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Co-educare. Alleanze educative tra scuola e famiglie (straniere) per stare bene insieme

Online il numero monografico di "La Vita Scolastica", dedicato quest'anno allo star bene a scuola. Tra gli articoli, un contributo di Graziella Favaro sui dialoghi tra famiglie, l'alleanza educativa tra scuola e famiglie (straniere) per favorire il benessere di tutti i bambini, la costruzione dell'identità, il confronto con l'altro e la cultura del dialogo. 

di Redazione GiuntiScuola22 maggio 20166 minuti di lettura
Co-educare. Alleanze educative tra scuola e famiglie (straniere) per stare bene insieme | Giunti Scuola

In tutti i contesti di insegnamento e apprendimento, la cura delle relazioni - fra insegnanti e bambini, fra colleghi, fra insegnanti e genitori - è condizione essenziale per costruire un clima di benessere e sicurezza.

A questo tema è dedicato il numero monografico di " La Vita Scolastica " , che presenta riflessioni ed esperienze per inserire a pieno titolo nei programmi di apprendimento attenzioni specifiche sviluppare competenze sociali e per costruire un curricolo di educazione affettiva.

Condividiamo un assaggio del contributo di Graziella Favaro, dedicato alle alleanze educative tra scuola e famiglie (straniere) per stare bene insieme

Immagini di scuola ed emozioni in gioco

“Vi sono genitori stranieri che stanno sulla soglia, sempre in disparte e non chiedono mai niente; altri che proprio non vediamo per un intero anno. Vi sono genitori disponibili, ma impacciati con la lingua e altri che sembrano chiusi e quasi ostili”. Nei contesti educativi multiculturali, la relazione tra scuola e famiglia può prendere forme e modi diversi: quelli della distanza o dei cammini paralleli , quelli della delega o del confronto e quelli della collaborazione o del conflitto. Forme e modi resi più complessi a causa dei problemi linguistici e delle difficoltà a capirsi e a partecipare, delle rappresentazioni diverse di scuola che agiscono sullo sfondo e delle aspettative differenti esplicite o, più spesso, implicite.
L’inserimento dei figli nella scuola del Paese di immigrazione rappresenta per i genitori un evento cruciale, una tappa che modifica profondamente il progetto del nucleo e i legami tra le generazioni. È una sorta di ulteriore migrazione nella migrazione che richiede nuove forme di adattamento, autorizzazioni reciproche, aggiustamenti inediti, tra perdite e guadagni/nuove acquisizioni.

La scuola, anche senza volerlo, può mettere a nudo le incapacità e gli impacci comunicativi dei genitori e, in questo modo, di fatto disconfermare le loro competenze, abilità e ruolo genitoriale. Quando i figli varcano la soglia della struttura educativa del Paese ospite, l’orgoglio e le speranze si mescolano dunque ai timori, alle forme di difesa, al rischio della perdita di autorità genitoriale o del suo irrigidimento. Nella relazione tra la scuola e la famiglia straniera, si registrano momenti cruciali nei quali le attese e le aspettative reciproche vengono a galla e si devono confrontare. Fra questi: l’inserimento dei più piccoli nella scuola dell’infanzia e i modelli educativi a confronto, l’accesso del figlio alla lingua scritta del Paese ospite e le strategie famigliari a proposito del bilinguismo, le scelte scolastiche per il futuro, le scadenze e i modi della valutazione e i “passaggi”da una scuola all’altra. Occasioni e tappe durante le quali i riferimenti culturali e i progetti dei due partner educativi diventano pratiche e scelta e le dimensioni spazio-temporali, legate all’idea di futuro (qui o là? In Italia o nel Paese d’origine?) pesano in maniera determinante.

Primo giorno di scuola anche per gli adulti

ll primo giorno di scuola rimane indelebile nella memoria di ciascuno di noi, adulti e bambini; segna il “prima e il dopo” nella nostra biografia; rappresenta un passaggio esistenziale che muove dalla dimora per aprire alla vita pubblica e sociale. Se questo è vero per i genitori autoctoni, lo è in misura maggiore per chi vive questa esperienza altrove e in una condizione di discontinuità rispetto alla propria storia e ai legami famigliari. Con la scuola, entra nella dimora un mondo nuovo fatto di parole, significati, riferimenti culturali, saperi, regole, relazioni . Con la scuola, si modificano i progetti, i tempi e i ritmi della vita famigliare e si deve adattare anche lo spazio fisico dentro la casa, che deve essere ristrutturato e rivisto per consentire al figlio diventato alunno di depositarvi gli “oggetti” della scuola, concentrarsi, studiare, fare i compiti.
La scuola mette i genitori immigrati nella condizione di diventare visibili , li sollecita a essere presenti e a partecipare, li convoca ad agire il loro ruolo genitoriale sulla scena educativa comune. E tutte queste sollecitazioni e aspettative - implicite o esplicite – vengono vissute e gestite dagli adulti stranieri nella solitudine, senza poter contare sull’esperienza passata e condivisa, sull’esempio degli altri, sull’essere e sentirsi simile fra simili.

“Quando Siham ha iniziato la scuola non ho dormito tutta la notte, ero più emozionata di lei. Di notte, ho sognato mio padre che mi sgridava come quando ero piccola.” Nella parole di questa madre marocchina sono espresse le emozioni ambivalenti che l’attraversano nel giorno della vigilia: ansia e attesa, vissuto di rottura rispetto alla storia famigliare e sentimento di inadeguatezza. Ricordando il primo giorno di scuola del figlio appena arrivato in Italia insieme a lei, la madre di Karim, evoca invece immagini di separatezza e la percezione di sentirsi fuori luogo che ha vissuto: “Ho accompagnato Karim a scuola ma non sono entrata. Sono stata in disparte con le altre mamme arabe; eravamo tutte insieme in un angolo del cortile, un po’ distanti dagli altri genitori. Non so perché, ma mi sentivo in colpa, avevo quasi vergogna di essere lì senza poter capire e dire nulla.” Timori e senso di inadeguatezza, sono questi alcuni vissuti dei genitori stranieri che si affacciano alla scuola. Ma l’inserimento scolastico del figlio inaugura naturalmente anche un cammino di conquiste e opportunità, prefigura nel presente un futuro migliore, convoca possibilità e nuove aperture. “Guardavo il mio bambino con il suo zaino e i libri nuovi, che andava verso i suoi nuovi compagni e ho capito che il mio viaggio e i sacrifici di questi anni non sono stai inutili. Ho provato un grande orgoglio, per me stessa e per lui”. Così la mamma di Radu dà voce alla gioia e alla soddisfazione che vivono i genitori stranieri nel momento in cui inizia il cammino di scolarità e di apprendimento dei loro figli, l’ingresso nella lingua scritta, l’acquisizione di saperi e competenze. [...]

Graziella Favaro

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