri geni, siamo capaci di comprendere come tutto questo ci aiuti a trasformare il modo di stare insieme e con-vivere.

Sappiamo per&ograve; che gentili non si nasce, ma si pu&ograve; diventare acquisendo con gradualit&agrave; ci&ograve; che serve per darne esempio e, quello che conta di pi&ugrave;, per seminare e coltivare la gentilezza.

Ci servir&agrave;, per&ograve;, non fermarci alle giornate celebrative, come ben sottolinea la maestra Serena, e agli slogan facili (tipo &ldquo;Scuola gentile&rdquo; o &ldquo;Paese gentile&rdquo;), perch&eacute; la gentilezza ha bisogno di contenuti e non di targhe.

L&rsquo;educazione civica dovrebbe diventare allora fin dalla primaria &ldquo;educazione alla convivenza gentile e insegnamento delle relazioni cortesi&rdquo;. Ma anche i corsi di aggiornamento a scuola per gli insegnanti e i momenti di incontro dei genitori, dovrebbero contenere, almeno in parte, laboratori di &ldquo;gentilezza verbale&rdquo; e percorsi per esercitare il &ldquo;fare gentile&rdquo;.

Credo che ve ne sia un bisogno urgente, quanto meno per contrastare la violenza del turpiloquio che dilaga sui social, nei media, in particolare nei talk show, e fronteggiare per esempio quegli sgarbi televisivi che ci stanno abituando a un parlare offensivo e irrispettoso, rendendoci incapaci di riconoscere l&rsquo;importanza del garbo e dell&rsquo;agire gentile.

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Se le giornate dedicate a un tema possono essere in generale uno stimolo alla riflessione, penso serva soffermarsi sulla &ldquo;gentilezza&rdquo; soprattutto perch&eacute; potrebbe aiutarci a mettere in moto un processo generativo capace di trasformare la realt&agrave;.

Stabiliamo prima di tutto che la gentilezza &egrave; un sentimento, cio&egrave; un sentire specifico da far crescere e potenziare, per il quale &egrave; necessario costruire un significato condivisibile che dia valore al comportamento gentile. Questo vale soprattutto in questo momento storico in cui nelle relazioni umane tendono a prevalere arroganza e prepotenza.

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Gentilezza e gratitudine

Di fatto la gentilezza si fonda sull&rsquo;ascolto e contiene ingredienti come la comprensione, la fiducia, il rispetto. Potrebbe anche essere associata alla cura, ovvero all&rsquo;abilit&agrave; di prendersi cura e &ldquo;pre-occuparsi&rdquo; dell&rsquo;altro, che &egrave; un &ldquo;vedere anticipato&rdquo; e un dargli spazio nei propri pensieri. Competenza questa dell&rsquo;adulto che va raggiunta per tappe e si potenzia con l&rsquo;uso, come accade con le abilit&agrave; linguistiche e la comunicazione. Non a caso Mark Twain sosteneva che &ldquo;La gentilezza &egrave; una lingua che il sordo pu&ograve; sentire e il cieco pu&ograve; vedere&rdquo;. Di fatto non esiste gentilezza senza comunicazione, cio&egrave; senza un sentire e un vedere

insieme e non c&rsquo;&egrave; gentilezza senza gratitudine, che nella relazione &egrave; l&rsquo;energia con cui si pu&ograve; generare comunione d&rsquo;intenti, anche nelle divergenze del pensiero. Ma questo mix di sentimenti &egrave; ci&ograve; che serve alla relazione per il sostegno reciproco e per il mantenimento dei legami. E poi aiuta a contenere l&rsquo;idea egoica di una libert&agrave; personale che consente a chiunque di fare quello che vuole.

In altre parole, gentilezza e gratitudine sono un binomio necessario per fronteggiare egoismo e individualismo.

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Gentilezza come obiettivo educativo

Proporre la gentilezza come obiettivo educativo sia a scuola che in famiglia, vuol dire avere coscienza delle nostre insufficienze di adulti che spesso sono incapacit&agrave; di attenzione e ascolto.

A volte anche di quelle &ldquo;buone maniere&rdquo; che un tempo erano materia di educazione scolastica.

La sua assenza educativa dai programmi scolastici di oggi ha cancellato &ldquo;l&rsquo;urbanit&agrave;&rdquo;, che &egrave; vocabolo desueto ma ancora utile per definire il nostro essere cittadini rispettosi e cortesi in una comunit&agrave; che si ritiene civile.

Cos&igrave; abbiamo finito per rimuovere una quantit&agrave; di parole semplici ma necessarie al vivere quotidiano, come &ldquo;grazie, per favore, posso?&rdquo;, perch&eacute; non richieste e tanto meno affermate nelle relazioni.

La gentilezza a cui dovremmo rivolgerci &egrave; fatta prima di tutto di consapevolezza relativamente al senso che hanno le cose che si dicono o l&rsquo;importanza dei gesti e delle azioni che produciamo.

Una volta l&rsquo;attenzione all&rsquo;altro veniva chiamata &ldquo;filantropia&rdquo;, che era amore per gli esseri umani e capacit&agrave; reale di condividerne l&rsquo;esistenza. Ma dal punto di vista psicologico &egrave; ancora adesso abilit&agrave; di &ldquo;entrare e stare nei pensieri dell&rsquo;altro&rdquo; che, come dice Donald Winnicott, pediatra e psicoanalista inglese, di solito indica un buon livello di salute mentale.

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Risponde Giuseppe Maiolo, Psicologia delle et&agrave; della vita, Universit&agrave; degli studi di Trento

Coltivare la gentilezza a scuola

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