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Scuola-famiglia: quale alleanza?

Tempo di adozioni. Con gli occhi dei bambini

Genitori oggi, la rubrica di Daniele Novara

I bambini sono da sempre attratti dalla natura. Con gli animali, poi, hanno un feeling particolare, quasi esistesse un’intelligenza sensitiva che li accomuna e li fa sentire a loro agio e parte dello stesso mondo. Se un bambino chiede con insistenza un cane, un gatto, un criceto e voi state pensando di farlo felice? Benissimo! Ma prima ecco le istruzioni per l’uso.&nbsp;Prima avvertenza&nbsp;I piccoli fanno fatica a cogliere la fragilità e la suscettibilità degli animali: possono far loro del male per eccesso di affetto o subirne le reazioni (un graffio, un morso) perché stanno loro troppo vicini. Riccardo, il mio nipotino, a 6 anni fu graffiato in bocca da un cucciolo di cane perché si era avvicinato troppo. Il pensiero magico dei bambini rende difficile comprendere perché un gatto non voglia mangiare “adesso” o un cane non salti “subito”. Ci vorrà un po’ di tempo perché capiscano e si abituino.&nbsp; <blockquote>Gli animali ci comprendono molto più di quanto ci sforziamo di capire loro&nbsp; </blockquote>Seconda avvertenza&nbsp;La seconda avvertenza riguarda la pretesa che i piccoli possano occuparsi da soli dell’animale. Occorre andare cauti: durante l’infanzia il senso della cura è piuttosto limitato. Frasi come: “Lo portiamo a casa solo se poi ti impegni a curarlo” sono poco aderenti alle reali capacità dei bambini e rischiano di creare un inutile conflitto con i genitori: per loro gli animali sono anzitutto compagni di gioco. Meglio saperlo prima: qualcuno in casa dovrà rimboccarsi le maniche per accudire cani &amp; Co. Non devono essere questi, però, gli impedimenti: se si prende questa decisione, non va fatto solo per i bambini. Ma per creare una famiglia dove anche gli animali siano parte attiva.&nbsp;Comprendere altri linguaggi&nbsp;Alessia, educatore cinofilo, raccomanda: “Trasmettere ai più piccoli il rispetto per un essere con cui abbiamo deciso di percorrere un pezzo del nostro cammino, seppur importantissimo, da solo non basta. Ogni animale – non parlo solo del cane – ha un suo modo di comunicare, di farci sapere che cosa gli piace e che cosa non gradisce. Affinché questa convivenza non sia minata da episodi negativi, è fondamentale che i genitori imparino a comprendere il linguaggio dell’animale che abita con loro e che trasmettano questa conoscenza – e soprattutto consapevolezza – ai propri figli. Gli animali ci comprendono molto più di quanto noi ci sforziamo di capire loro. C’è un codice che, seppur diverso, può diventare comune e portare alla nascita di fantastiche amicizie. Ecco che il rispetto non è più solo “non tirare la coda al gatto o le orecchie al cane”, ma diventa anche questo sforzo – nemmeno così complicato – di comprensione, consapevolezza che si fa condivisione e si trasforma in fiducia reciproca.&nbsp;

I bambini sono da sempre attratti dalla natura. Con gli animali, poi, hanno un feeling particolare, quasi esistesse un’intelligenza sensitiva che li accomuna e li fa sentire a loro agio e parte dello stesso mondo. Se un bambino chiede con insistenza un cane, un gatto, un criceto e voi state pensando di farlo felice? Benissimo! Ma prima ecco le istruzioni per l’uso.


 Prima avvertenza


 I piccoli fanno fatica a cogliere la fragilità e la suscettibilità degli animali: possono far loro del male per eccesso di affetto o subirne le reazioni (un graffio, un morso) perché stanno loro troppo vicini. Riccardo, il mio nipotino, a 6 anni fu graffiato i

I bambini sono da sempre attratti dalla natura. Con gli animali, poi, hanno un feeling particolare, quasi esistesse un’intelligenza sensitiva che li accomuna e li fa sentire a loro agio e parte dello stesso mondo. Se un bambino chiede con insistenza un cane, un gatto, un criceto e voi state pensando di farlo felice? Benissimo! Ma prima ecco le istruzioni per l’uso. Prima avvertenza I piccoli fanno fatica a cogliere la fragilità e la suscettibilità degli animali: possono far loro del male per eccesso di affetto o subirne le reazioni (un graffio, un morso) perché stanno loro troppo vicini. Riccardo, il mio nipotino, a 6 anni fu graffiato in bocca da un cucciolo di cane perché si era avvicinato troppo. Il pensiero magico dei bambini rende difficile comprendere perché un gatto non voglia mangiare “adesso” o un cane non salti “subito”. Ci vorrà un po’ di tempo perché capiscano e si abituino. Gli animali ci comprendono molto più di quanto ci sforziamo di capire loro Seconda avvertenza La seconda avvertenza riguarda la pretesa che i piccoli possano occuparsi da soli dell’animale. Occorre andare cauti: durante l’infanzia il senso della cura è piuttosto limitato. Frasi come: “Lo portiamo a casa solo se poi ti impegni a curarlo” sono poco aderenti alle reali capacità dei bambini e rischiano di creare un inutile conflitto con i genitori: per loro gli animali sono anzitutto compagni di gioco. Meglio saperlo prima: qualcuno in casa dovrà rimboccarsi le maniche per accudire cani & Co. Non devono essere questi, però, gli impedimenti: se si prende questa decisione, non va fatto solo per i bambini. Ma per creare una famiglia dove anche gli animali siano parte attiva. Comprendere altri linguaggi Alessia, educatore cinofilo, raccomanda: “Trasmettere ai più piccoli il rispetto per un essere con cui abbiamo deciso di percorrere un pezzo del nostro cammino, seppur importantissimo, da solo non basta. Ogni animale – non parlo solo del cane – ha un suo modo di comunicare, di farci sapere che cosa gli piace e che cosa non gradisce. Affinché questa convivenza non sia minata da episodi negativi, è fondamentale che i genitori imparino a comprendere il linguaggio dell’animale che abita con loro e che trasmettano questa conoscenza – e soprattutto consapevolezza – ai propri figli. Gli animali ci comprendono molto più di quanto noi ci sforziamo di capire loro. C’è un codice che, seppur diverso, può diventare comune e portare alla nascita di fantastiche amicizie. Ecco che il rispetto non è più solo “non tirare la coda al gatto o le orecchie al cane”, ma diventa anche questo sforzo – nemmeno così complicato – di comprensione, consapevolezza che si fa condivisione e si trasforma in fiducia reciproca. 

FAQ 15. La famiglia può chiedere di tenere nascosto il disturbo e applicare solo forme di tutela che non siano visibili o riconoscibili come tali dai compagni? (ed. PLUS)

Animali e bambini

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