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Nessuno è un’isola: genitori “senior” accolgono e aiutano altri genitori

In una scuola come tante continua l’esperienza importante e preziosa dello sportello multilingue aperto e gestito dai genitori volontari di tanti Paesi. Cominciando dai giorni dell’accoglienza.

di Laura Sidoti29 settembre 20193 minuti di lettura
Nessuno è un’isola: genitori “senior” accolgono e aiutano altri genitori | Giunti Scuola
 
Genitori PEER è molte cose assieme: è una libera associazione di persone che si sono date delle regole e un obiettivo, è l’aula di intercultura della scuola messa a disposizione dei volontari per aiutare le famiglie neoarrivate in Italia, è una rete di rapporti fra persone. E come ogni realtà umana, anche il nostro esperimento “Genitori PEER” evolve nel tempo e i suoi componenti mutano.

 

Aiutare gli altri fa star bene anche noi stessi

Quando i figli crescono e lasciano la primaria, anche le famiglie salutano la nostra scuola. A giugno è stato così per alcuni dei nostri genitori volontari pionieri, i primi ad aver ribaltato il cliché che vuole lo straniero come genitore “bisognoso”. Senza di loro non saremmo qui. Per alcuni di loro non si tratta di un addio vero e proprio, perché i figli iniziano l’avventura nella scuola media parte del nostro istituto comprensivo. Altri invece si sono spostati in altre realtà scolastiche di zona. C’è anche chi, come la rumena Nicoleta, è ritornato nel proprio Paese di origine. O chi ha approfittato della fine di un ciclo scolastico per traslocare in un’altra parte della città, come la brasiliana Paula. Infine, c’è stato anche chi ha compiuto un passo ancora più radicale, come Mariagrazia, che si è traferita oltreoceano con la famiglia. Due mesi fa il saluto è stato accompagnato da sincere e reciproche parole d’affetto e da ringraziamenti. Sempre disponibili, gentili e propositivi, tutti i volontari “in congedo” hanno ribadito la loro intenzione di continuare ad aiutare i colleghi che restano sia con visite ad hoc, sia con traduzioni al volo, consigli, sostegno a distanza.

Si coglieva come l’aver aiutato gli altri li abbia arricchiti e resi felici.

 

Ai genitori delle prime: vi presentiamo la scuola

Uno degli indubbi successi di questa sperimentazione è stato l’aver avvicinato e unito su un piano di parità persone fra loro molto diverse, non solo per provenienza geografica. La mamma peruviana che lavora in team con il papà bengalese per aiutare una famiglia appena arrivata a compilare un modulo è la dimostrazione che uniti siamo più forti. Questi volontari hanno congiunto le proprie forze incoraggiando e ispirando altri, anche mamme e papà italiani, che nel tempo li hanno imitati e si sono impegnati per fare in modo che la nostra scuola fosse concretamente accessibile a tutti.

L’accoglienza riveste un’importanza straordinaria sia per i bambini sia per le famiglie. In questi primi giorni di scuola i bambini sono impegnati nella attività predisposte da noi insegnanti, e anche i volontari hanno preparato una lista, in tante lingue diverse, con informazioni utili ai genitori dei bambini delle classi prime. Ricordano bene lo spaesamento provato all’ingresso dei loro figli alla primaria: regole implicite della scuola, richieste e aspettative di noi insegnanti. Così hanno deciso di condividere le proprie risorse e conoscenze con chi è alla prima esperienza. Un paio di giorni fa una collega di quinta ci ha chiesto aiuto un caso un po’ particolare, analogo a uno affrontato e risolto con successo nell’anno scolastico passato grazie alla mediazione di un paio dei nostri volontari. E così ho ricontattato uno dei genitori in congedo, che si era occupata del problema, chiedendole se lunedì fosse disponibile a passare dallo sportello di mutuo aiuto per incontrare la famiglia neoarrivata in difficoltà. Ha accettato con entusiasmo. Non ricordo con esattezza le sue parole, ma mi hanno fatto venire in mente un’espressione inglese che rende bene l’idea dello spirito che anima questi genitori: “once a peer parent, always a peer parent”.

 

 

 

 
 
 
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