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Bambini senza nonni. L’assenza degli anziani nella migrazione

I nonni, tesoro di memorie affetti e cura per tanti bambini. Ricordiamo che una gran parte dei minori che hanno una storia di migrazione diventa grande senza queste figure accanto. Aiutiamo piccoli e giovani a ritrovare il filo della storia e delle storie.   

di Redazione GiuntiScuola05 ottobre 20164 minuti di lettura
Bambini senza nonni. L’assenza degli anziani nella migrazione | Giunti Scuola

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Ci sono delle cose che solo i nonni sanno...

In Italia la situazione familiare che viene spesso citata, portando a sostegno i dati sulle nascite, è quella dei nonni che non hanno nipoti. Ma ci sono molti bambini che vivono senza avere mai conosciuto i nonni, o che vivono lontano dai nonni dopo aver condiviso con loro un pezzo di infanzia. Nella migrazione vi è infatt i l’assenza diffusa sulla scena famigliare di un’intera generazione , quella degli anziani. Senza di loro, viene a mancare quasi completamente il ruolo di chi racconta storie che vanno indietro nel tempo, che collocano la biografia di ciascuno in una geografia famigliare più larga e che affonda le radici nel passato. Senza di loro, vengono meno le figure parentali che proteggono, che integrano e compensano le cure e l’affetto dei genitori con cure e affetto spesso più sorridenti e più pazienti. Fra nonni e nipoti si stabilisce quasi sempre una complicità fatta di reciproche autorizzazioni, di condivisione di segreti e di piccole avventure, di tolleranza e allegria.  I nonni danno spessore temporale alla storia famigliare.

Ci sono delle cose che solo i nonni sanno
son storie più lontane di quelle di quest’anno...

Come scrive Bruno Tognolini nella sua poesia dedicata ai nonni, sono gli anziani a dare maggiore stratificazione al tempo, a legare le vicende col filo del ricordo e della memoria, a investire i luoghi frequentati e abituali col colore dei racconti. La presenza dei nonni, quotidiana o comunque accessibile, comunica ai bambini in maniera immediata e pregnante lo scorrere del tempo, il passaggio e l’avvicendarsi tra le generazioni. E trasmette loro, anche senza bisogno di parole e spiegazioni, la fragilità dell’esistenza, l’invecchiamento e la perdita come componente naturale delle vicende umane.

Sai che mio nonno mi ha insegnato a pescare?

Nei racconti dei figli degli immigrati che hanno conosciuto i loro nonni, o che hanno vissuto per un certo tempo con loro mentre erano in patria separati dai genitori, la nostalgia è forte e pungente. E diventa ricordo di luoghi più aperti e accoglienti, di un tempo più libero e sorridente, di saper fare trasmessi dai più grandi ai piccoli nel dialogo tra generazioni che ha bisogno di contatto, presenza fisica, cose da fare insieme .
“Sai che mio nonno mi ha insegnato a pescare? Al pomeriggio andavamo insieme al fiume e lui mi faceva vedere come si fa a preparare le esche, ad aspettare fermi immobili, senza neppure fischiare.” Liao, all’improvviso, fa riemergere l’immagine vivida e potente del nonno che vive in Cina e che non vede da quattro anni . E Ajana, durante la mensa, racconta di essere andata la sera prima in un ristorante eritreo e di aver mangiato lo zighinì buono quasi come quello della nonna: “Mia nonna lo fa così: prima pesta il berberè e poi lo porta a macinare finchè diventa una polvere sottile. Anch’io l’aiutavo qualche volta, anche se è meglio che i bambini non lo facciano perché è molto piccante”.

Mi ha detto che la sera ha guardato la luna e ha pensato a me

Negli interstizi della comunicazione, quando il controllo è più basso e la vigilanza interiore si disarma un po’, emergono frammenti di racconto e memorie in cui si intrecciano alleanze tra le generazioni che non si possono più rinnovare, né con il nonno di Liao, né con la nonna di Ajana.
È soprattutto nelle ricorrenze, collettive o individuali, che la perdita e la mancanza dei nonni affiora e diventa più forte. “Ho compiuto dieci anni la settimana scorsa e la nonna mi ha telefonato. Mi ha detto che la sera ha guardato la luna e che ha pensato a me. Tanto la luna è la stessa in Sri Lanka e qua a Milano”, racconta Shanize, cresciuta con e dalla nonna fino a cinque anni e che ora vede un’estate sì e una no durante il mese d’agosto.

Nella didattica quotidiana, e non solo in occasione delle ricorrenze, facciamo posto anche ai nonni lontani, a quelli che lo sono a distanza, ai nonni intermittenti e con i quali si fatica ormai a parlare perché le parole comuni piano piano volano via. E facciamo spazio ai racconti e ai ricordi che i bambini hanno dei loro nonni che stanno al di là del mare.

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