Il potere delle chiacchiere

Per favorire lo sviluppo linguistico degli alunni neo-arrivati è importante creare occasioni di comunicazione spontanea e incoraggiare momenti di cooperazione

di Silvia Sordella24 febbraio 20203 minuti di lettura
Il potere delle chiacchiere | Giunti Scuola
Per favorire lo sviluppo delle competenze comunicative da parte degli alunni neo-arrivati è utile offrire il più possibile delle occasioni di scambio spontaneo tra pari. Il gioco libero rappresenta una buona occasione di socializzazione che può anche avvenire senza la comunicazione verbale o mediante l’uso di semplici formule linguistiche, come ad esempio “non vale” o “me ne dai un pezzo?”, che si costruiscono intorno al desiderio di comunicare.
Di fronte alla produzione spontanea dei bambini ancora distante dalla lingua obiettivo, l’insegnante potrà cogliere le opportune occasioni per offrire un feedback adeguato alle possibilità dell’apprendente di L2, mediante interventi di riformulazione oppure di correzione più esplicita: gestire i tempi e le modalità con cui intervenire è una questione di equilibrio tra favorire lo sviluppo linguistico e non interrompere la comunicazione.
 

Progettare i momenti cooperazione

 

Dati questi presupposti, non è certo in una classe troppo silenziosa che si possono superare le resistenze a esprimersi nella nuova lingua, e questo riguarda anche i momenti di lezione; non si tratta tuttavia di incentivare la confusione, perché sappiamo quanto essa possa disorientare e ostacolare una socializzazione costruttiva. La diffusione di modelli pedagogici che incoraggiano e regolano positivamente la cooperazione dimostra, d’altro canto, come una oculata progettazione delle attività didattiche moltiplichi i canali di diffusione del sapere : non solo dall’insegnante verso gli alunni ma anche da alunno ad alunno.

 

La lingua dei bambini

 

Riporto un episodio osservato tempo fa in una classe plurilingue, attraversata nel suo percorso da molti inserimenti di alunni non italofoni.
La maestra Laura aveva usato nel suo discorso la parola “energia”, ma vedeva che la bambina di origine indiana la guardava perplessa. Stava cercando le parole giuste per spiegarle quel concetto, che in effetti era difficile anche per gli altri alunni, quando una bambina alzò la mano:
– Maestra, posso tradurglielo io?
– Certo, ma in quale lingua?
– La nostra… Allora, Nisha, hai presente Goku quando fa così? – e imita il gesto del protagonista di un cartone animato seguito da entrambe.
– Onda e-ner-getica! – risponde Nisha, imitando Goku.
– Più o meno quella è l’energia – conclude soddisfatta Anna.
Potremmo dire che in certi casi “più o meno” è già tanto e che proprio la condivisione di un terreno comune può arrivare là dove le competenze linguistiche di per sé non sarebbero sufficienti . Certo, non sempre questo accade e non sempre funziona, ma vale la pena lasciare il giusto spazio alla comunicazione tra i bambini e soprattutto cogliere le occasioni quando si presentano.


Per saperne di più

 

- Tacconi, Chiara (2019), Star bene insieme: il cooperative learning, La Vita Scolastica .

- Cooperative Learning e Metodologie didattiche attive.

- Sordella, Silvia (2017), Italiano, lingua seconda e lingua di cooperazione. In: Ardissino, Erminia (a cura di), Insegnare e apprendere italiano nella scuola dell’infanzia e primaria , Mondadori Università, Milano, pp. 307-319

- Sordella, Silvia (2015), Cooperare in L2. Le conversazioni tra bambini italofoni e non italofoni in alcune situazioni di apprendimento cooperativo. In: Chini, Marina (a cura di), Il parlato in [italiano] L2: aspetti pragmatici e prosodici / [Italian] L2 Spoken Discourse: Pragmatic and Prosodic Aspects , Franco Angeli, Milano, pp. 279-297

 
 
 

Dove trovi questo contenuto

Potrebbero interessarti