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Vuoi aiutare tuo figlio a fare i compiti?

Spiegare a madri e padri come funziona la scuola italiana, far emergere le aspettative e le immagini reciproche, mostrare il metodo di letto-scrittura: tutto questo in forma mediata grazie alla traduzione dei genitori stranieri volontari. Di Laura Sidoti  

di Laura Sidoti28 gennaio 20196 minuti di lettura
Vuoi aiutare tuo figlio a fare i compiti? | Giunti Scuola

Come spiegare ai genitori dei bambini di prima in quale modo sostenere i propri figli nell’ apprendimento della letto-scrittura ? Noi insegnanti di italiano ci eravamo infatti resi conto che a casa alcune mamme e papà, animati da buone intenzioni, avevano finito per confondere i figli leggendo il grafema M come “emme”, e non semplicemente con il suo fonema “m”. Tutto ciò rendeva difficile il passaggio successivo, ossia la fusione con le vocali.

L’ipotesi di mostrare alle famiglie il metodo da noi seguito in classe e condividere con loro alcuni dei nostri “trucchi” ha così preso forma. Dopo la pausa natalizia, con l’aiuto delle mamme volontarie dello sportello di mutuo aiuto, abbiamo preparato e tradotto il messaggio in diverse lingue (spagnolo, arabo, singalese, bengalese, inglese, cinese). I rappresentanti di classe e le insegnanti hanno poi curato la diffusione cartacea e online, via chat, fra le famiglie della scuola.

Che cosa si aspetta la scuola

L’incontro si è tenuto pochi giorni fa e fra i partecipanti c’erano mamme e papà provenienti da tre continenti diversi , accomunati dalla curiosità di scoprire – almeno in parte - cosa accade durante le otto ore che i loro bambini trascorrono con noi. I genitori avevano alle spalle esperienze scolastiche assai diverse da quella che vivono i loro figli, e anche molto diverse fra loro, a causa delle differenti origini e provenienze.

Che cosa si aspetta la scuola italiana dai genitori? Siamo partiti da questa domanda perché è importante rendere esplicite alcune nostre aspettative nei confronti dei genitori e la convinzione che la riuscita dei bambini dipende anche dall’atteggiamento delle famiglie. In questi anni abbiamo più volte verificato fra le famiglie immigrate una modalità di relazione basata sulla delega: molti ritengono infatti che gli esperti in ambito educativo siano gli insegnanti e che sia dunque inopportuno interferire nella loro sfera di competenza. Per converso, capita spesso che gli insegnanti descrivano i genitori stranieri come poco attenti e indifferenti.

Evitando con cura termini difficili come “patto di corresponsabilità”, abbiamo provato a dissipare l’equivoco di fondo. Abbiamo spiegato nel modo più chiaro e semplice possibile come qui in Italia interessarsi a ciò che accade a scuola , monitorare il percorso scolastico dei figli e sostenerli quando necessario sia molto importante e apprezzato da parte degli insegnanti .

Una comunicazione facilitata dalla traduzione

Da insegnante so bene come possa capitare che la scuola pretenda troppo dai genitori, finendo per acuire le disparità fra bambini autoctoni, da un lato, e, dall’altro, neoarrivati o poco italofoni. O ancora, fra alunni che vivono condizioni di disagio socioeconomico e compagni che invece hanno alle spalle famiglie più solide e protettive. È un dovere di noi insegnanti riflettere seriamente sul tipo di lavori che assegniamo per casa , così da scongiurare il manifestarsi di un disagio e prevenire il fallimento scolastico. Iniziative come l’ incontro tematico su come sostenere i propri figli pur non parlando l’italiano sono appunto un tentativo di ridurre gli effetti dello svantaggio linguistico, culturale e socioeconomico.

Durante l’incontro, anche per facilitare il lavoro delle mamme volontarie impegnate nella traduzione simultanea, ho utilizzato una presentazione in PowerPoint molto grafica e poco verbale. Ho cercato lungamente immagini che da sole riuscissero a sollecitare le famiglie su alcuni punti:

  • Voi genitori siete i nostri migliori alleati . Molte mamme e papà italiani lo sanno e dunque sono come “martelli” con i propri figli, li monitorano e li incoraggiano/pungolano lungo tutto il percorso scolastico.
  • È importantissimo parlare molto con i bambini nella lingua in cui si è più sicuri (quella madre), coinvolgerli nei discorsi. Questo rafforza lo sviluppo del linguaggio con effetti positivi anche sull’acquisizione della seconda lingua (l’italiano).
  • Anche senza conoscere l’italiano, le immagini nei libri di testo o nelle letture dei bambini possono fornire uno spunto per comprendere ciò che i bambini studiano e leggono a scuola. È importante dimostrarsi interessati e controllare i progressi.
  • Il registro elettronico e le domande agli insegnanti sono due risorse preziose per conoscere quanto avviene a scuola, vanno sfruttate a fondo e con regolarità.
  • Il bilinguismo offre vantaggi linguistici e cognitivi, ecco perché è importante rafforzare la competenza nella lingua madre e valorizzarla.
  • L’uso delle tecnologie da parte dei bambini va limitato e monitorato; il movimento fisico è di fondamentale importanza per i piccoli.

Ecco il nostro metodo per la letto-scrittura

La seconda parte dell’incontro si è concentrata sull’ apprendimento della lettura e scrittura nella classe prima . Con dimostrazioni pratiche, abbiamo presentato i passaggi che hanno portato i bambini, con il passare dei mesi, a capire che ad ogni lettera corrisponde un suono. Grazie a brevi video girati in classe, le mamme e i papà presenti hanno potuto vedere i giochi che facciamo a lezione per consolidare l’acquisizione delle lettere, come ad esempio le parole composte con le “ lettere viventi ” (il corpo dei bambini) o il classico “ è arrivato un bastimento carico di… ”, al quale si può giocare in qualsiasi lingua, entrambi replicabili a casa. La lezione si è conclusa con la dimostrazione pratica, da parte di un sorridente papà del Bangladesh, di una sillaba composta con il corpo!

La presenza delle volontarie, mamme straniere residenti in Italia da molti anni e già italofone, e la modalità informale di conduzione dell’incontro hanno fatto sì che questi genitori, solitamente distanti, siano entrati a scuola e si siano sentiti più a loro agio nel contesto scolastico e nella comunicazione.

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