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Diritti uguali, infanzie diseguali

Per la Giornata sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza, il 20 novembre, alcune domande aperte e qualche proposta per non chiudere gli occhi. 

di Redazione GiuntiScuola17 novembre 20159 minuti di lettura
Diritti uguali, infanzie diseguali | Giunti Scuola

Diritto alla famiglia

Se foste uccelli, amerei le vostre ali
se foste cervi coi musi giocherei.
Dite che gli uomini non sono tutti uguali
è proprio vero, perché voi siete i miei
e non m’importa se siete dieci o tre
se siete ricchi o furbi o neri o strani
quello che conta è che siete qui per me
e che, svegliandomi, vi trovo anche domani.

Bruno Tognolini ( Rime raminghe , Salani 2013)

Tutti hanno gli stessi diritti (sulla carta)

Le rime di Bruno Tognolini ci introducono al tema dei diritti dell’infanzia a partire dal diritto fondamentale per ciascun bambino, che è quello di poter vivere con la propria famiglia e, “svegliandosi, di trovarla anche domani”. Diritto che tuttavia non è garantito a tutti i minori a causa di migrazioni, conflitti e diaspore famigliari.

I bambini sono diversi fra loro ma sono tutti uguali in termini di diritti. Pur nelle differenze dei contesti e delle culture in cui crescono, condividono i bisogni di cura e di protezione , le tappe di sviluppo e l’avventura della crescita, i traguardi e gli impacci dell’apprendimento, le conquiste e i salti e le quotidiane e spesso salutari “cadute da cavallo”. Vivono le stesse emozioni e custodiscono desideri e sogni del tutto simili. I bambini quindi, qualunque siano i luoghi delle origini e del diventare grandi, hanno gli stessi diritti. E anche gli stessi doveri. Hanno diritto alla cura, all’istruzione, al gioco, alla protezione, al nome, alla nazionalità e alla propria storia. Hanno diritto di mantenere e saldare i legami con le origini e il passato, di immaginare e costruire il proprio futuro e di essere tutelati e accompagnati nel presente e nel qui e ora.

La Convenzione ONU sui diritti dell’infanzia lo ribadisce e decreta : “Gli Stati si impegnano a rispettare i diritti enunciati nella presente Convenzione e a garantirli a ogni fanciullo che dipende dalla loro giurisdizione, senza distinzione di sorta e a prescindere da ogni considerazione di razza, di colore, di sesso, di religione, di opinione politica o altra del fanciullo e dei suoi genitori o rappresentanti legali, dalla loro origine etnica o sociale, dalla loro situazione finanziaria, dalla loro incapacità , dalla loro nascita o da ogni altra circostanza.” (art.2 della Convenzione sui diritti dell’infanzia).

Far finta di non vedere

Ma queste affermazioni sono nei fatti davvero condivise e soprattutto messe in pratica, oppure vi si colgono gli accenti delle pronunce e delle esortazioni? Nella realtà, le vite dei bambini sembrano infatti precocemente differenziarsi fra loro e prendere strade diverse, quanto a risorse, condizioni e opportunità, invece di avvicinarsi e mescolarsi .
Negli ultimi tempi, il numero di bambini che vivono in condizioni di povertà anche in Italia è andato aumentando. E sempre di più nelle nostre scuole ci sono casi di alunni che non usufruiscono della mensa, che riducono il loro tempo di permanenza a scuola o non partecipano ad attività extracurricolari a causa delle difficoltà economiche della famiglia.

Oltre a queste criticità comuni alla fascia socialmente più debole, i bambini migranti vivono altre situazioni che rendono meno concreti e non realizzati i loro diritti. L’essere straniero, e considerato “appartenente” ad una cultura più o meno distante, rischia talvolta di ridurre lo spettro dei diritti comuni. In nome delle supposte appartenenze culturali, si tende a volte a chiudere gli occhi . Così, eventi o situazioni d’infanzia considerati inaccettabili se vissuti dai bambini autoctoni, vengono tollerati e appaiono quasi “normali” nel caso dei piccoli ancora non italiani. La separazione precoce dai genitori, la solitudine protratta nel tempo extrascolastico, la scarsità delle occasioni di incontro e di aggregazione con i pari, l’orientamento verso percorsi di studio più brevi e meno esigenti anche degli alunni considerati bravi: sono tutti esempi diffusi di penalizzazione e di minore attenzione.

A volte, “troppi” diritti?

La giornata dedicata alla Convenzione sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza ci sollecita a prestare maggiore attenzione alle condizioni di vita dei più piccoli e, in particolare, dei più vulnerabili.
Nello stesso tempi osserviamo tuttavia un paradosso: accanto alle situazioni in aumento di bambini in difficoltà e con meno diritti vi sono casi di minori con “troppi” diritt i. Più che diritti forse sarebbe meglio parlare di pretese senza confini, di desideri che non trovano limiti da parte di adulti che fanno fatica a dire di no e a rendere esplicite le regole.
Allora l’altra attenzione da dedicare quando si tratta il tema dei diritti dell’infanzia è quello di evocare i doveri di ciascuno, adulto o bambino, che sono l’altra faccia delle stessa medaglia. Doveri che i bambini praticano ogni giorno imparando le regole e i limiti della convivenza, il rispetto degli altri e la capacità di ascolto, le attenzioni e le cure che anche i piccoli possono adottare.

Una favola, un video, un progetto

Una favola

Il mago Linguaggio . La favola, scritta da Gino e Cecilia Strada, invita a riflettere sull’importanza delle parole, soprattutto quando esse indicano i diritti dei bambini.
C’era una volta un pianeta chiamato Terra. Si chiamava così anche se a dire il vero c’era più acqua che terra su quel pianeta. Gli abitanti della Terra infatti usavano le parole in modo un po’ bislacco...
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Un progetto

Il sentiero dei diritti è il nome di un progetto, realizzato dall’i.c. di Portomaggiore (Ferrara) che prevede momenti di formazione e la partecipazione attiva dei bambini e dei ragazzi.

Un video

Nicola Campiotti ha realizzato per UNICEF un bellissimo video sui diritti dei bambini. Attraverso lo sguardo lieve dei bambini, viene descritto il mondo di prima nel quale l’infanzia non aveva diritti e il mondo del dopo, nel quale ogni bambino a ha diritto di giocare, di esprimersi, di imparare, di costruire e vivere la propria storia.


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